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Liquid Feedback sbarca a Servizio Pubblico: la democrazia liquida dai Pirati alla tv

Creato il 23 ottobre 2012 da Agnese Vardanega


Michele Santoro a Servizio PubblicoLiquid Feedback
(Lqfb; http://liquidfeedback.org) è una piattaforma di deliberazione online, che serve a valutare, emendare e votare proposte di vario genere, attraverso una complessa procedura di (quella che una volta si chiamava) votazione elettronica.

Si tratta di uno strumento di democrazia liquida, e non di democrazia diretta, in quanto — diversamente dalla democrazia diretta — prevede la delega, mentre — diversamente dai sistemi di democrazia rappresentativa — prevede la possibilità di ritirare la delega in qualunque momento. I voti e le decisioni dei delegati, inoltre, sono sempre pubblici, anche se il voto è generalmente segreto fino alla chiusura delle votazioni.

Sviluppata nel 2009 principalmente (ma non esclusivamente) ad uso dei Piraten tedeschi, la piattaforma ha una versione italiana efficiente dal luglio 2012, grazie anche al lavoro di alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle, il gruppo di Bergamo in particolare, che da questa estate è impegnato nel far conoscere gli aspetti tecnici e soprattutto le implicazioni teoriche ed organizzative di questa particolare modalità di deliberazione, supportando la sua adozione all’interno del movimento — immaginiamo, in vista delle politiche del 2013.

Parlo di deliberazione, anziché di “discussione”, in quanto Lqfb non si adatta tanto a discussioni libere e scarsamente strutturate come quelle ospitate dai forum, quanto.piuttosto alla definizione dei testi delle mozioni (o dei documenti ufficiali) da votare, al loro emendamento, ed infine alla votazione. Trattandosi di una procedura alquanto strutturata e laboriosa, il processo di deliberazione si accompagna spesso a discussioni un po’ più libere, svolte attraverso strumenti quali forum e mailing list.

Liquid Feedback è stato utilizzato in Italia nelle elezioni regionali siciliane di quest’anno per la definizione del programma del Movimento 5 Stelle e di Claudio Fava. I media nazionali, quasi sempre attratti dalle rocambolesche vicende interne ai partiti, aventi ad oggetto i partiti stessi, si sono in larga parte lasciati sfuggire questa interessante novità.

Sono sicura che la decisione — ieri ufficialmente annunciata — di utilizzare questa piattaforma nel programma di Santoro, Servizio Pubblico, susciterà un assai più vasto interesse, ed anche molte polemiche.

Alcune perplessità sull’operazione sono state già ampiamente espresse da Luca De Biase, che pure è uno degli esperti coinvolti nella realizzazione di questo progetto (qui l’elenco dei trenta esperti e influencers coinvolti).

Sbigottita a mia volta, ho chiesto (attraverso Facebook) un parere a Gianpietro Mazzoleni, ordinario di Comunicazione Politica presso l’Università Statale di Milano: «Giulia Innocenzi dichiara su Facebook “Lanceremo il Partito Liquido basato su Liquid Feedback aperto a tutti”: nuove forme di comunicazione politica o di intrattenimento partecipato?». «Se sarà un partito televisivo non sarà intrattenimento partecipato, ma comunicazione politica, anzi partitica, che abbiamo già conosciuto».

Partito o non partito, liquido o meno liquido, il progetto, se corrisponde a quanto presentato oggi su Wired.it e dunque immagino in conferenza stampa, presterà il fianco a molte facili polemiche, ma anche ad altrettanto facili manipolazioni:

La piattaforma sarà aperta a tutti da giovedì, giorno dell’esordio del programma, e  Wired mette a disposizione 50 inviti per iniziare a giocherellarci in questi giorni (basta lasciare la propria mail sotto nei commenti). Anche gli iscritti alla rete di donatori, quanti hanno versato una quota per sostenere il progetto televisivo di Santoro lo scorso anno, potranno accedere da subito.

Una tale apertura nasconde però rischi importanti, legati al mancato controllo degli accounts. Avvertiva ad esempio Carlo Brancati, vicepresidente del Partito Pirata svizzero, in una intervista al Corriere della Sera di qualche settimana fa:

Se un singolo concentra su di sé un certo numero di deleghe si rischia il take over, ossia una minoranza riuscirebbe a far passare le decisioni contro la volontà della maggioranza. Un pericolo che si corre soprattutto se gli iscritti non sono numerosi.

Si tratta, sia chiaro, di un pericolo mai del tutto eliminabile laddove esista la delega: chi non abbia tempo o non desideri partecipare troverà sempre più comodo delegare qualcun altro, e potrebbe alla fine darsi il caso che siano due o più  “minoranze organizzate” a restare sul campo, confrontandosi (o accordandosi) per prendere decisioni, ciascuna forte del suo “pacchetto” di voti. Succede così anche nelle riunioni di condominio.

Con Lqfb, però, è sufficiente agli aventi diritto (gli iscritti alla piattaforma) affacciarsi una volta a settimana, o anche una volta al mese, per riconsegnare al sistema la sua liquidità,ovvero controllare l’operato dei delegati, ed eventualmente ritirare la delega per ricominciare a votare in proprio o delegare qualcun altro.

Il sistema della delega nasconde piuttosto una insidia fondamentale, e cioè che l’amministratore del sistema — il proprietario del sito su cui viene installata la piattaforma, ad esempio — crei degli accounts falsi (vuoti) al solo scopo di farli delegare, facendo sì che alcuni votanti (ed alcuni voti) pesino sistematicamente più degl altri.

I Piraten a congresso

Congresso del Piratenpartei, dicembre 2011

I Pirati e il M5S fanno entrambi riferimento ad una rete “reale” di gruppi locali: anche se a livello nazionale o regionale non tutti i votanti si conoscono fra di loro, a livello dei singoli nuclei (ad esempio dei MeetUp), esistono o dovrebbero esistere delle liste certificate di appartenenti. Ma se la piattaforma sarà aperta a tutti — ad un pubblico di individui singoli, che non si conoscono fra di loro — chi garantirà la trasparenza delle operazioni di voto?

O invece verrà impedita la delega? In questo secondo caso, però, si instaurerà quella che i Pirati per primi hanno chiamato la dittatura degli Activerts (degli attivisti più estroversi), di coloro che hanno il tempo e la voglia di essere sempre collegati e partecipare a tutte le votazioni …

Benché sia presto per dirlo, il progetto di Santoro, oltretutto, è stato presentato come una specie di Isola dei Candidati Famosi:

Giulia Innocenzi … si confronterà con i principali leader politici italiani al fine di arrivare a definire il candidato “migliore” che sfiderà Mario Monti, attuale Presidente de Consiglio, nell’ultima trasmissione (potsdamer-platz)

Messa così, appare come una operazione di definitiva gamification (ed evaporazione) della partecipazione politica. E d’altra parte, tornando a citare De Biase «Se la metafora prendesse il sopravvento sulla realtà, se il conduttore della trasmissione si lasciasse andare a sostenere che il pubblico di Servizio Pubblico forma una sorta di partito con un suo programma e lo volesse imporre con una logica di parte orientata alla conquista del potere, perderebbe la funzione di organo di informazione. E verrebbe decodificato come un sistema di interessi». C’è da aspettarsi che, come che sia organizzata la piattaforma, in molti accuseranno Santoro esattamente di questo.

Ma non resta che aspettare giovedì, e/o richiedere gli inviti agli esperti coinvolti, sui loro blog.


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