Alcuni registi amano narrare le piccole vicissitudini che capitano agli esseri umani. I rapporti con i famigliari in modo particolare. Da questo elemento si parte per parlare di vita, morte, affetti, piccoli rancori che il tempo rende macigni o li rende meno dolorosi.
Un cinema privo di effetti speciali, di scene madri devastanti, di personaggi che diventano simbolo del bene o del male. Ci sono solo delle persone.
Hirokazu Kore-eda appartiene di diritto a questa meravigliosa categoria. Certo, anche io amo il cinema pieno di adrenalina e spettacolare, ma alla fine più che i super eroi mi interessano le persone invisibili, e le loro vite.
Invisibili perché non hanno grosse sciagure o grandi glorie, sicché risultano inutili agli occhi delle masse. Eppure ci sono, vivono, amano e soffrono, e nel loro piccolo io ci trovo l'immensità di una vita vissuta in sordina, ma che ha preziose gemme da donare.
Non ha ricevuto critiche particolarmente lusinghiere codesta pellicola e io temevo una cocente delusione. Invece non è così. Non lo è per me, e per la mia sensibilità di Spettatore Indisciplinato. In particolare non concordo quando si dice che codesto film non mette in scena i sentimenti come nelle opere precedenti.
Little Sister è un classico film del regista giapponese. Vi è la stessa attenzione, delicatezza, partecipazione, amore per l'umanità che troviamo in molte delle sue pellicole precedenti.
Cosa narra codesta opera? Tre sorelle scoprono di avere una sorellastra nata da loro padre e la sua compagna. Quando l'uomo muore, la sorella maggiore pensa di invitare la sorellastra a vivere con loro.
Impareranno ciascuna di esse a vivere insieme, sostenersi, condividere una figura paterna amata/odiata. Il tutto senza che nessuna di queste meravigliose figure femminili prevarichi sull'altra. A noi interessa ogni singolo attimo di tutte e quattro. Non siamo chiamati a giudicare, non è nell'interesse del regista. Piuttosto a sostenere un viaggio di formazione e conoscenza insieme alle quattro giovani donne.
Il film, in questi tempi di precarietà dei sentimenti e di cinismo da 4 soldi, ci invita a riconoscere e riconoscerci negli altri, a non sottovalutare i rapporti umani, bellissimo il legame che unisce le quattro protagoniste con i proprietari di un ristorante dove sono abituate ad andar a pranzare, ci dice che ogni essere umano è importante, cito Spielberg e non a caso, meglio quindi accogliere, ascoltare, vivere, con costui o costei il suo percorso per sostenerlo e aiutarlo, piuttosto che chiudersi in giudizi forse troppo duri. Te lo scrive uno che critica e giudica, che divide bene e male, ma che con il tempo è diventato anche più comprensivo e aperto nei confronti di chi potrebbe non rientrare nella categoria delle persone che stimo.
Un film d'amore. Essenziale, in punta di piedi, discreto, eppure profondo e toccante. Si ha la sensazione di conoscerle le protagoniste, si ha voglia di mangiar un ramen insieme e discutere delle nostre giornate.
Ci ricorda che in un mondo che demolisce ogni cosa, l'affetto per l'altro anche quando potrebbe parer difficile, non è una chimera o un'utopia, ma un piccolo e forte gesto quotidiano.