(Molto più lungo, ricordo solo la fine). Sono in biblioteca, seduto a un tavolo di lettura lungo e stretto. Di fronte a me ci sono C. e una sua amica. Alla mia sinistra c’è seduto qualcuno che conosco. Sto leggendo un grosso libro con la copertina in brossura, evidentemente vecchio, infatti so che l’ho comprato di seconda mano da qualche parte. C. mi chiede cosa sia. Le rispondo: «È un volume di storia romana». Le spiego che lo leggo solo per piacere, non per studio e che me lo porto dietro dovunque vada per finirlo. In effetti è anche piuttosto pesante da portare in giro. Mentre sto spiegando questa cosa, una signora seduta alla mia destra mi zittisce sgarbatamente, nonostante io stia parlando a bassa voce. Seccato mormoro «Che palle…», ma in modo che la donna mi possa sentire. La signora mi chiede: «Ha detto che palle?». Io rispondo: «Stavo dicendo del libro che leggo, non di lei…», ma non riesco a convincerla, anzi alza la voce e mi dice: «No, lei ha detto proprio a me. Sa che le dico? Che palle lei e anche sua madre…». Questo accenno a mia madre mi fa arrabbiare. Penso di alzarmi e prendere la donna a schiaffi. Poi penso che forse è meglio andare a chiamare qualche addetto della biblioteca e denunciarla. (Mi sveglio).