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Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)

Creato il 26 agosto 2013 da La Stamberga Dei Lettori
Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)261. La vergogna Salman Rushdie (1983)
Omar Khayyam Shakil, "figlio di tre madri", è l'eroe della straordinaria vicenda narrata in La vergogna. Teatro dell'azione è il Pakistan - storico e attuale, fantastico e mitico - straziato dalle lotte intestine esplose in seguito alla sua secessione dall'India. Accanto ad Omar, due sanguinari "fratelli" si contendono il potere, senza esclusione di colpi. Ed è intorno a questi tre personaggi, dai destini indissolubilmente intrecciati, che si muovono generali e sicari, banditi e briganti, splendide donne e misteriosi vagabondi: tutti trascinati da esaltazioni mistiche, appetiti della carne, insaziabile sete di dominio. Il risultato, in una ridda di cospirazioni, delitti e colpi di scena, è una sontuosa e indimenticabile farsa "nera", di sapore quasi shakespeariano. Facendo proprie le grandi narrazioni orali dell'Oriente Salman Rushdie ci racconta la "vergogna" di un Paese che affonda nel mare di una violenza accumulata in millenni di miseria e di rivolte. Ma a queste contrappone - e la sua voce di autore risuona precisa nel libro - la passione e il credo di un uomo profondamente partecipe della storia della sua gente e del suo tempo.
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)262. In nessun modo ancoraSamuel Beckett (1983)
In "Mal visto mal detto" ("Ill Seen Ill Said") una donna in nero attende la morte in un casotto nel mezzo di una pietraia. "Compagnia" ("Company") è un passo in avanti nell'esplorazione dell'inesplorabile, l'odissea di un autore negli abissi dell'immaginazione creatrice. In "Peggio tutta" ("Worstward Ho") una voce misteriosa parla della fine e della continuità che sta nella fine. Nella seconda sezione il volume raccoglie con il titolo redazionale (ma beckettiano) di "Sussulti" altri tre testi coevi: "Né l'uno nè l'altro", "Fremiti fermi" e "Qual è la parola", l'ultima opera di Samuel Beckett. Anche questi sono testi fatti di bisbigli mormorati: l'ultima frontiera della letteratura, tenebre che Beckett, come sempre, illumina con austera ilarità. La vera conclusione è nell'ultima frase di "Fremiti fermi": "Non importa come non importa dove. Il tempo e il dolore e il cosiddetto sé, tutto alla fine".

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263. Marionette del destino – William Trevor(1983)
Irlanda, 1920 circa. La rivolta contro il dominio britannico infiamma l'isola e i conflitti sono sempre più drammatici.Anche per i Quinton - benestanti e da sempre in buoni rapporti con gli inglesi - arriva il momento di dare un concreto appoggio alla causa di Michael Collins. Questo li porta alla rovina: la loro bella casa viene bruciata, alcuni di loro muoiono; altri, sopravvissuti, porteranno a lungo i segni della tragedia. Fra questi il giovane Willie, che assiste inerme al dramma collettivo e che dovrà convivere per sempre con le ombre del passato.Solo la luce di un amore intenso quanto impervio sembra poter rischiarare la sua vita già segnata. Racconto corale, affresco storico, educazione sentimentale: Marionette del destino sa conferire alla parola romanzo il suo significato più profondo e completo.
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)264. Dissolvenza in neroElmore Leonard (1983)L'ex agente segreto Joseph LaBrava aveva programmato con cura ogni minimo dettaglio del suo futuro: South Miami Beach, una vita finalmente senza problemi alloggiato in un vecchio hotel tranquillo e, soprattutto, una nuova professione, il fotografo. Ma poi incontra Jean Shaw, una famosa attrice degli anni Cinquanta, suo idolo giovanile. È ancora bella e seducente: il tipo di donna che scatena le più accese fantasie... Per LaBrava è come un viaggio premio in Paradiso, che però si trasforma in una pericolosa odissea nei meandri oscuri della città, in un sottobosco variopinto e sfuggente. Strani vincoli, infatti, legano l'affascinante Jean a due loschi individui: un bellimbusto dai modi alquanto sbrigativi e un focoso cubano con la passione per la danza e per le pistole Magnum. Ben presto lo sfondo sfuma dal rosa al nero, obbligando LaBrava, suo malgrado, ad assumere di nuovo il ruolo del duro, a ritornare alle maniere forti, aiutato però da un impagabile strumento, la macchina fotografica, contributo essenziale per le sue indagini. Viene così coinvolto in un complicato imbroglio di denaro, mafia e armi che si dipana fra mille peripezie e agguati mozzafiato, fino a concludersi in un esplosivo e singolare colpo di scena. Brillante, avvincente e straordinariamente carico di suspense, Dissolvenza in nero ha vinto l'Edgar Allan Poe Award, il più prestigioso premio americano per la giallistica.
