Magazine Cultura
Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#421 - 440)
Creato il 21 ottobre 2013 da La Stamberga Dei Lettori421. Ritorna, dottor Caligari – Donald Bartholme (1964)Amato da un realista come Raymond Carver (che in una recensione dichiara: "Donald Barthelme era il nostro eroe, ragazzi!") e ispiratore delle nuove leve della letteratura postmoderna (scrittori come Aimee Bender, Donald Antrim e David Foster Wallace lo riconoscono fra i loro maestri), Donald Barthelme è stato uno degli innovatori della narrativa americana del dopoguerra. Nel 1964 irrompeva per la prima volta sulla scena letteraria con questa raccolta di racconti: collage narrativi che miscelano immaginario pop e cultura alta, ambientazioni borghesi e invenzioni fantastiche.
422. Albert Angelo – B.S. Johnson (1964)
Albert Angelo is by vocation an architect and only by economic necessity working as a substitute teacher. He had thought he was, if not dedicated, at least competent. But now, on temporary assignments in schools located in the tough neighborhoods of London, Albert feels ineffectual. He is failing as a teacher and failing to fulfill himself as an architect. And then, too, he is pained by the memory of a failed love affair.
423. Arrow of God – Chinua Achebe (1964)
Set in the Ibo heartland of eastern Nigeria, one of Africa's best-known writers describes the conflict between old and new in its most poignant aspect: the personal struggle between father and son.
424. Il rapimento di Lol V. Stein – Marguerite Duras (1964)Una sera d'estate, al ballo del Casinò di T. Beach, una donna sconosciuta rapisce a Lol V. Stein il suo sposo promesso. Anne-Marie Stretter avanza al centro della sala vuota e prende Michael Richardson nelle spire della danza. Lol V. guarda rapita. Non è gelosa: quella donna è forse lei stessa, e l'attrazione fatale che osserva tra i due è forse il suo stesso amore, a cui ora, per magia, assiste dal di fuori. Il rapimento di Lol V. Stein prende avvio da questa ferita dello sguardo. Tuttavia gli occhi non si staccano dalla coppia che danza, e quando la coppia allacciata scompare per sempre dalla sua vita, Lol V. Stein, rapita oltre se stessa, continua a fissare smarrita ciò che le manca. La sua esistenza si addensa tutta in quel vuoto: il suo cuore è sviato. "Mancava a Lol qualcosa per essere. Era forse il cuore a non essere qui." Impotente a fermare l'azione, come uno spettatore di fronte al film che scorre sullo schermo; incapace di sfogare il dolore che sente, Lola Valeria Stein ammutolisce; la sua vita si ingorga, il tempo non fluisce... Lola fa la morta. Finché l'incontro con Jacques Holt e Tatiana Karl non le permette di rivivere la scena fatale e rovesciarne il senso. Ancora una volta lei guarda una coppia di amanti, ma questa volta il suo sguardo separa Jacques da Tatiana, e lo rapisce a sé. Precisa, fredda, implacabile, Marguerite Duras insegue con regia ferma la passione di Lol. La fissa in immagini incandescenti con una sapienza che a volte definiremmo psico-analitica, altre volte da indagine poliziesca. Sì che alla fine rapito è il lettore e il suo rapimento è grazia di una scrittura densa, che sa trasportare nelle regioni mute di passioni mitiche e sa toccare le verità elementari e tremende degli affetti umani più semplici - la passione d'amore, la gelosia, l'invidia...
425. Herzog – Saul Bellow (1964)
Solo, in una casa di campagna, un intellettuale si interroga - e interroga gli amici - sul senso dell'esistenza, in un susseguirsi di spiegazioni, interpretazioni, chiarimenti. Il romanzo di maggior successo di Bellow, premio Nobel per la letteratura 1976.
426. V. – Thomas Pynchon (1963)
V. è un'entità misteriosa, forse è il principio stesso della femminilità; V. assume molteplici aspetti e sembianze, e sfugge a ogni precisa identificazione. V. è di volta in volta la dea Venere e il pianeta Venere, la Vergine, la città della Valletta a Malta, il Venezuela, l'immaginaria terra di Vheissu. E V. è anche molte donne: Vittoria, Veronica, Violet... V. è un enciclopedico, labirintico, ambizioso, infinito e corrosivo gioco di specchi.
