La storia di Enzo Ceccotti, ladruncolo di borgata romana che cade in un barile di materiale radioattivo e ne esce con i poteri, non è una pallida imitazione o un tentativo in realtà autoriale (come era stato Il ragazzo invisibile), quanto un film che centra perfettamente il suo genere: onesto, concentrato, pieno d’azione e, come i film Marvel, di umorismo che prende in giro il suo statuto senza intaccare la serietà della storia. (Fonte: Wired)
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film supereroistico italiano, girato da Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria e Luca Marinelli nel cast.
Uscirà a febbraio nei cinema. Chi l’ha visto in anteprima ne parla molto bene. A quanto pare questa volta abbiamo a che fare con un film di onesto, “pensato” e ben realizzato intrattenimento. Una cosiddetta americanata, ma di quelle fatte bene. Senza demagogia di fondo o scopi pedagogici.
Eppure…
… Eppure i commenti lasciati sulla pagina ufficiale del film mostrano uno scetticismo e un’ignorante, gratuita cattiveria che fa cadere le braccia.
Ve ne riporto qualcuno:
Spero che non sia una cagata che vi vengo a cercare… Non si infanga il mio mito infantile per pubblicità.
L’unica cosa in comune con i robottoni che qualcuno sta cercando è l’espressività della faccia di Santamaria…cmq bel trailer, forse proprio perché non si vede Santamaria.
Sarà una minkiata come il ragazzo invisibile.
Credo sia proprio una cagata. Non si infanga il nome di un mito per pubblicizzare uno pseudo film che non c’entra niente.
Il Film può essere anche il più bello degli utlimi anni (che tra gli italiani non ci vuole molto), ma già che ruba un nome famoso solo per portare gente a vederlo, vuol dire che neanche chi l’ha ideato ha fiducia in esso… complimenti….
Se “lo chiamavano ragazzo de periferia” non lo se lo cagava nessuno. Ma pagate i diritti alla Toei animation e basta con questo hype del caxxo.
E via dicendo.
Per fortuna ci sono anche dei messaggi di spettatori entusiasti e fiduciosi, che riempono il cuore.
Inoltre lo staff social che si occupa della pagina Facebook è davvero in gamba e sta facendo una promozione simpatica, non invasiva, moderna, mai aggressiva.
Ciò detto, pare evidente che oramai qualunque prodotto d’intrattenimento sia ostaggio del popolino incattivito, che si erge a giudice preventivo di qualunque cosa suoni male (a suo dire, ovviamente).
Stroncature e bocciature arrivano ancor prima di aver visto un film o di aver letto un libro. Accade anche, per esempio, per ogni remake annunciato, specialmente se si tratta di qualche classico degli anni ’80.
Da anni ci lamentiamo – io per primo – che in Italia sappiamo produrre solo commedie e drammi esistenziali sui trenta-quarantenni travolti da improbabili turbe amorose. Ora che esce qualcosa di nuovo e di moderno, i cecchini si sono già piazzati, pronti a sparare.
L’unica cosa che è possibile fare per contrastare questa tendenza al massacro è sostenere progetti come questo. E, se poi non si rivelerà valido, criticarlo, ma a ragion veduta.
(A.G. – Follow me on Twitter)