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)265. Il paese dell'acquaGraham Swift (1983)[Non mi è stato possibile trovare la sinossi italiana del romanzo, pubblicato da Garzanti nel 1986. Tom Crick, cinquantadue anni, insegna storia in un liceo di Greenwich, è sposato con Mary, nessun figlio. La scuola dove Tom insegna orienta gli studenti verso la scienza, e il preside, un fisico, ha poca simpatia verso la materia che Tom insegna, e quando il professore cambia approccio verso gli studenti cerca di spingerlo a ritirarsi precocemente per chiudere il dipartimento di storia e inglobarlo nell'area di Studi Generali. Quando la moglie di Tom viene arrestata per aver rapito un bambino, Tom è costretto a rassegnare le dimissioni, ma prima racconta una lunga storia ai suoi studenti...]
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)266. La vita e il tempo di Michael K – J.M. Coetzee (1983)In un Sudafrica sconvolto dalla guerra civile, un uomo, dal labbro leporino e lento di mente, insieme alla vecchia madre si unisce alla folla dei disperati in fuga verso le campagne, nel tentativo di raggiungere la terra d'origine: la fattoria dove la madre ricorda vagamente di esser nata. Ma il viaggio, almeno per Anna K, termina presto, tra le pareti di un ospedale. E per l'uomo non resta che continuare a cercare da solo quell'angolo di terra desiderato. Salvo poi però rendersi conto che neanche quel posto è stato risparmiato dalla ferocia della guerra
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)267. Il diario di Jane Somers – Doris Lessing (1983)In questo romanzo, che cattura il lettore con lo stesso acre incantamento da cui sono irretiti i personaggi narrati, protagonista e narratrice in prima persona è Janna (piccola variante di "Jane", lo pseudonimo scelto dall'autrice). Janna, donna bella ed elegante di quarantanove anni, caporedattrice di una rivista a larga diffusione, ha alle spalle un solido successo professionale costruito con efficienza e levigata crudeltà, conquistato a prezzo di rinunce nella vita privata. Ha reagito alla perdita di due persone che amava, il marito e la madre, accentuando il proprio self-control e il piglio manageriale che costituiscono il suo fascino. Con vari uomini ha avuto legami brevi e distratti. Non trascura l'aspetto esteriore, sempre perfetto secondo l'ora e l'occasione.Un giorno, in una farmacia, Janna conosce una piccola e vecchia signora, Maudie Fowler. Comincia un'amicizia incredibilmente stretta, un legame quasi simbiotico. Janna prende a condividere e ad amministrare le manie, le fissazioni, le incallite abitudini di Maudie, i suoi malanni senili, e viene a contatto con un mondo disordinato e per lei dolorosamente affascinante, scoprendo una serie di possibili e insospettate trame esistenziali. Quando Maudie, dopo lunghi mesi di malattia, muore, Janna ha un moto di rivolta. Sa che d'ora in poi vivranno in lei due persone, e forse molte persone, germi inattuati di esistenze mai vissute.L'avventura verso imprevedibili terre sconosciute, una tensione da racconto cavalleresco trasposto nel grigio ambiente della metropoli, un segno di microscopica tragedia alla maniera antica fanno la singolarità di questo romanzo strano e bellissimo, dalla perfetta misura stilistica.