427. Ghiaccio-Nove – Kurt Vonnegut (1963)
Uno scrittore decide di scrivere un libro sul giorno in cui è stata sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. Si intitola "Il giorno in cui il mondo finì" ed è centrato sull'idea di descrivere cosa stessero facendo alcuni scienziati nucleari nell'esatto momento in cui avveniva la catastrofe. Attraverso una corrispondenza con i tre figli dell'ormai defunto Felix Hoenikker, il premio Nobel che ha costruito la bomba, lo scrittore tenta di darcene un ritratto. Apprendiamo così che, proprio in quel giorno fatale, il dottor Hoenikker era riuscito a risolvere un gioco che lo stava impegnando da un bel po' e che la notte della sua morte, avvenuta anni dopo, stava trafficando in cucina con dei pezzetti di ghiaccio: aveva trovato il modo per congelare l'acqua ad alte temperature. Questa sua invenzione è, in realtà, un'arma micidiale, capace di annientare ogni forma di vita sulla Terra. I tre figli cercheranno di utilizzare quest'ultima scoperta paterna. Salutato al suo apparire, nel 1963, da Graham Greene come "uno dei tre migliori romanzi dell'anno scritto dal più bravo scrittore vivente", "Ghiaccio-Nove" è un libro che contesta la nostra società attraverso la parodia e disegna uno scenario in cui risuonano tutte le paure e le inquietudini dell'epoca contemporanea.
428. Il laureato – Charles Webb (1963)
Ogni cosa in un linguaggio interamente oggettivizzato, senza pause o soliloqui; e soprattutto refrattario ad ogni facile moralismo, anche se i dialoghi - fitti di umoristiche allusioni - implicano sempre una divertita polemica. C'è, aggiungiamo, nel ritratto di un ambiente del tutto inconsapevole, fatta eccezione per il proprio cliché sociale, il ricordo amarognolo di certo Saroyan, o degli inglesi beat degli anni cinquanta. Ma senza le asprezze di un'eccessiva ricerca veristica, e piuttosto col proposito di mantenere la narrazione in chiave di eroicomica ballata. Traduzione di Vincenzo Mantovani.
429. Manon of the Springs– Marcel Pagnol (1963)In Jean de Florette and Manon of the Springs, Marcel Pagnol (called by Andre Malraux one of the great writers of our generation and by Jean Renoir the leading film artist of his age) achieves the fullest and most satisfying expression of a story that haunted him for years: a Provencal legend of vengeance exacted by a mysterious sheperdess. Pagnol brings to his treatment of this powerful, moving story his dramatist's sense of place, ambience, and character and his keen understanding of the Provencal countryside and its people. Rich with twists and ramifications, Jean de Florette and Manon of the Springs sets an idealistic city man against two secretive and deceitful Provencal country men in a superbly realized story of a struggle for life, of crime and punishment, of betrayal and revenge, and of judgment and forgiveness. In this edition, illustrated with images from the acclaimed film adaptation by Claude Berri, North Point presents Pagnol's enduring story in W.E. van Heyningen's exact and sensitive translation.
430. La spia che venne dal freddo – John Le Carré (1963)
La storia dell'ultima, pericolosa missione di Alec Leamas, un agente segreto, stanco e disilluso, che vuole disperatamente concludere la sua carriera di spia. Tutti i suoi migliori agenti sono stati scoperti e uccisi dal nemico e presto potrebbe venire anche il suo turno. Esiste un solo modo per uscire definitivamente dal giro: partecipare alla pericolosissima missione che gli propone Smiley.
