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Listen to the rain

Da Andrea Venturotti
LISTEN TO THE RAIN
É notte fonda, ma io sono sveglia. Osservo la stanza fugacemente illuminata dai lampi che si susseguono in maniera incontrollata. I tuoni appaiono ancora lontani, ma l’energia accumulata con il caldo di queste settimane arriva giá fino a qui. Dalla finestra aperta entra una leggera brezza fresca che mi accarezza le gambe, un venticello delicato che quest’estate ancora non si era sentito. Il temporale si avvicina rapidamente. Cerco di capire da dove arriva, per valutare se potrebbe fare danni o no. Quando arriva da Ovest é sempre disastroso, violento: piove a dirotto per ore, sdradica alberi, il vento sposta qualsiasi tipo di oggetto, a volte anche le automobili. Questa volta peró viene da Nord, dalle montagne. É un temporale con i fiocchi, ma tipico montano: arriva all’improvviso e in maniera altrettanto inaspettata se ne va. image Nel frattempo ha iniziato a piovere. Finalmente, penso io. L’erba dei prati é ormai gialla per la carenza d’acqua e ricoperta di foglie secche, come in autunno. Il fiume é quasi completamente prosciugato. Mi domando che fine abbiano fatto i pesci che lo abitavano. Questa pioggia é provvidenziale, sembra la risposta ad una danza tribale. Iniziano a scendere piccole gocce, mentre i lampi si intensificano. Chiudo gli occhi per ascoltare il rumore della pioggia. Cade debolmente, immagino poche lacrime rapite dalla loro nuvola troppo presto. Man mano che si avvicinano i tuoni, anche la pioggia aumenta. Le gocce sono di piú, ora, cadono forti, implacabili. Sembrano enormi. Il tic tic regolare di poco prima sulla tapparella diventa simile al rumore degli zoccoli di un cavallo al galoppo. Stesso ritmo, stessa forza. Resto sveglia ancora un po’ per ascoltare l’acqua che ora cade scrosciante. Mi ricorda l’acquazzone da cui sono stata sorpresa durante il mio ultimo viaggio. Una pioggia fitta, ma non così densa da impedire alla terra di nutrirsi. Una vera benedizione dal cielo. Continua per quasi un’ora, mentre tuoni e lampi ricominciano ad allontanarsi e la pioggia diminuisce di intensità. Se chiudo gli occhi e mi concentro, riesco a percepire non solo il rumore sordo delle gocce che cadono sulla tapparella, ma anche quello dolce della pioggia sui rami del pino e quello forte e rinvigorente sull’erba di quel giardino dove, da piccola, camminavo a piedi nudi. Mi torna alla mente una canzone che ascoltavo da ragazzina, soprattutto quando pioveva e fissavo il paesaggio fuori dalla finestra. Iniziava con voci che sussurravano la parola “listen”, per poi intonare una sorta di canto religioso, corale, accompagnato da un pianoforte. Assieme, formavano un suono dolce, rilassante. Sapeva di nostalgia. “Listen to each drop of rain, whispering secrets in rain, frantically searching for someone to hear that story be more than it hides. Please don’t let go. Can’t we stay for a while? It’s just to hard to say goodbye. Listen to the rain weeping.” Ascoltavo e guardavo oltre il vetro quel mondo che pareva trasformarsi. L’erba sembrava diventare improvvisamente più verde, mentre gli alberi spalancavano i loro rami, abbracciando il cielo con le sue nubi. Non avevo un computer o un cellulare che potessero distrarmi dallo studio. Avevo solo una finestra che si affacciava sul cortile e la pioggia incessante che rigava il vetro, mentre donava la vita. Erano momenti speciali, che percepivo come miei, sanciti da una canzone che aveva in sé qualcosa di sacro. Momenti come questo, ora, in cui perdersi ad ascoltare. “I stand alone in the storm. Suddenly sweet words take hold. Hurry they stay for you haven’t much time. Open your eyes to the love around you. You may feel you’re alone, but I’m here still with you. You can do what you dream, just remember to listen to the rain.” Chiara
Archiviato in:Uncategorized Tagged: acqua, canzone, Musica, natura, parole, pioggia, tempo, temporale

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