Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.
721. Babbit – Sinclair Lewis (1922)
Prosperous and socially prominent, George Babbitt appears to have everything a man could wish. But when a personal crisis forces the middle-aged real estate agent to reexamine his life, Babbitt mounts a rebellion that jeopardizes everything he values. Widely considered Sinclair Lewis' greatest novel, this satire of the American social landscape created a sensation upon its 1922 publication. Babbitt's name became an instant and enduring synonym for middle-class complacency, and his story remains an ever-relevant tale of an individual caught in the machinery of modern life.
722. Ulisse – James Joyce (1922)
"L''Ulisse' è un libro scritto da qualcuno che doveva diventare tenore (Joyce quando abitava a Trieste), uno che aveva imparato a trasmettere sulla pagina ciò che i musicisti chiamano 'orecchio interno', al di là del senso oggettivo delle parole. In effetti, se facessimo il calcolo di quante cantate spuntano nell''Ulisse' ogni poche pagine, vedremmo un ventaglio di citazioni canterine che sono la spina dorsale joyciana per scavalcare tutti i discorsi e intendersi con diversi richiami musicali: dall'opera lirica alla filastrocca oscena, da un canto gregoriano ('Gloria in excelsis Deo') al rumore della carrozza del viceré che passa sul lungofiume ('Clapclap, Crilclap'), dai nursery rhymes a una poesia tedesca sul canto delle sirene ('Von der Sirenen Listigkeit...'), dal verso del cuculo ('Cucù! Cucù') al Fiore di Siviglia (opera lirica), dalle battute per tenere il ritmo d'una pagina ('Tum' 'Tum') a quelle di altri suoni ('Pflaap! Pflaap! Pflaaaap'), alla cantata mozartiana, ricorrente nei pensieri di Mr Bloom: 'Vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor', e cosi via." (dalla prefazione di Gianni Celati)
723. La volpe – D.H. Lawrence (1922)
Una storia molto lawrenciana (nella tipica contrapposizione natura-cultura): due amiche non più giovanissime, e diverse per fisico e temperamento, mandano avanti stentatamente una fattoria nella campagna inglese, finché nella loro unione irrompe un vagabondo ventenne; questi seduce la più viva e piacente, e per sposarla è costretto al misfatto. Una volpe - ed è qui che il racconto assume tutta la forza simbolica e visionaria: forse ironica e beffarda - compare e scompare. La volpe, simbolo di seduzione, di perfidia e di fuga - com'è nelle raffinate novelline cinesi, e in certi racconti siciliani - che sembra giunto a Lawrence per le sotterranee vie archetipiche della visione.
724. Giallo cromo – Aldous Huxley (1921)
Una matura lady con i capelli arancione, un pastore che aspetta la fine del mondo, un pittore ex cubista che ridipinge Caravaggio... Una trama divertente e paradossale.
725. L'età dell'innocenza – Edith Wharton (1921)
"Un romanzo sulla libertà che non ha mai esaurito il suo potere sovversivo, perché la libertà di cui parla la Wharton non è affatto legata alla società, ormai tramontata, che lei racconta. Ellen Olenska, rarissimo esempio di un grande personaggio femminile positivo, ci insegna che la vera libertà è la consapevolezza e si conquista attraverso la capacità di guardare le cose come sono. L'amaro che ne consegue è senza tempo." Caterina Bonvicini
726. Main Street – Sinclair Lewis (1920)
Main Street, the story of an idealistic young woman's attempts to reform her small town, brought Lewis immediate acclaim when it was published in 1920. It remains one of the essential texts of the American scene. Lewis Mumford observed: "In Main Street an American had at last written of our life with something of the intellectual rigor and critical detachment that had seemed so cruel and unjustified [in Charles Dickens and Matthew Arnold]. Young people had grown up in this environment, suffocated, stultified, helpless, but unable to find any reason for their spiritual discomfort. Mr. Lewis released them."
727. Donne innamorate – D.H. Lawrence (1920)
In questo romanzo, pubblicato nel 1920 e concepito idealmente come seguito de L’arcobaleno (1915), Lawrence esplora, avvalendosi di una trama esile e pretestuosa ma anche di un’estrema dilatazione e intensificazione dei dialoghi, le più diverse implicazioni dei rapporti tra i due sessi, l’assurdità delle convenzioni sociali che vorrebbero delimitarne le possibilità e i modi, il tormento dell’eterno conflitto tra istinto e intelletto, tra sensualità e ragione, sullo sfondo della società industriale inglese del primo Novecento. L’abbandono della tradizione narrativa ottocentesca, del romanzo «ben costruito» in virtù di uno sviluppo regolare della storia e dell’aderenza realistica ai fatti, è definitivo: la struttura di Donne innamorate è accidentata, spezzata, apparentemente incoerente e segna l’inizio di una significazione espressionistica e simbolica tipicamente novecentesca.