431. Le ragazze di pochi mezzi – Muriel Spark (1963)Londra, 1945. Nel centro putrido della città devastata dalle bombe, sopravvive un'istituzione vittoriana, il May of Teck Club: un impeccabile ostello, un bucolico microcosmo che ospita ragazze di buona famiglia afflitte da difficoltà economiche. Le giovani, dopo una giornata di lavoro, ritornano al loro "rifugio" alla loro piccola isola "innocente" dove le manie all'ordine del giorno sono: il computo delle calorie di una patata, il fascino della grande poesia recitata ad alta voce, la speranza di procurarsi un lavoro dignitoso, una saponetta fuori razionamento. Ma c'è anche, naturalmente, il problema del residuo bellico inesploso giù in giardino... Muriel Spark nel suo stile effervescente ritrae con vellutata, splendida perfidia vezzi, amabilità ed eroismi quotidiani di queste incantevoli creature femminili: espressione in miniatura di una società appena emersa dalla guerra, tenuta insieme dai leggiadri attributi di una comune povertà.
432. Inside Mr. Enderby – Anthony Burgess (1963)
The poet F. X. Enderby is one of England’s most distinguished literary lights; he is also one of the strangest. Given to creating his best poetry in the heated lavatory of his Brighton flat, Enderby has been living the life of a respected, if not sensational, man of letters. That is, until he manages to insult his fellow poets at a literary luncheon held in his honor and then falls in love with the beautiful and sophisticated Vesta Bainbridge, features editor for the trendier-than-thou Fem Magazine.
433. La campana di vetro – Sylvia Plath (1963)
In un albergo di New York per sole donne, Esther, diciannovenne di provincia, studentessa brillante, vincitrice di un soggiorno offerto da una rivista di moda, incomincia a sentirsi "come un cavallo da corsa in un mondo senza piste". Intorno a lei, sopra di lei, l'America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta. Un mondo alienato, una vera e propria campana di vetro che schiaccia la protagonista sotto il peso della sua protezione, togliendole a poco a poco l'aria. L'alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell'elettroshock. Pubblicato nel 1963, un mese prima del suicidio dell'autrice, La campana di vetro è l'unico romanzo di Sylvia Plath. Fortemente autobiografico, narra con stile limpido e teso e con una semplicità agghiacciante le insipienze, le crudeltà incoscienti, i tabù assurdi capaci di spezzare qualunque adolescenza presa nell'ingranaggio stritolante di una normalità che ignora la poesia.
434. Una giornata di Ivan Denisovich – Aleksandr Isayevich Solzhenitsyn (1963)"Una giornata di Ivan Denisovic" è il libro che ha rivelato al mondo lo scrittore Solzenicyn. In un'opera di classica sobrietà, che per nitore espressivo rimanda alle dostoevskiane "Memorie di una casa morta", viene descritta per la prima volta una giornata qualsiasi in un campo di lavoro staliniano dove è rinchiuso un uomo semplice, Ivan. La stessa autonomia poetica si ritrova nei due racconti successivi. Protagonista della "Casa di Matrjona" è una povera contadina, presso la quale va a vivere un ex deportato, che mitemente subisce ripetute ingiustizie. "Alla stazione di Krecetovka" illustra invece la parabola morale di un "uomo sovietico" nel quale il germe della sospettosità staliniana s'è tanto radicato da indurlo a commettere una mostruosa ingiustizia.
435. Il collezionista – John Fowles (1963)
Questo straordinario 'tour de force' può essere letto come un thriller appassionante oppure come un acutissimo studio di psicologia, con ogni sorta di implicazioni sociali, etiche, artistiche, spirituali e anche politiche." Freddie, un rapitore inibito che colleziona farfalle e che è, al tempo stesso, adorante e violento, e Miranda, la ragazza rapita, piena di vita, intelligente, decisa a sopravvivere, raccontano in prima persona, parlando a capitoli alternati, questa esperienza estrema: agghiacciante nelle parole di lei, normale, quasi banale in quelle di lui. Un thriller psicologico di altissima qualità letteraria, un racconto dalla sconvolgente tensione emotiva.
436. Qualcuno volò sul nido del cuculo – Ken Kesey (1962)
Miss Ratched governa con pugno di ferro e un soave sorriso il suo reparto,in un ospedale psichiatrico dell'Oregon. All'improvviso arriva McMurphy, un irlandese cocciuto, spavaldo, allegro e ribelle. Fra lui e la Grande Infermiera inizia subito un duello all'ultimo sangue. McMurphy risveglia gli altri pazienti ormai svuotati e avviliti dalle "terapie" e riesce a portare una ventata di umanità e calore. Da questo romanzo è stato tratto l'omonimo film di Milos Forman interpretato da Jack Nicholson, Will Sampson e Danny De Vito.
