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Littoria Blues City - Paolo Rigo

Creato il 15 settembre 2012 da La Stamberga Dei Lettori
Littoria Blues City - Paolo RigoI Contenuti
Littoria blues city è la storia delle avventure di Salvatore J. Rinaldi: protagonista indiscusso del libro, ragazzo appena sotto la trentina d'anni, vive le sue avventure in un raggio di sessanta chilometri tra Roma e l'immaginaria città di Littoria, ispirata alla realissima Latina. Fantasie, giudizi, pregiudizi e magie si mischiano in uno stile asciutto e cinico, dove Sal Rinaldi in prima persona racconta le sue avventure come se fossero una serie di storie slegate una all'altra, la forma della narrazione è quella del racconto, ma l'insieme di ogni testo crea un'opera organica, dove ogni frammento è indissolubilmente parte di una stessa storia. La strada verso Roma e il definitivo abbandono della città di provincia è il lungo filo del libro. L'intreccio gioca con il lettore, la storia è predisposta come un puzzle da mettere in ordine. Musica ed incontri che rasentano l'incredibile non mancheranno in questa storia vissuta tra il mondo di tutti e in quella fascia bassa, mediocre, speciale e nascosta della vita notturna.
La Recensione
Littoria Blues City è un romanzo in racconti, un album blues, un puzzle di vite. Al centro del racconto, il protagonista Sal, sballottato tra Roma e la sua Littoria, tra il passato e il presente. Un giovane uomo come tanti, apparentemente: un appartamento sporco, una vita solitaria e contemplativa, amori sfuggenti, un futuro evanescente e un passato che resta dietro l'angolo. 
Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista, che si rivolge al lettore come in una confessione: dalla vita quotidiana a Roma, una Roma sorprendentemente attualissima, come attuali sono i temi affrontati, Sal scivola lentamente nella spirale dei ricordi, trascinando il lettore in un viaggio alla scoperta di città italiane, personaggi stravaganti e tristemente ordinari, ricordi di infanzia e bruschi ritorni al presente, per quanto passeggeri. Passeggero è in effetti un aggettivo che si adatta bene alle storie raccontate: qualunque cosa tu faccia, tutto scorre, il tempo non si arresta per nessuno.
Le prime pagine hanno un forte sapore di critica, per quanto disincantata, distaccata e volutamente non impegnata: nella quasi parodica raffigurazione di Sal come un vecchio lamentoso, arroccato nel suo appartamento chiuso, Rigo cela in realtà il segreto di un uomo che, forse, non vuole più sostenere il peso delle sue convinzioni, perché stanco di tutto. Stanco di una crisi economica che rende i poveri solo più poveri e i ricchi solo più ricchi; stanco di uno spread che si traduce solo in un progressivo rialzo della benzina; stanco del berlusconismo, fotografato nel momento del suo tramonto, e di tutta una classe politica fatta di ladri (e ladri erano anche Nenni, Cossiga e Berlinguer, ma loro, almeno, rubavano onestamente). Dalle prime pagine, dal sapore fortemente urbano, metropolitano, emerge una società grigia, solipsistica pure nel suo stesso dolore: erano tutti convinti, dice Sal, che la propria disperazione fosse diversa da quella degli altri.
Con una brusca virata, Sal abbandona Roma e abbandona il presente: i capitoli si fanno più lunghi, si stiracchiano nella nuova forma di racconti, pronti a raccontare, o meglio, a cantare, di vite sparse nel tempo e nello spazio, in una ricercata aderenza al genere musicale blues. La narrazione dunque fa largo a prostitute affascinanti,  saggi cubani, ubriaconi, pugili, tossici e papponi, esplorando un sottobosco bukowskiano, ma anche omosessuali tristi, che ancora muoiono in un paese come l'Italia perché ci si ama tanto da non accettare di essere solo un prurito, e omosessuali stravaganti, protagonisti di vicende surreali. A mutare, di volta in volta, è lo scenario: la Roma diurna e la Roma notturna, la Littoria dai cinema abbandonati, popolati di bambini e vecchi pederasta, persino Matera, città morta per eccellenza, una goccia di storia su un fiume che va. E poi ci sono i campi sconfinati dell'infanzia, cui Sal torna più volte.
Un insieme così variegato di temi, personaggi e racconti potrebbe soffrire l'assenza di un filo conduttore: ciò non toglie che il libro presenta una sua evidente organicità, ne risulta anzi il punto di forza. Un effetto collante ha sicuramente l'apparato stilistico, davvero degno di nota. L'ispirazione al genere musicale blues, già esplicitata nel titolo, si concretizza infatti in un periodare spezzato, frasi secche e brevi, quasi ritmate, che stritola i dialoghi in una forma che talvolta si avvicina al flusso di coscienza, facendo saltare le virgolette. Una scelta stilistica che si adatta bene ai temi affrontati, con il ricorso a espressioni lapidarie di sicuro impatto. A ciò si unisce un'appropriata padronanza linguistica e una notevole ricchezza verbale; spiace tuttavia riscontrare frequenti sviste ortografiche, che nei casi più insistenti rallentano un po' la lettura.
Stimolanti le scelte narrative e tematiche, specie la parte iniziale, dalla maggiore enfasi critica, ma anche in questo caso il giudizio non può essere altissimo per una certa ridondanza e ripetività che poteva essere facilmente evitata; ripetività di situazioni e scenari (specialmente il sapore campagnolo dell'infanzia, che ricorre più volte) e talvolta persino di espressioni uguali, ripetute più volte.
Piccoli ombre, comunque, che non affievoliscono la luce di un'opera prima davvero promettente e che fa sperare bene.
Giudizio:+4stelle+
Articolo di Tancredi
Dettagli del libro
  • Titolo: Littoria Blues City
  • Autore: Paolo Rigo
  • Editore: Edizioni Il Foglio
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • Collana: Narrativa
  • ISBN-13: 9788876063732
  • Pagine: 205
  • Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
Littoria Blues City - Paolo Rigo

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