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LITOGRAFIA, OFFSET; Propone; Fabbri; Luoghicomuni

Creato il 21 novembre 2012 da Chinalski

Litografìa
Composto di lito- e -grafia.
Sostantivo femminile.
1. Procedimento di stampa ottenuto in origine da una matrice di pietra calcarea finissima e poi anche da lastre di metalli porosi, soprattutto di zinco, sulle quali scritti e disegni vengono tracciati o trasportati con materiale grasso (matite, gessetti, inchiostri speciali).
La stampa così ottenuta.
2. (estensione) Il moderno sistema di stampa in offset, basato sugli stessi principi della litografia.
3. Stabilimento o reparto in cui si eseguono stampe in litografia o in offset.

Una (parola) giapponese a Roma

Offset ['Ofset]
Voce inglese, composto dell’avverbio off, che indica allontanamento, e to set ‘portare, posare’; propriamente ‘riportato, trasferito’.
Aggettivo e sostantivo maschile invariabile.
Si dice di procedimento di stampa litografica indiretta, in cui l’immagine viene trasportata dalla matrice su un cilindro di gomma e da questo impressa sulla carta; anche, della macchina che realizza questo procedimento e dello stabilimento o del reparto dove la lavorazione avviene.

La Parolata propone e Il Fabbri citante

Piero Fabbri sul "sé stesso".

— Confesso che la proposta della Parolata mi trova totalmente d’accordo, al punto che l’ho messa in atto da prima ancora di conoscerla.
Confesso anche di non ricordare d’aver mai avuto maestre che mi imponessero l’uso del "se stesso" non accentato: o sono stato fortunato, o sono stato assente ad una lezione cruciale di grammatica.
Quando sono uscito dalla rosea età scolare, mi è capitato di chiedermi quale potesse essere la regola, visto che il "se stesso"è decisamente maggioritario, nei testi, rispetto a "sé stesso". E ho pensato che forse c’era una licenza di omettere l’accento perché, come dice Serianni e La Parolata, la possibilità di confusione con il "se" ipotetico era disinnescata appunto dal seguente "stesso".
Però, diamine, ho sempre pensato fosse appunto una licenza ad omettere, non un obbligo, e ho sempre scritto "sé stesso", anche perché, scrivendo su tastiera e non con inchiostro, la fatica è la stessa.
Mi ero perfino interrogato se la licenza potesse valere al plurale ("Gli uomini pensano solo a se stessi"), perché mi pare di ricordare che il "sé" pronome al posto di "loro" sia comunque lecito. E di aver concluso che non poteva valere, perché in quel caso la confusione, per quanto resa improbabile dal contesto, è possibile a causa dell’ambivalenza di significato di "stessi", visto che oltre al plurale di "stesso" potrebbe valere come voce verbale di "stare": ("Se stessi sbagliando, vi prego di farmelo notare").
E avevo concluso che una "licenza ad omettere l’accento" che vale solo per il singolare e non per il plurale non poteva essere altro che una boiata, quindi ho sempre scritto "sé stesso".
Adesso, se le maestre che impongono di omettere l’accento in "sé stesso" avessero ragione, se davvero si trattasse di regola impositiva e non di licenza all’omissione, scopro di aver seminato in giro svariate centinaia di errori. —

Luoghi (comuni) del mondo

Per la nostra raccolta di frasi fatte in giro per il mondo, ci scrive Mauro.

— Ripensando a "volente o nolente" mi è tornata alla mente un’espressione udita in Argentina un mezzo secolo fa: "tengo que bailar con la linda y con la fea", devo ballare con la bella e con la brutta. —



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