Lo avevamo già detto tempo fa: la discesa degli indici di Borsa Usa di inizio anno assomigliava stramaledettamente a quanto avevamo assistito lo scorso anno nella seconda parte del mese di agosto.
Al crollo era seguito un primo rimbalzo, poi una nuova breve fase correttiva, quindi il definitivo recupero.
Una forte ripresa che, tuttavia, per quanto riguarda il Dow Jones, non aveva portato ai nuovi massimi storici, essendosi fermata sotto quota 18.000 punti.
Ed è proprio quanto accaduto nel 2016: crollo verticale per i primi venti giorni, un rimbalzo nei quindici giorni successivi, poi un nuovo calo che durava una settimana, e quindi il definitivo forte recupero che ha portato ieri l’indice più vecchio del mondo a concludere le contrattazioni, nel giorno delle tre streghe, a quota 17.600 punti.
Questo quanto accaduto. Ora viene il difficile: come si muoveranno i mercati azionari nelle prossime settimane?
Guardando il grafico non si scorgono segnali d’allarme, come si può notare infatti dallo scorso 11 di febbraio le candele verdi, ossia le sedute nelle quali il valore di chiusura è risultato superiore a quello di apertura, sono la quasi totalità, quindi dal mercato sembrano arrivare messaggi di “fiducia”, ma …
… ma …
Qualcosa non torna.
E’ il mercato valutario che ci fornisce segnali contrastanti, quindi meglio essere prolissi che eccessivamente succinti, soprattutto quando in ballo ci sono i nostri risparmi.
Lo scorso anno, nei giorni del crollo, il dollaro si deprezzava in maniera significativa arrivando a superare quota 1,16 nei confronti dell’euro, l’inversione di rotta avveniva con il rimbalzo dell’equity iniziato il 25 agosto. Tutto bene quindi, nel senso … la logica è salva.
Al crollo dei listini azionari di inizio anno, invece, non si associa un identico movimento dei mercati valutari, anzi il dollaro inizialmente, incredibilmente si apprezza, poi si stabilizza intorno a quota 1,085 mentre si deprezza solo con l’inizio del mese di febbraio. Un movimento tutto sommato ancora razionale perché nei primi giorni del mese scorso i mercati hanno una “ricaduta” che avrebbe potuto avere effetti devastanti.
Invece, dopo aver toccato il minimo il giorno 11 febbraio, le Borse mettono a segno un forte recupero (+12,4%) salendo costantemente in questi ultimi quaranta giorni, tuttavia il cross Eur/Usd, dopo esser sceso nella seconda parte del mese di febbraio, inverte sorprendentemente la rotta e, con l’inizio del mese in corso, torna a salire, e sale tanto (+4,15%), passando da 1,085 a 1,130. Un movimento del tutto anomalo. Perché accade?
E’ chiaro che la risposta pare scontata, l’economia stenta, arrivano revisioni al ribasso della crescita mondiale e la Fed ci ha ripensato, non aumenterà i tassi con la frequenza prevista, ora si ritiene che per l’intero 2016 i tassi Usa non saliranno più di mezzo punto percentuale, quindi tutto si spiega in questo modo!
O no?!?!?
Perché anche la Bce il 3 di marzo ha comunicato di aver preso decisioni assolutamente sorprendenti portando gli acquisti di titoli dai 60 agli 80 miliardi di euro ed aumentando (cioè diminuendo) il tasso negativo sui deposito che ha portato a -0,40%; tutte misure che avrebbero dovuto avere un effetto fortemente depressivo sulla moneta unica.
Quindi?
Quindi i conti non tornano … la logica non torna.
Ed allora?
Ed allora se non vedete presto tornare a scendere il cambio Eur/Usd, ossia se nelle prossime sedute non vedete un chiaro apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro, sarebbe opportuno uscire alla svelta dal comparto azionario.
Le anomalie, sui mercati finanziari devono durare poco, altrimenti diventano pericolosissime, quindi occorre essere assolutamente vigili, Draghi ha fatto molto, ma, proprio per questo motivo, se funziona … bene! Altrimenti … si salvi chi può!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro