Come liquido l'acqua prende la forma del recipiente che la contiene, come insegnavano alle scuole medie, perciò si muove.
Scorre, gocciola, fluisce, irrompe e rompe. Uccide. Se il contenitore che la ospita sono le nostre mani dopo un pò ci scappa via come quando laviamo il viso la mattina. L'acqua ci beffa, in continuazione e raramente ne siamo padroni.
Deve essere questo suo umore sfuggente alla base della nostra voglia di padroneggiarla, anche in fotografia.
Il mare si riesce a padroneggiare con la statistica.
Tu ti muovi? Io mi faccio imbrogliare da te guardandoti ad occhi sempre aperti (filtri ND400) in modo che il tuo andirivieni dica una bugia al sensore della mia macchina. Sei qui e non sei lì, non sei più qui, sei solo lì...e così via. E così via. Ti ammansisco. Tu mi imbrogli e tu muovi ma io ho la sensazione di essere il tuo padrone.
Il lago è relativamente più mansueto ma la tecnica è la stessa.
Anche se la sminuzziamo non riusciamo mai ad esserne padroni. Per fermare una goccia devo farla accomodare sul vetro.
O essere ancora più furbo ed ucciderla catturandola in un sol lampo.
L'acqua ci padroneggia anche se ci da la sensazione di padroneggiarla. Sarà che ci siamo nati dentro: come una mamma.