Livorno eroica

Creato il 05 dicembre 2010 da Renzomazzetti

fucilazione di Maggini.

 Rimaneva in piedi l’eroica Livorno, contro la quale, non bastando le imbelli forze della reazione, fu chiamato un corpo d’esercito austriaco di ventimila uomini, comandato dal generale D’Aspre. I combattenti livornesi non arrivavano a tremila e a poco a poco essi furono abbandonati da tutti gli elementi borghesi, incapaci di affrontare la disperata lotta alla quale si andava incontro. Persino i membri dei Comitati e alcuni ufficiali francesi disertarono all’ultimo momento. Ma gli operai e i lavoratori del porto non cedettero e nelle giornate dell’11 e 12 maggio 1849 resistettero per 16 ore all’attacco di truppe di gran lunga più numerose e sostenute dal fuoco ininterrotto di potenti artiglierie. Alla fine tutte le difese furono infrante e gli austriaci dilagarono nella città, fucilando e massacrando. Alla loro testa vi erano, insieme col D’Aspre, il duca di Modena e la marchesa Boccella, la quale si lamentò perché il cannoneggiamento non aveva cagionato i danni ch’essa sperava. Trecentodiciassette furono i fucilati, e fra essi il prete G. B. Maggini. Va ricordato anche l’eroismo di Enrico Bartelloni, un bottaio livornese che aveva già fatto parte prima della Carboneria poi della Giovane Italia. Carcerato più volte, temuto dal governo, non aveva mai ceduto né alle minacce, né alle lusinghe. Egli aveva organizzato, non appena era scoppiata la guerra d’indipendenza, gruppi armati. Nelle giornate della lotta popolare egli aveva diretto la costruzione e la difesa d’una barricata. Quando tutto fu perduto ed egli avrebbe potuto salvarsi con la fuga, rifiutò di espatriare e il 15 maggio si presentò spontaneamente al generale austriaco e gli disse: < Sono Enrico Bartelloni, repubblicano, e odio gli stranieri che invadono il mio paese! >. Condotto sul luogo del supplizio, i soldati lo collocarono in guisa da colpirlo alle spalle. Ma egli si volse energicamente e presentando loro il petto esclamò: < Colpite qui… Così muore un italiano!…>. E morì gridando: < Viva l’Italia! >. Lo stato d’assedio durò, in Livorno, sei anni.

Tricolore italiano.

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José Saramago.

GLI INQUISITORI

Questo mondo è coperto di pidocchi:

non un palmo di terra non succhiato,

non un segreto d’anima non spiato,

non un sogno non morso ed infestato.

Su quei dorsi pelosi si divertono

tutte le tinte che, in lor, sono minacce:

ce n’è di bruni, verdi e pure gialli,

ce n’è di neri e rossi e di grigiastri.

E tutti s’incarniscono e divorano

sempre all’unisono, avidi, e intenti

a lasciar, come avanzi del banchetto,

sulla terra deserta ossa spolpate.

-José Saramago-


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