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261 - 280)268. La pianista – Elfriede Jelinek (1983)Tragico, comico, humour nero: sono questi i registri con cui il Premio Nobel Elfriede Jelinek scrive il suo piú importante romanzo. La ricerca spasmodica e frustrante della vita e di un'identità sessuale, fra autolesionismo e voyeurismo, spingono Erika Kohut, una quarantenne insegnante di pianoforte, negli squallidi peep-show della periferia viennese, nei cinema a luci rosse o tra le siepi del Prater, prima di rientrare a casa, sotto le lenzuola del letto che divide con la tirannica madre. Al centro della narrazione il tormentatissimo rapporto di forza tra le due donne che trasformerà in catastrofe sadomasochistica il tentativo di Erika di legarsi al suo allievo Walter Klemmer. Con un linguaggio tagliente e impietoso, e una scrittura coraggiosa animata da un vortice di metafore, l'autrice non risparmia nulla, né l'amore materno e le sue vane ambizioni, né il genere pornografico, che manipola e smaschera, né i miti musical-culturali di Vienna, né le ipocrisie e le false certezze della sua borghesia istruita e stupida.

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269. La sofferenza del Belgio – Hugo Claus (1983)

Fiandre, 1939. Sui dieci anni di Louis Seynaeve grava, opprimente e ambigua, l'ombra di un mondo retrivo e conformista. Per sfuggire alla bigotta realtà del collegio di suore in cui è confinato, Louis lascia briglia sciolta alla sua torbida e visionaria fantasia. Costretto dagli eventi a lasciare la scuola per tornare all'angusto paese natale, si ritrova immerso nell'ipocrisia piccolo-borghese della famiglia, con i tanti zii e zie, un padre sbruffone che sembra accogliere con pavido entusiasmo l'occupazione nazista e una madre che pare felice di lavorare - e divertirsi - con i tedeschi. Mosso più dalla ricerca di un'identità che da fondate convinzioni politiche, Louis si iscrive alla Gioventù nazista delle Fiandre. Gradualmente, esposto agli orrori della guerra e alle contraddizioni della pace, alle ambivalenti reazioni di chi resiste e di chi collabora, il ragazzo ormai cresciuto impara a guardare la realtà, a dare voce agli eccentrici e variopinti personaggi che lo circondano, a interpretare l'eccezionalità del momento storico in cui si trova a vivere il suo paese, a tratteggiare con spietata lucidità il carattere grottesco di eventi e personaggi. "La sofferenza del Belgio" offre un vivido ritratto della periferica Fiandra, nel momento tragico dell'occupazione nazista e della guerra, che vede trionfare la corruzione morale, l'ambiguità politica, l'inconsistenza dei suoi valori umani.
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270. Se non ora, quando?Primo Levi (1982)
Gli ebrei che combatterono contro il nazifascismo in tutta Europa furono centinaia di migliaia. In questo romanzo Primo Levi racconta le avventure drammatiche e vere di quei partigiani ebrei polacchi e russi che resero colpo su colpo a chi tentò di sterminarli. Dalle foreste della Russia Bianca attraverso incontri, separazioni, battaglie, stretti da vincoli fraterni e da passioni contrastate, i protagonisti di questa interminabile epopea percorrono la Polonia e la Germania, e raggiungono tra molte peripezie le vie della vecchia Milano. Venato di comicità sottile e mai incline a compiaciute descrizioni, Se non ora, quando?, il primo, vero romanzo dell'autore di Se questo è un uomo, si è imposto al grande pubblico, vincendo, quando uscì nel 1982, il Premio Campiello e il Premio Viareggio.

