album cover
Primo album del gruppo giapponese Liv Moon, conosciuto solo tra gli amanti del genere. Il nome del gruppo nasce dal nome d’arte della cantante, Akane Liv, con la parola inglese Moon, parola che formerà in tutti gli album a venire del gruppo il titolo. L’album esce il 16 Dicembre del 2009.
HISUI ~Nephrite~ : la canzone d’apertura dell’album è intensa, misteriosa fino ad arrivare al ritornello dove la cantante sfoggia il suo falsetto e il ritmo accelera. Forse è proprio il falsetto della cantante che mi ci piace poco, ma il resto della canzone, un crescendo di emozioni, mi piace.
Getsuka : squilli di un telefono e un grido. Ecco cosa ci introduce all’ascolto di questo brano, dove nel prechorus sembra esserci un vortice, con atmosfere quasi orientali, che ci catapulta direttamente al ritornello dove anche qui la cantante sfoggia il suo falsetto, argomento su cui possiamo dibattere.
DOUBLE MOON : la traccia che dà nome all’album è accompagnata da un pianoforte iniziale che ci propone la melodia della canzone. Mi piacciono molto le chitarre che si affacciano nel prechorus e, per fortuna, qui falsetti non ce ne sono. I cori nel background rendono l’atmosfera più da pelle d’oca.
The Phantom of the Opera : come è giusto dall’argomento, la musica di questo brano è misteriosa e l’interpretazione della cantante è lodevole. C’è una voce maschile ma sinceramente non so chi sia, comunque è in inglese il testo. Mi fa morire quel rullo di tamburi che si sente all’inizio e durante la canzone.
Interlude ~The river of no return~ : un interludio calmo e tenebroso ci segna il passaggio alla prossima parte dell’album.
A Wish : dopo un interludio del genere, mi aspettavo di balzare dalla sedia invece la cantante ci delizia con la sua voce armoniosa e gentile, per una ballad davvero particolare e dolce. È molto essenziale l’arrangiamento ma rendono il tutto magico.
Oto Nakisakebi : una melodia trasportante e docile anche in questo brano. A differenza dell’altro, la musica “si sveglia”: le chitarre cominciano a suonare senza togliere nulla alla bravura della cantante. L’organo dà un senso di possenza.
Azayaka ni… : con un inizio dal ritmo pop-blues, ad un certo punto il brano si trasforma in una canzone rock, senza lasciare questo ritmo pop orecchiabile. Molto carina ed originale.
Interlude ~Privileged~ : questo interludio ci fa presagire che ci addentreremo in sonorità più forti.
Wild Creatures : e con un brano che sarebbe adatto alla colonna sonora della distruzione della Terra, i ritmi tornano di nuovo vertiginosi e frenetici. Un brano molto carico.
Escape : un brano che mi piace un pochino di più del precedente, che continua il discorso dei ritmi frenetici e decisi. Mi sembra un po’ più armonioso visto che qui trattiamo di una fuga, un brano quindi più dinamico.
Time to say goodbye (con te partirò) : omaggiando l’Italia e la sua musica, il gruppo ha coverato la canzone del famosissimo Andrea Bocelli, dando però un tocco strano al brano. Senza togliere nulla alla cantante, l’arrangiamento con le trombe qua e là o questo velo tenebroso sempre qua e là, bah. Comunque la pronuncia della cantante è buona nella nostra lingua.
Good Night : una canzone che secondo me, per quanto possa essere interessante, è ripetitiva e la voce della cantante sembra galleggiare nell’aria.. insomma, dopo il brano precendente, una canzone quasi simile potevano inserirla prima.
La Luna : un finale di chiusura con i soli vocalizzi della cantante che sembra essere una coda al brano precedente.
Togliendo il finale dell’album, ossia le ultime tre canzoni poco riuscite a mio avviso, l’album è stato piacevole, metal e jrock al punto giusto senza dimenticare ballad davvero belle e godevoli. Un album che consiglio a tutti gli amanti del jrock e del gothic metal.
Voto: 8.4