728. Notte e giorno – Virginia Woolf (1919)
Katharine Hilbery appartiene a una famiglia aristocratica. Fidanzata al vanitoso e un po’ fatuo letterato William Rodney, si sente a poco a poco conquistata dalla più generosa vitalità dell’appassionato Ralph Denham. Ma fino a che punto è decisa a rischiare per colmare il divario tra la notte e il giorno, tra le segrete pulsazioni dell’anima e gli imperativi che il suo stato sociale le impone? Notte e giorno è il secondo romanzo di Virginia Woolf: la capacità di rappresentare le tonalità più tenui e quasi inafferrabili della vita emotiva, le sfumature più sfuggenti dei legami amorosi, lo rendono un momento fondamentale nel percorso verso la completezza delle grandi opere successive.
729. Tarr – Wyndham Lewis (1919)
Played out against the backdrop of Paris before the start of the First World War, Tarr tells the blackly comic story of the lives and loves of two artists - the English enfant terrible Frederick Tarr, and the middle-aged German Otto Kreisler, a failed painter who finds himself in a widening spiral of militaristic self-destruction. When both become interested in the same two women - Bertha Lunken, a conventional German, and Anastasya Vasek, the ultra-modern international devotee of "swagger sex" - Wyndham Lewis sets the stage for a scathing satire of national and social pretensions, the fraught relationship between men and women, and the incompatibilities of art and life. Scott W. Klein's introduction places the novel in the context of social satire and the avant-garde, especially the artistic developments of the 1910s - including Cubism, Futurism, and Lewis's own movement, Vorticism - and explores the links between Tarr and other Modernist masterpieces. The book also features Lewis's Preface to the 1918 American edition, comprehensive notes, a glossary of foreign words and phrases, and a map of Paris.
730. Il ritorno del soldato – Rebecca West (1918)
La Grande Guerra è scoppiata, e per la prima volta l'intera generazione maschile inglese, borghese e aristocratica, si ritrova in trincea. Le donne restano sole a fare da capofamiglia o vengono catapultate fuori della cerchia domestica in ruoli prima impensabili: guidano autoambulanze, vestono abiti maschili, assistono i soldati, curano e alleviano le ferite di poveri corpi. Jenny e Kitty no. Loro vivono la loro vita di sempre da quando Chris, cugino della prima e marito della seconda, è andato a fare il suo dovere sul fronte francese. Vivono nella bella casa di Baldry Court che Chris, dopo il matrimonio, si è deciso a ricostruire affidando i lavori a un gruppo di architetti che, in possesso di un meticoloso occhio da «manicure», ha rimodellato quella vecchia dimora in una residenza degna di innumerevoli servizi fotografici sulle riviste illustrate. In questo universo chiuso, quasi claustrofobico si aggira Kitty che, capelli biondi sciolti sulle spalle e giacchettine di seta ricamate a boccioli di rosa, tenta di rimuovere il lutto per il figlio prematuramente scomparso. Nel guscio lucido ed elegante di Baldry Court, Jenny coltiva, invece, in sottile complicità con Kitty, il suo amore inconfessato per il cugino Chris. Il fragile eppure perfetto equilibrio viene rotto il giorno in cui compare nell'algido salotto di Baldry Court Margaret Grey, una donna che, benché abbia un corpo ben fatto, è così trascurata nell'aspetto da apparire agli occhi di Jenny e Kitty come un bel guanto che, caduto dietro il letto, si trasforma in un oggetto orribile coperto di polvere e lanugine. Margaret annuncia alle due donne che Chris, colpito da «shock da bombardamento», ha perduto la memoria. Jenny e Kitty mostrano di non credere minimamente al racconto della sgraziata sconosciuta. Quando il capitano ritorna, però, le due donne si ritrovano davanti alla più crudele e inaspettata realtà: Chris non ricorda nulla di Kitty e della sua algida e lunare bellezza. Della devota Jenny, poi, conserva soltanto la vaga immagine di una compagna d'infanzia. I ricordi del soldato si fermano soltanto al suo grande amore di quindici anni prima, a quella che appare essere l'unica donna della sua vita: Margaret, la ragazza precocemente invecchiata, la più improbabile delle rivali. Romanzo d'esordio scritto quando Rebecca West aveva soltanto 24 anni, Il ritorno del soldato è uno dei grandi libri del Novecento, una esemplare «storia di verità e passioni segrete che minano dall'interno il guscio vuoto dell'istituzione matrimoniale e le convenzioni che essa si porta dietro» (Benedetta Bini).