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271. Un giovane americano – Edmund White (1982)

Primo volume della acclamata tetralogia parzialmente autobiografica di Edmund White, racconta la formazione di un adolescente negli Stati Uniti ingenui e moralisti degli anni Cinquanta. Il terrore degli altri, il senso di solitudine, il desiderio di appartenere al gruppo e di diventare popolare, l'indifferenza del padre, l'eccessivo attaccamento della madre, lo sforzo di capire se stesso. Sono questi i dolori, le angosce e le aspirazioni che il giovane protagonista fronteggia, immergendosi nell'arte e nell'immaginazione. Universi che considera più decifrabili e abitabili, ma che non riescono a esentarlo dalla vita. Questa, infatti, incombe nella forma del desiderio per gli uomini, costringendolo a combattere senso di colpa e vergogna, per arrivare, infine, a una più piena consapevolezza di sé. [La nostra recensione]
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272. Il colore viola Alice Walker (1982)
Violentata dall'uomo che credeva essere suo padre, privata dei due figli, sposata a un uomo che odia, Celie, una giovane donna di colore, viene separata anche dall'amata sorella Nattie, che finirà missionaria in Africa. Per trent'anni Nettie scriverà a Celie lettere che questa non riceverà mai, mentre Celie, oppressa dalla vergogna della sua condizione, riesce a scrivere solo a Dio. Sarà l'amante del marito, una affascinante cantante di blues, a cambiare il colore della sua vita, insegnandole a ridere, giocare, amare.(
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273. Il nipote di Wittgenstein – Thomas Bernhard (1982)
Paul Wittgenstein, nipote del filosofo «il cui Tractatus logico-philosophicus è ben noto in tutto il mondo scientifico e più ancora in tutto il mondo pseudoscientifico», fu per lunghi anni amico di Thomas Bernhard. Uomo sensibilissimo, inadatto al mondo, nutrito da una passione «esclusiva e spietata» per la musica, ma anche per l’automobilismo, dissipò con furia la sua fortuna sino a ridursi «per la maggior parte della sua vita» all’indigenza. «Partorito come un malato mentale», convisse con questa malattia «fino alla morte con la massima naturalezza, così come gli altri vivono senza una simile malattia mentale». Usava dire a Bernhard: «Duecento amici verranno al mio funerale e tu dovrai tenere un discorso sulla mia tomba». Quando Paul Wittgenstein morì, solo otto o nove persone andarono al suo funerale. In quel momento, Bernhard era a Creta. Ma, in certo modo, questo libro ha preso il posto di quel discorso che non venne mai pronunciato. Bernhard vi ha disegnato un ritratto delicato e terribile, spesso increspato da una selvaggia comicità. E insieme ha ritratto se stesso, come in un ulteriore frammento della sua autobiografia, sullo sfondo della Vienna inconsistente e ciarliera dei nostri anni. Agli estremi opposti dell’inermità e della forza, sussiste infatti una corrispondenza fra il narratore Bernhard e il suo amico, per lo meno nella «insana ferocia» nei confronti di se stessi «e di tutto». Corrispondenza che qui Bernhard spinge, come sempre, alle ultime conseguenze: «L’unica differenza tra Paul e me è che Paul si è lasciato completamente dominare dalla sua pazzia, si è calato, se così si può dire, nella sua pazzia e io invece no, io non mi sono mai lasciato dominare completamente dalla mia pazzia, peraltro non meno grande della sua; per tutta la vita io ho sfruttato la mia pazzia, l’ho dominata, al contrario di Paul che non ha mai dominato la sua pazzia io la mia pazzia l’ho sempre dominata e può darsi che proprio per questo motivo la mia pazzia sia perfino più pazza di quella di Paul». Il nipote di Wittgenstein è stato pubblicato nel 1982.
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274. Un pallido orizzonte di colline Kazuo Ishiguro (1982)
Viene il momento per Etsuko, una vedova giapponese che vive in Inghilterra, di levare lo sguardo dal presente, doloroso e sofferto, per cercare in un altrove lontano un senso e una ragione. Ossessionata dal suicidio della figlia, Etsuko spinge il pensiero a Nagasaki subito dopo la guerra dove maturava la sua gravidanza. Etsuko ricompone la storia parallela di Sachiko e della sua tormentata bambina. Sachiko aspetta un amore che non arriverà mai, mentre sua figlia affonda nell'angoscia dei ricordi.
