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Lirico, tolta l’inchiesta a Pilia

Creato il 05 gennaio 2016 da Nonzittitelarte

Il 31 dicembre la decisione a sorpresa del Procuratore Mura – Contestazione alla vigilia del pensionamento: «Il pm non ha fatto le indagini richieste»

La bomba che rischia di scatenare un putiferio nella Procura cagliaritana viene sganciata l’ultimo giorno dell’anno. La mattina del 31 dicembre il procuratore Mauro Mura, 74 anni, 48 di servizio in magistratura e pensionato dal giorno seguente, convoca nel suo ufficio al terzo piano del Tribunale il sostituto Giangiacomo Pilia e gli consegna un documento chiedendogli di leggerlo.

Il pm torna nel suo ufficio, sfoglia quelle poche pagine e scopre di che si tratta: il suo capo gli ha tolto l’inchiesta bis per abuso d’ufficio sul Teatro lirico che coinvolge il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. È la seconda (la prima, sulla nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente, è già a processo) e riguarda una presunta ostruzione messa in atto dal primo cittadino per ritardare l’insediamento di Mauro Meli il cui incarico di sovrintendente era stato deliberato dal vecchio consiglio d’amministrazione nel gennaio 2014 e ratificato con un contratto diversi mesi dopo. La stessa indagine vede iscritto nel registro degli indagati per una presunta diffamazione su Meli, legata a dichiarazioni rese in una conferenza stampa, l’ex procuratore aggiunto Mario Marchetti, nominato da Zedda quale componente prima del cda e poi del nuovo consiglio di indirizzo della Fondazione.

Lirico, tolta l’inchiesta a Pilia

All’ex pm è in qualche modo connessa la revoca dell’inchiesta: Mura imputa a Pilia di non aver ottemperato all’obbligo, derivante da una sua richiesta scritta, di svolgere approfondimenti su quanto segnalato in una memoria depositata lo scorso giugno da Marchetti, il quale riteneva infondati i 17 abusi d’ufficio contestati da Pilia al sindaco (per il quale era anche stata chiesta l’interdizione dalla carica di presidente della Fondazione, domanda poi respinta dal gip) e puntava il dito sui bilanci degli anni precedenti nell’ente. Questa presunta violazione ha spinto il Procuratore capo a revocare al suo sostituto la delega sull’indagine.
L’iniziativa ha suscitato l’immediata reazione di Pilia. Questi nega con decisione di non aver approfondito la vicenda. Con chi gli è più vicino ha parlato di un provvedimento di «gravità inaudita» ed è impegnato in queste ore nella stesura delle “osservazioni” scritte da consegnare al capo dell’ufficio, Gilberto Ganassi, procuratore facente funzioni in attesa che il Consiglio superiore della magistratura nomini il successore di Mura. Pilia, da anni nel pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione, ha già ribattuto a caldo sostenendo di aver fatto tutto ciò che doveva: acquisizione di atti, interrogatori (ha sentito nei mesi scorsi anche le ex sovrintendenti Marcella Crivellenti e Angela Spocci), l’affidamento a un commercialista di una consulenza (in corso) per valutare se quanto dichiarato da Marchetti sui bilanci precedenti alla gestione Crivellenti (buchi milionari) fosse corretto. Senza considerare che sull’inchiesta nessuna decisione (archiviazione o richiesta di giudizio) è stata ancora presa. Inoltre, Mura mai in precedenza avrebbe contestato carenze nell’indagine. Argomentazioni che presumibilmente faranno parte delle osservazioni che Pilia dovrà depositare entro dieci giorni. A quel punto Ganassi valuterà se andare avanti.
Facile ipotizzare che tutto finirà davanti al Csm, perché un’iniziativa simile entrerà a far parte del fascicolo personale di Pilia e, non essendo positiva, influenzerà negativamente la sua carriera. Ma in queste “repliche” potrebbero trovare posto anche altri argomenti. Su tutti, la testimonianza dello stesso Marchetti nell’ultima udienza del processo contro Zedda e la seconda memoria difensiva presentata dall’ex procuratore aggiunto pochi giorni fa riguardante la seconda inchiesta. Nel primo caso l’ex pm, testimone a difesa per il primo cittadino, aveva attaccato il pm Pilia il quale, pur accusandolo di diffamazione, avrebbe svolto «indagini illegittime» nei suoi confronti per un reato, «l’abuso d’ufficio», non contestatogli ufficialmente; nel secondo, in 130 pagine difende se stesso e il sindaco e indica i presunti errori commessi da polizia giudiziaria, pubblico ministero, consulenti e testimoni d’accusa.
Pochi giorni dopo il procuratore ha deciso di revocare l’indagine. L’impressione che la (brutta) vicenda sia solo all’inizio.
Andrea Manunza

FONTE: L’Unione Sarda

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