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Pino Danieleci ha lasciato da poche ore e non è facile restare indifferenti a quanto sta accadendo, alle polemiche di varia natura, alla straordinaria copertura mediatica, agli scivoloni che molti personaggi illustri compiono commentando a “modo loro”. Per chi come me vive la cosa da lontano appare chiaro un contrasto, quello tra chi erge Pino Daniele a simbolo assoluto di una città, Napoli, che si prepara per il lutto cittadino nel giorno scelto per le onoranze funebri, e un certo “mantenere le distanze” di tipo familiare, che però potrebbe voler dire molte cose. Il rischio è quello di trarre conclusioni sbagliate e quello che invece a me interessa e l’aspetto meramente musicale. Per quanto riguarda l’oggettività mi aggrappo ai miei amici musicisti napoletani, che alla prima occasione di incontro mi chiariranno le idee, anche se non mi sembra così importante. Un fatto è certo, ho casualmente visto in TV il concerto di Pino Daniele a Courmayeur, il 1 Gennaio, e dopo una manciata di giorni lui non è più tra noi: la sua vita era appesa ad un filo? L’intervento sanitario non è stato all’altezza? I familiari non hanno gestito al meglio la situazione? Poco importa ormai, ma certi cambi di rotta improvvisi, così eclatanti, dovrebbero forse insegnarci qualcosa sul come affrontare il quotidiano, qualunque sia il nostro ruolo nella società. Per evitare di cadere nella retorica e utilizzare una testimonianza concreta, riporto uno scritto che mi ha inviato Sergio Lombardi e che riguarda il mio amico Lino Vairetti, leader degli Osanna: il suo ricordo è di quelli importanti!
LINO VAIRETTI RICORDA PINO DANIELE
Nei primi anni 70 incontrai a Napoli Pino Daniele nel ristorante della piscina della Fiera d’Oltremare, al concerto del suo primo gruppo, i Batracomiomachia. Nel gruppo, che faceva un jazz-rock molto brillante, c’erano nomi poi divenuti importanti, come Enzo Avitabile, Rino Zurzolo, Paolo Raffone, Rosario Jermano e Pino Daniele, che era chitarrista ma non cantante. Il cantante era Enzo Ciervo, che aveva una grotta di tufo alla Sanità, presso... il cimitero delle Fontanelle, dove molti gruppi dell’avanguardia napoletana si sono formati o hanno provato: quella era la grotta della musica, un luogo magico. Tre musicisti dei Batracomiomachia fecero poi parte di Città Frontale sul disco El Tor. Subito dopo l’incontro alla Fiera dell’Oltremare Pino mi propose di ascoltare i suoi demo, così lo invitai a casa di mia madre, dove avevo installato uno dei pochi, se non l’unico, registratore multitraccia a Napoli. Pino si presentò con la chitarra e con Rosario Jermano ed eseguì per me i suoi brani, in pratica tutto il primo disco era già stato composto, salvo Napul’è e il brano Terra Mia. La mia reazione emotiva all’ascolto del materiale fu fortissima e ricordo di aver provato una tale emozione solo due altre volte nella vita: quando ascoltai per la prima volta i Genesis e quando Pietro Mennea stabilì il record del mondo dei 200 metri. Preso dai brividi, chiamai anche mia madre ad ascoltare Pino. Pino Daniele si insediò a casa mia ad affinare il suo materiale per sette mesi, registrando e confrontandosi con me. Appena possibile invitai Pino e Rosario Jermano a fare da supporter agli Osanna: il duo piacque molto al pubblico e ricordo in particolare due serate con ovazioni, al Teatro Augusteo di Salerno e al Castello Baronale di Acerra. In quel periodo avevo ottimi rapporti con la Fonit Cetra e proposi alla casa discografica di produrre il primo disco di Pino. Conservo ancora vari provini di Pino, compreso l’inedito A vecchia ca venne e castagne e molte foto, quasi tutte inedite. Mentre ero in trattative con la Fonit Cetra Pino era determinatissimo e smanioso di avere un contratto, così decise di farsi produrre da Claudio Poggi, mio collaboratore, e di firmare un contratto con EMI, registrando poi Terra Mia nello Studio Quattro Uno di Claudio Mattone, a via Nomentana a Roma. Nonostante questa scelta, i nostri rapporti restarono buoni, tanto che per i suoi primi 45 giri vennero usate due mie fotografie: per “Che calore” una foto di Pino nella mia terrazza, e per “Na tazzulella e cafè” una foto di Pino nel mio salone, mentre suona la mia chitarra a 12 corde degli Osanna. Di recente (dicembre 2013) Pino mi ha invitato con gli Osanna, a Napul'è-Tutta n'ata Storia, il suo grande spettacolo, dove abbiamo eseguito insieme “Il mare”.
E così, io e Pino siamo partiti con l’emozione e abbiamo chiuso con l’emozione di condividere il palco.
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