731. La linea d'ombra – Joseph Conrad (1917)
A bordo di una nave immobilizzata da una bonaccia in mezzo all'Oceano Indiano, iniziano a diffondersi preoccupazioni e paura. Nel giro di pochi giorni l'equipaggio cade preda di un'epidemia e gli ufficiali perdono il controllo. Solo il giovane comandante riesce a mantenere la calma e a salvare la situazione. Uno dei più tesi e drammatici romanzi di mare dello scrittore polacco naturalizzato inglese.
732. Estate – Edith Wharton (1917)
In un piccolo paese sulle colline del New England battuto dal vento e bruciato dal sole, Charity Royall conduce un'esistenza modesta e lavora nella biblioteca vicino alla chiesa. Sul suo passato, però, pesa un oscuro mistero che neppure il padre adottivo, l'avvocato Royall, vuole rivelare. Pur adattandosi alle regole non scritte e ai pregiudizi di una società semplice e tradizionalista, nel cuore di Charity vivono la ribellione e la speranza di un orizzonte più libero. Quando un giovane studente arriva dalla città per fare delle ricerche sull'architettura contadina ed entra in biblioteca, non può che sconvolgere la quiete del villaggio addormentato. Quasi inevitabilmente, prima l'attrazione e poi l'amore sbocciano tra i due giovani.
[Pubblicato per la prima volta da Edizioni Librarie Italiane nel 1945 e successivamente da UTET in una raccolta che comprendeva anche Fame, Pan e Victoria, Il risveglio della terra è l'opera che valse all'autore norvegese Knut Hamsen il Premio Nobel per la Letteratura nel 1920. Strutturato in due parti, il romanzo narra la storia di Isak, che insieme alla moglie Inger decide di stabilirsi nel nord della Norvegia, in un terreno incolto. La storia epica di un uomo moderno in lotta, per sua volontà, contro le avversità della natura in terre selvagge.]
734. Bunner Sisters – Edith Wharton (1916)
"Bunner Sisters," written in 1892 but not published until 1916 in Xingu and Other Stories, takes place in a shabby neighborhood in New York City. The two Bunner sisters, Ann Eliza the elder, and Evelina the younger, keep a small shop selling artificial flowers and small handsewn articles to Stuyvesant Square's "female population." Ann Eliza gives Evelina a clock for her birthday. The clock leads the sisters to become involved with Herbert Ramy, owner of "the queerest little store you ever laid eyes on." Soon Ramy is a regular guest of the Bunner sisters, who realize that their "treadmill routine," once so comfortable, is now "intolerably monotonous."
735. Ritratto dell'artista da giovane – James Joyce (1916)
Il "Ritratto dell'artista da giovane" è la storia di una mente creativa: un'educazione intellettuale, insomma, piuttosto che sentimentale. Attingendo ampiamente alla propria biografia, Joyce racconta, in uno stile mirabile per inventiva e fantasia, la formazione della personalità del giovane protagonista Stephen Dedalus, il suo alter ego, dall'infanzia nel collegio gesuita alla scoperta della vocazione per l'Arte. Sembra proprio che parli Joyce per bocca di Dedalus, quando dice: "Tenterò di esprimere me stesso in qualche modo di vita o di arte, quanto più potrò liberamente e integralmente, adoperando per difendermi le sole armi che mi concedo di usare: il silenzio, l'esilio e l'astuzia". (Introduzione di Mario Praz)
736. Il fuoco – Henri Barbusse (1916)
Uno dei più grandi romanzi sulla prima guerra mondiale, l'opera che ha ispirato il "Viaggio al termine della notte" di Céline e "La Grande Guerra" di Monicelli. Una storia di soldati raccontata da uno scrittore-soldato che ha affrontato in prima persona la vita delle trincee sul fronte occidentale. Una storia di fango, di neve, di gelo, di sangue e di fuoco, che documenta con crudo realismo la discesa all'inferno di un drappello di fanti francesi costretti a combattere una guerra che appare loro come un insensato gioco al massacro: «Un soldato - o anche molti soldati - è un niente, meno che niente nella moltitudine. E quando ci si pensa ci sentiamo completamente persi, sommersi, da quelle poche gocce di sangue che siamo, in questo diluvio di uomini e di cose». L'aspetto più rilevante de "Il Fuoco" - e anche più scandaloso per l'epoca in cui il romanzo fu pubblicato, il 1916 - è che questo gioco al massacro è raccontato dalla parte delle comparse: combattenti estranei alla retorica dell'eroismo e della bella morte, uomini che non sono anonima carne da macello ma che hanno un viso, un nome, un passato e spesso nessun futuro davanti a loro.
