Ho aspettato un po’, poi ho preso mia moglie per un braccio e l’ho tirata via. Mentre la trascinavo verso la camera, sua madre ha borbottato qualcosa come “non sono più padrona in casa mia.” “Quell’ingrata!” è sbottata mia moglie come siamo arrivati in camera. “Ho cacciato i parassiti, le ho rimesso in sesto la casa che sembrava un porcile e guarda come mi tratta!” Le ho fatto notare che, oltre agli orfanelli troppo cresciuti, abbiamo cacciato anche suo nipote Aloyse e l’amico Jimmy (avevano rubato la birra e si erano ubriacati picchiando il boy e perfino Marguerite), che abbiamo imposto una disciplina prussiana mentre prima il cancello era aperto e la gente andava e veniva, che abbiamo tolto tutti i cristi dalla casa per metterli nella sua camera e nella cappella, che non è abituata a spartire il potere (infatti dopo la cacciata dei suoi cocchi è fuggita per quasi un mese da suo fratello), che ha 84 anni e si può ben concederle qualche mugugno. Lei mi ha guardato con aria offesa ma non ha detto niente.
Dopo 2 giorni nuova lite, stavolta nel cortile fra mia moglie e sua sorella Immaculée. Una traduzione postuma ha rivelato il seguente dialogo: “Non dai niente!” “No, do tutto!” “Ho detto che non dai niente!” “Ho detto che do tutto!” Stavolta il pomo della discordia era l’imbabura, una specie di barbecue che funziona a carbone. Mia cognata aveva chiesto i soldi per il carbone e mia moglie si era scoperta momentaneamente a corto di cash. “Quell’ingrata!”, è sbottata Dédé quando sono riuscito a tirarla via. “Ho trasformato questa stamberga in una reggia e lei mi da della tirchia perché non ho i soldi per l’imbabura.” Le ho fatto notare che sua sorella è rimasta vedova perché suo marito è precipitato in un burrone facendo il rallye del Rwanda (degna morte per un pirla, ho pensato, ma mi sono guardato bene dal dirlo), che s’imbottisce di antidepressivi, che è normale che sia un po’ gelosa della sorella che viene dall’Europa con le tasche piene di euri e un marito ben vivo al seguito. Mia moglie mi ha guardato un momento, poi ha detto: “Non voglio più stare qui. Cerchiamo un’altra casa.” “Ma…” “Ho deciso.”
Così si è messa a cercare casa durante le pause della sua campagna elettorale (si è messa in testa di diventare capo del quartiere e ha diffuso uno stampato con scritto “se mi eleggete, farò lastricare le strade, tappare le buche e vaccinare tutti contro il cancro all’utero”). Ho cercato di farla ragionare, le ho ricordato che la nostra famiglia è sempre stata litigiosa. In effetti quando erano rifugiati in una casupola di Ngagara, un quartiere di Buiumbura, le liti scoppiavano in continuazione, ma finivano sempre con baci e abbracci. La nostra famiglia è incredibilmente unita, si direbbe che ogni membro viva solamente per il clan. Il grado di litigiosità sembra proporzionale all’investimento affettivo. Adesso la famiglia si è sparsa per tutto il mondo e le liti si sono allargate a scala planetaria dalla Danimarca alla Svizzera, dalla Francia alla Norvegia, dal Canada alla Svezia, paesi di cui molti membri sono diventati cittadini, ma è come se fossero ancora nel cortile della casupola di Ngagara. Così non ho nessuna intenzione di lasciare la mia casa. Perché dovrei spendere i soldi per un’altra? In questa ho investito un capitale per arredarla in stile rwandese con rari urusika (paraventi), tappezzerie zebra, tende in tono, pavimenti a piastrelle bianche e nere come quelle del palazzo di Mutara III a Nyanza, vasi, panieri, vassoi, mobili artigianali, zanzariere a baldacchino, stuoie, senza contare la ristrutturazione dei bagni, gli interventi in giardino e l’apporto culturale di uno dei più grandi arredatori del mondo (me).
Due sere fa le mie nipotine Alice e Lisa, seguite da Linda, hanno bussato alla mia porta e mi danno dato uno spiegazzato foglio di carta a quadretti con scritto in incerto francese: “Mama triste perché parti. Mama non vuole che parti.” “E voi?”, ho chiesto. Alice ha scosso la testa in silenzio, poi si è messa a piangere. Poveretta, le ricordo il papà. L’ho detto a mia moglie ma lei non ha ceduto di un millimetro. Così ho detto: “Io amo tutto di questa casa. Amo Marguerite, amo Immaculée, amo le mie nipotine Alice e Lisa che mi ricordano tanto nostra figlia quando aveva loro età, amo Linda (la pupilla di Marguerite), amo la casa, amo il giardino, amo i boy, amo le ajah, amo i cani. E dovrei lasciare tutto questo perché hai litigato con tua madre e tua sorella?” Lei ha detto: “Allora me ne andrò da sola.”
E’ chiaro che in Europa ha perso l’abitudine di litigare. In tanti anni di matrimonio non abbiamo litigato quasi mai e adesso si è offesa per un banale bisticcio con sua madre e sua sorella. Incredibile, devo scegliere fra la mia casa e mia moglie. Come uscire dall’impasse?
Dragor