Ricordate quegli horror a episodi che negli anni ’80 avevano un discreto successo?
Little deaths prova a rinverdire quegli antichi splendori con i suoi tre episodi ma fallisce miseramente.
In House and Home di Sean Hogan marito e moglie raccolgono dalla strada giovani ragazze in condizioni disperate e fingono di offrire accoglienza. In realtà l’obiettivo è usarle per sfogare i loro istinti sessuali vagamente sadici.
Quando però rapiscono Tristezza, le cose andranno diversamente.
Decisamente più estremo Mutant Tool di Andrew Parkinson. Un medico sta sperimentando l’uso di un medicinale ed i suoi effetti sulla mente e sul corpo umano.
Il fatto che basi i suoi studi su carte naziste dovrebbe darvi l’idea dell’orrore della faccenda. Gli uomini su cui testa il prodotto sono cavie umane.
Simon Rumley dirige invece Bitch, il meno orrorifico ma decisamente il più interessante dei tre episodi.
Pitt e Claire hanno un rapporto molto controverso, basato su varianti del sesso e su duri scontri. Lei lo tratta addirittura come un cane, costringendolo ad indossare una maschera, a vivere in una cuccia e ad essere sodomizzato con un grosso dildo.
La qualità generali dei tre episodi è molto scarsa, tutto il film punta su eccessi sessuali che però sono solo accennati, lasciati intendere e mai mostrati.
Del primo episodio rimane il corpo nudo di Holly Lucas, splendida, ed un finale abbastanza deboluccio, che funziona solo dal punto di vista visivo grazie agli effetti splatter ben fatti.
Del secondo rimane da ricordare l’immagine della cavia appesa nello squallore della sua prigione, la cupezza di fondo e la tristezza generale.
Il finale è talmente ovvio che ci si aspetta che succeda altro… ma non succede.
L’episodio di Rumley è di gran lunga il migliore.
C’è un’analisi dei personaggi, il loro rapporto di amore estrememente contrastato, i continui riferimenti ai cani che portano ad una conclusione drammatica e affascinante (ma anche qui qualcosa in più si poteva mostrare).
Buoni anche i giochi con i colori delle luci e con un montaggio a tratti ben fatto.
E naturalmente rimane Kate Braithwaite!
Se però avete altro da fare, non recriminate sulla mancata visione di questo film.