437. Arancia meccanica – Anthony Burgess (1962)
Alex è un eroe dei nostri tempi: un teppista sempre pronto a tirar fuori il coltello, capo di una banda di duri che ogni sera, sui marciapiedi dei sobborghi, ripete il gioco della violenza: rapine, stupri, scassi, assalti ai negozi, scontri con altre bande. Finché Alex, che si interessa solo a Beethoven, viene tradito dai suoi amici durante una delle tante sue imprese. Le terapie di rieducazione, non meno violente, lo ridurranno a un'arancia meccanica, in balia delle sue antiche vittime, in una girandola di situazioni grottesche e paradossali. [La nostra recensione]
438. Fuoco pallido – Vladimir Nabokov (1962)
Il sessantunenne John Shade, professore al Worthsmith College dell'immaginaria cittadina americana di New Wye, sta ultimando un poema in cui i ricordi d'infanzia si mescolano a interrogativi metafisici sull'"osceno, inammissibile abisso" della morte, che incombe ossessivamente sul poeta dopo che la giovane figlia si è uccisa gettandosi in un lago. Tuttavia Shade sigla gli ultimi versi del poema con un'ironica ma serena dichiarazione di fiducia: si vive in qualche luogo anche dopo la fine, e l'armonia dell'arte ne costituisce la tacita promessa. A questo punto nel quieto scenario di New Wye irrompe, inaspettata, proprio la morte: uno sconosciuto spara a Shade in strada, pochi istanti dopo che ha scritto il suo ultimo verso.
439. Il mondo sommerso – J.G. Ballard (1962)
Lo scienziato Robert Kerans fa parte di una squadra di ricercatori diretta dal colonnello Riggs che ha l’incarico di perlustrare quel che resta di intere città sommerse dalle acque in seguito a una catastrofe naturale di dimensioni straordinarie. Una sessantina di anni prima delle tempeste solari hanno causato un surriscaldamento globale che a sua volta ha prodotto lo scioglimento dei ghiacci polari e quindi un innalzamento delle acque a livello planetario. Ora, con temperature roventi, tropicali anche ai poli, e in mezzo a lagune malsane, ci si trova di fronte a metropoli irriconoscibili, precipitate come sono in un’atmosfera primordiale, e ai sopravvissuti di una civiltà scomparsa, psicopatici, malnutriti, contaminati dalle radiazioni. Kerans sa che le sue rilevazioni sulle nuove forme di vita sono a questo punto del tutto prive di senso. A cosa serviranno mai infatti quando il pianeta diverrà torrido e non ci sarà più il genere umano? Per chi sa di essere destinato all’estinzione non resta che immergersi nel caos di un mondo primitivo e selvaggio, sprofondando in un abisso primigenio.
440. Il taccuino d'oro – Doris Lessing (1962)
Questo di Doris Lessing (Premio Nobel per la Letteratura 2007) è un romanzo che rappresenta una sorta di 'summa' dei suoi temi, dei suoi problemi e delle sue suggestioni. La protagonista, Anna Wulf, non può esimersi dall'analizzare i mille motivi che costituiscono la sua vita, motivi di ordine politico, sociale e anche sessuale. Così gli spunti, i pensieri, gli eventi di cui il libro formicola, si raccolgono in quattro taccuini, di cui quello d'oro rappresenta un po' la quintessenza: e il loro insieme dà luogo a una narrazione distesa e insieme concentrata e intesa, a una panoramica della vita di una donna intensamente partecipe del nostro tempo. E nel libro c'è un po' di tutto: la minaccia atomica, i rifugiati politici nell'Africa Centrale, le barriere razziali, i rapporti dei genitori coi figli, spesso singolarmente conformisti e mancati suicidi, l'industria culturale, i rapporti degli uomini con gli uomini in un'atmosfera di fluttuante omosessualità, i rapporti delle donne con le donne, vagamente ambigui, e specialmente delle donne con gli uomini... e molte altre cose.
Articolo di Sakura87
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