Avete presente quella pubblicità di divani che ormai da anni ogni settimana annuncia gli ultimi giorni di eccezionali saldi e sconti? Be' a me ricorda quanto succede da troppo tempo anche con la Sinistra radicale e di Alternativa: ultimativi appelli accompagnati dal grido di dolore del “non c'è più tempo” che si ripetono a intervalli regolari e partoriscono ogni volta solo il topolino di accrocchi elettorali last minuti destinati inesorabilmente al fallimento. E' evidente da molto e molto tempo che in Italia è necessario per la Sinistra la riorganizzazione, il rinnovamento, l'identificazione di una missione aderente ai tempi attuali e non serve essere dei fini analisti politici per capirlo. Basta il buon senso e soprattutto la fedeltà a quegli ideali di uguaglianza, di solidarietà, di liberazione dal bisogno, di difesa dei più deboli che definiscono l'essere di Sinistra. Ce l'hanno detto a chiare lettere il tradimento delle promesse progressiste del centrosinistra ulivista, il flop dell'Arcobaleno (stritolato oltre che dal voto utile e dalla vocazione maggioritaria di Veltroni dall'onta di aver dimostrato l'assoluta incapacità da parte di Verdi e Rifondazione di portare a casa un qualche pur minimo risultato a favore dei ceti popolari), la progressiva e inarrestabile migrazione del Partito Democratico verso i lidi liberisti, riconoscibile già durante le fibrillazioni finiane nell'ultimo periodo del governo berlusconi, resa manifesta nell'appoggio al massacro sociale del governo Monti e nella rielezione di Napolitano, divenuta intollerabilmente vergognosa con il Renzusconi. Ce l'hanno detto i ceti popolari che non votano più a Sinistra ma Grillo o la Lega oppure si astengono. Ce l'ha detto infine il fallimento elettorale di Rivoluzione Civile così come era miseramente fallito il tentativo di ALBA di costruire un “soggetto politico nuovo”. L'Altra Europa con Tsipras poteva e doveva essere l'avvio di un nuovo percorso di ricostruzione della Sinistra anche grazie alla suggestione della straordinaria esperienza greca di Siryza. Il risultato alle elezioni europee ed il superamento, dopo tanti anni, del quorum - bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista - era in ogni caso un punto fermo dal quale poter ripartire.
Ora qualcuno ci spieghi perché, in un'Italia che brucia, si sono fatti passare otto mesi dalle elezioni europee senza fare nulla. E perché l'assemblea di Bologna del 17 e 18 gennaio che era annunciata come il passaggio decisivo per la costruzione del nuovo soggetto politico non ha prodotto che un nuovo rinvio fino a marzo. Per di più senza nemmeno un comunicato, un resoconto sintetico di ciò che è stato deciso (ammesso che chi partecipava a quell'assemblea avesse titolo per decidere per tutti). Sento ancora parlare di appelli all'iniziativa dal basso, al lavoro nei territori, all'impegno dei comitati locali. Lo confesso: quando in un progetto politico questi vengono presentati come gli argomenti dominanti metterei metaforicamente mano alla pistola. Non perché questi non siano presupposti e premesse sacrosante ed indispensabili ma perché in assenza di un disegno complessivo, esplicito ed efficace, parlarne è solo fuffa e truffa intellettuale. Non c'è partito che sia storicamente nato “dal basso”. Tutte le esperienze politiche sono sorte dalla capacità di ristrette élite di interpretare e rappresentare i bisogni, gli ideali e i sentimenti delle masse. Proprio perché la Sinistra italiana ha individuato in Podemos e Siryza i modelli da imitare per la loro capacità di uscire dal minoritarismo e dall'ininfluenza bisogna ancora una volta sottolinearne quelle che sono le caratteristiche che li contraddistinguono: il riformismo radicale dei propri contenuti programmatici, la netta cesura verso quei partiti responsabili dell'accettazione della subalternità ai diktat dell'Unione Europea e della Troika, l'organizzazione di una base militante derivante da un movimento spontaneo di massa per Podemos o dalla federazione di tanti piccoli soggetti per Syriza, la presenza concreta e visibile nel tessuto sociale attraverso l'originale organizzazione di un welfare mutualistico e solidale, una strategia di comunicazione popolare, la direzione politica affidata a personaggi non compromessi e dunque, almeno potenzialmente, credibili e a leader mediaticamente efficaci. Di tutto questo non vi è traccia significativa in tutta la Sinistra Italiana: né nella lista Tsipras (e nei soggetti che vi hanno dato vita) né negli altri piccoli tentativi di aggregazione della Sinistra. Non ci sono quegli slanci di generosità e di coraggio che la situazione del nostro Paese imporrebbe, non c'è l'attivazione di un processo realmente aperto e democratico in grado di suscitare speranze ed entusiasmo nel popolo della Sinistra e coinvolgere un'ampia pluralità di soggetti quale sarebbe rappresentato dall'elezione di una Costituente. Ora siccome non sono così presuntuoso e velleitario dal credere di capire e vedere cose che navigati dirigenti politici e raffinati intellettuali non riescono a capire e vedere (ed infatti quei temi e quegli argomenti sono assolutamente presenti nei loro discorsi e nelle loro dichiarazioni) la conclusione da trarre è un'altra. E cioè che ancora una volta ciò a cui si punta è un meschino accordicchio tra (alcuni) ceti politici (partitici e non partitici) che vogliono continuare a controllare, per vanità ed interesse personale, il “giocattolo”anche a costo di dover portare il pallone, per poter giocare, in qualche spelacchiato campetto di periferia. Così si spiega l'ulteriore rinvio di due mesi nell'avvio della costruzione del nuovo soggetto politico unitario della Sinistra che serve a dare il tempo di entrare nella partita ai dissidenti piddini e, conseguemente, a Vendola. E' pensabile che un soggetto politico così costituito possa diventare un'Alternativa politica di massa, possa proporre cose realmente diverse da quelle realizzate dalle vecchie maggioranze di centrosinistra e riconquistare i voti dei ceti popolari che oggi scelgono l'astensione, i 5 Stelle o addirittura le destre? Si può essere credibili se si denunciano le politiche di Renzi quando si è stati fino a ieri nel suo partito e con il suo partito ancora oggi si continua a governare nelle giunte locali? L'obiettivo appare esclusivamente raggiungere quella soglia minima elettorale (l'Italicum imporrebbe uno sbarramento “solo” del 3 per cento) che consenta a quel ceto politico di mantenere visibilità, quote di finanziamento pubblico, qualche poltrona in Parlamento e negli enti locali, magari la possibilità di risultare determinanti, pur in una posizione largamente minoritaria, per la formazione del governo nazionale. Come ha scritto Fulvia Bandoli come si può credere che quei dirigenti politici che sono passati in questi anni attraverso tutti i fallimenti e tutte le sconfitte possibili possano ora diventare i protagonisti del riscatto e della rinascita della Sinistra? Spero di sbagliarmi ma vedo ormai il percorso attivato con l'Altra Europa per Tsipras inesorabilmente perso e prigioniero in un tunnel senza via di uscita.
Aspettiamo il prossimo treno, possibilmente non tra dieci o vent'anni.