Lo Sburlon è un liquore a base di mele cotogne, tipico della pianura e della zona collinare del parmense.
Si riteneva che, bevuto a fine pasto, desse una sorta di “spinta”, facilitando la digestione; allungato con acqua era ritenuto un ottimo corroborante e defatigante. Lo sburlon è il frutto della macerazione e infusione alcolica della polpa della mela, precedentemente grattugiata o ridotta in poltiglia.
La polpa così trattata viene dapprima fatta macerare per circa cinque giorni al fine di estrarne tutti i succhi che vengono poi messi in infusione in alcol, assieme a vari aromi e allo zucchero, per un periodo non inferiore ai 30 giorni. Al termine avviene la filtrazione e l'imbottigliamento. Ne risulta un liquore a elevata gradazione alcolica, limpido e di colore fra il giallo e il nocciola. La sua preparazione è antica e la ricetta ha innumerevoli varianti.
Lo sburlon è sempre stato, assieme al nocino uno dei liquori popolari più diffusi. Fino a pochi decenni fa infatti, in molte case di campagna, sia in montagna che in pianura, c'era una pianta di Mela cotogna da cui si ricavava la marmellata e il liquore. In inverno viene consumato a temperatura ambiente mentre in estate è ottimo servido freddo.
La ricetta
Ingredienti
Mele cotogne, alcool, zucchero, scorza di limone.
Preparazione
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Tritare molto fini le mele cotogne, possibilmente con la macchina da salame elettrica (quella del norcino!!). Le mele possono essere utilizzate nella quantità desiderata.
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Lasciare le mele tritate in una pentola ben coperta per due giorni a fermentare.
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Dopo vanno schiacciate con lo schiacciapatate per farne uscire il "sugo".
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Dal peso del liquido così ottenuto viene aggiunta una quantità di alcool a piacere, zucchero in proporzione di metà dell'alcool utilizzato (e comunque non più di 6 etti, per non rendere il prodotto finito troppo liquoroso).
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Lasciare in infusione tre mesi ed infine filtrare.
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è una pianta della famiglia delle Rosaceae. È una delle più antiche piante da frutto conosciute: era coltivato già 4.000 anni fa dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro a Venere ed in epoca Romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio. Originario dell'Asia Minore e della zona del Caucaso, oggi è diffuso principalmente nell'area occidentale del Mediterraneo ed in Cina. Un tempo molto diffuso anche in Italia, dagli anni '60 ad oggi si è verificata una notevole contrazione della produzione. Si presenta come un piccolo albero deciduo, che può raggiungere i 5-8 m di altezza. Le foglie alternate, semplici, sono lunghe 6-11 cm, con margine intero, pubescenti. I fiori sono bianchi o rosa, con cinque petali. I frutti di colore giallo oro intenso, sono di dimensioni variabili, asimmetrici, maliformi o piriformi. I frutti venivano anche posti negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria. Le varietà con i frutti a forma di mela sonodette meli cotogni, mentre quelle con i frutti più allungati sono dette peri cotogni L'epicarpo (la parte esterna del frutto) è fittamente ricoperto di peluria che scompare a maturazione. La polpa è facilmente ossidabile, poco dolce ed astringente. La condizione di limitata dolcezza della polpa non significa assenza di zuccheri. Con la cottura la polpa assume una dolcezza intensa, e la liberazione di un profumo di miele. I semi sono poligonali, numerosi, spesso agglutinati tra loro da uno strato di mucillagine. Il frutto è usato per la preparazione di: marmellate, gelatine, mostarde, distillati e liquori. Nomi regionali Calabria
Cutugnàru Emilia Romagna
Pera Cutogna Lombardia
Pùm Cudògn Piemonte
Cùgn Sardegna
Melaghidonza ***