La presente edizione, che riprende la versione italiana di Giannetto Bisi, pubblicata da Sonzogno nel 1918, è stata sottoposta a un accurato lavoro di revisione che, senza intaccare lo stile dell'autore e il linguaggio semplice e colloquiale dei suoi personaggi, ha aggiornato certa terminologia ormai desueta e ha introdotto una nutrita serie di note per illuminare il lettore su termini tecnici e gergali comuni tra i poilus, come venivano chiamati i soldati francesi durante la Grande Guerra.
737. Rashomon – Akutagawa Ryunosuke (1916)
Rashomon (cioè "La porta Rasho"), pubblicato nel 1916, fu il primo dei cosiddetti racconti storici che costituiscono la parte principale della produzione letteraria di Akutagawa Ryunosuke e che sono esemplari del suo pessimismo e della sua tendenza all'irreale. Diciotto racconti che coprono l'intero arco della vita di Akutagawa e che ne rappresentano gli aspetti peculiari dell'arte e della personalità.
738. Il buon soldato – Ford Madox Ford (1915)
Due coppie si incontrano, nasce un'amicizia che dura per ben nove anni e che sembra basata sull'affetto e sul rispetto reciproci. La morte di Florenze, la moglie del protagonista, John Dowell, pone fine a questo sodalizio. E sarà proprio John, ricostruendo con l'aiuto della memoria quegli anni trascorsi, a scoprire che quelli che sembravano esseri puri e innocenti altro non erano che demoni corrotti e portatori di corruzione.
739. La crociera – Virginia Woolf (1915)
Opera che racchiude le grandi prove narrative a venire, La crociera è stata definita la «storia di un rito di passaggio», un romanzo di formazione al femminile in cui la protagonista s’inoltra in un viaggio – la crociera del titolo, appunto – che è al tempo stesso scoperta della propria identità di donna e d’artista e confronto con il mondo. Primo vero romanzo dell’autrice inglese, scritto e riscritto più volte e accompagnato, nella revisione finale, da un drammatico tentativo di suicidio, anticipa già molti dei motivi che si ritroveranno nella narrativa della maturità: il tema dell’artista e del suo rapporto col mondo, lo scarto tipicamente modernista tra il piano dell’esperienza esterna e quello dell’avventura interiore, l’ironia nei confronti delle convenzioni sociali. Sul piano formale, con La crociera ha inizio la ricerca intrapresa dalla Woolf per colmare il vuoto lasciato da convenzioni narrative ormai incapaci di esprimere una nuova visione del mondo, e vengono proposte nuove forme d’espressione più idonee a rappresentare la coscienza inquieta del soggetto moderno.
740. Schiavo d'amore – William Somerset Maugham ()
W. Somerset Maugham non ha mai dovuto dilungarsi troppo a spiegare che cosa fosse il suo secondo e più celebre romanzo, quello che già alla sua uscita, nel 1915, fece di lui uno scrittore immensamente popolare. In diverse occasioni si limitò infatti a precisare che Schiavo d’amore non era «un’autobiografia, ma un romanzo autobiografico» – e che Philip Carey, pur essendo orfano come lui, medico come lui, e come lui attratto dai lati meno dominabili dell’esistenza, era solo il protagonista di una finzione, e non la controfigura del suo autore. I lettori (allora come oggi) erano quindi liberi di seguire Philip prima durante gli studi a Heidelberg, poi negli anni della bohème parigina, e durante tutto il lungo, tormentoso e distruttivo amore per Mildred, la cameriera reprensibile, perfida e perciò ancor più desiderabile (non a caso Bette Davis ne è stata la perfetta incarnazione cinematografica) che finirà quasi per ucciderlo. Ma se si può anche fingere di credere a quel diabolico illusionista di Maugham quando sostiene di aver prestato a Philip solo i sentimenti, è legittimo sospettare che poche altre volte la menzogna romanzesca – anche la più sofisticata e avvincente, come questa – abbia coinciso in modo tanto fedele e tanto necessario con una quasi feroce autenticità.