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275. La lista di Schindler – Thomas Keneally (1982)Che cosa significava finire nella "lista di Schindler"? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Resta però un mistero il motivo che lo spinse a intrprendere quella sua personale lotta al nazismo. [La nostra recensione]
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276. La casa degli spiritiIsabel Allende (1982)L'amore, la magia, il mistero, i sogni si intrecciano alle violenze e agli orrori della guerra cilena che portò alla ascesa di Pinochet in questo splendido romanzo di Isabel Allende. Alle "Tre Marie", splendida tenuta di proprietà di Esteban Trueba, si intrecciano le passioni dei diversi protagonisti: Clara, la moglie del proprietario, trascorre una vita avvolta nei ricordi; Fèrula, sorella di Esteban, dedica la sua vita agli altri; Blanca è innamorata di un servo del padre, Pedro, che avrà parte nella guerriglia della rivoluzione; Alba, la nipote, dovrà invece affrontare la dittatura mentre Esteban scoprirà, proprio a causa dei tragici eventi politici del suo paese, di amare innanzitutto la sua famiglia. [La nostra recensione]
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277. La lettera di Newton: un interludio – John Banville (1982)
Uno scrittore, impegnato da anni nella stesura di una biografia di Isaac Newton o, piuttosto, nell’analisi di quella crisi esistenziale che precedette il suo sofferto addio alla scienza, è in cerca della necessaria concentrazione per terminare il suo libro. Con questo intento prende in affitto la foresteria della casa di campagna di un’antica famiglia decaduta. Ma a distrarlo dal lavoro che fino ad allora aveva dato senso alla sua vita è la presenza di due donne destinate a incarnare facce diverse dell’amore. La sensuale Ottilia, disposta a concedersi anima e corpo, e l’aggraziata Carlotta, una bruna dall’eleganza dimessa, sempre assorta in qualche recondito rovello, sono per l’ospite della foresteria un mistero che a poco a poco offusca ogni altro pensiero. Il suo rapporto con le due donne dà vita a un intreccio di relazioni, complesse quanto quelle delle Affinità elettive di Goethe, ma in questo caso spesso basate su un equivoco. Complici una campagna illuminata da una luce pittorica e un’atmosfera fuori dal tempo, lo scrittore finirà per vedere l’arcano laddove vi è solo la più banale delle realtà: «Non stavo inseguendo qualcosa di esotico, ma l’ordinario, il più strano e il più sfuggente tra gli enigmi».
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278. Sulla collina neraBruce Chatwin (1982)
La lunga vita di due gemelli identici, chiusa in un cerchio magico con un raggio di poche miglia, intorno a una fattoria del Galles. Un romanzo che ha il respiro del tempo.


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279. Cemento – Thomas Bernhard (1982)
Per scrivere il suo studio su Mendelssohn Bartholdy, il narratore, Rudolf, ha bisogno di essere a casa propria, in campagna. Ha dunque atteso con impazienza la partenza della sorella, venuta a trascorrere qualche giorno con lui. Ma non era stato forse lui a invitarla, proprio perché non riusciva a mettersi al lavoro? Così, dopo la sua partenza, Rudolf non riesce ugualmente a scrivere. Avverte dovunque la presenza invadente di lei, sente il suo discorso protettivo, ironico, provocatorio... Rudolf penserà di sfuggirle intraprendendo un viaggio. Ma il suo soggiorno a Palma non farà che rianimare in lui il ricordo di un dramma di cui è stato testimone anni prima: un suicidio, un fatto di cronaca di desolante banalità.
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280. I nomiDon DeLillo (1982)
Fine degli anni Settanta: è il periodo della rivoluzione islamica in Iran, della crisi energetica, dei sequestri terroristici. James Axton, un americano che svolge analisi di rischio per una compagnia assicurativa, si occupa di dare notizie sulla situazione geopolitica in Medio Oriente. Dal suo ufficio di Atene va a trovare la moglie e il figlio che vivono in un'isoletta dell'Egeo. Qui Axton viene a conoscenza di un omicidio rituale, forse l'ultimo anello di una misteriosa catena di delitti. E inizia a indagare, seguendo le tracce di una setta misteriosa, che lo affascina. Dalla Grecia la vicenda si snoda attraverso un emozionante viaggio in Oriente. Un thriller che evoca il potenziale magico del linguaggio.
Articolo di Sakura87
 

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