Finalmente, dopo quasi dieci anni di attesa siamo stati riaccolti nelle regioni boscose e austere della Terra di Mezzo. Dieci anni in cui noi affezionati abbiamo “ripassato” i DVD della Trilogia fino a consumarli. E’ inutile negarlo, ci è mancata moltissimo. E nonostante la paura che stavolta Peter Jackson potesse fare qualcosa di meno, attendevamo con ansia il momento di immergerci nuovamente in quell’atmosfera magica eppure reale. Come poteva The Hobbit stare al passo con un capolavoro come Il signore degli anelli? Come poteva Peter Jackson superare il livello altissimo di quei tre film, e non parlo di perfezione tecnica, ma drammaturgica?
Infatti, non ci riesce.
Lo Hobbit è un romanzo d’avventura, dove si seminano alcuni dei temi cari a Tolkien che avranno poi massima espansione nella Trilogia dell’Anello: l’amicizia oltre le differenze di razza, la lealtà, l’amore, la convinzione che “anche la persona più piccola può cambiare i destini del mondo”. Lo Hobbit non è un romanzo di formazione, non ci sono la moltitudine di personaggi, di linee narrative, di piani di lettura che caratterizzano la Trilogia. C’è solo un’ombra dell’Ombra di Mordor e manca quel senso di oppressiva tragedia che intride tutto Il Signore degli anelli. Qui il nemico è reale, tangibile e soprattutto è ancora terreno. Le gesta che nella Trilogia dipartono da una moltitudine di eroi, diversi per elezione e motivazione, nello Hobbit sono concentrate nel carismatico principe dei nani, Thorin, e ovviamente in Bilbo. Certo 13 nani non sostituiscono Legolas e Aragorn, così come il perfido Hazog e i Goblin non hanno minimamente la forza inquietante dei Nazgul. Né un drago che dimora su un enorme tesoro è un nemico ultraterreno come Sauron.

Vengono riproposti quasi immutati i temi sonori della trilogia, legati alla famiglia, alla terra, all’amicizia, che risvegliandosi nella memoria dello spettatore, conferiscono a The Hobbit (vedi il trailer), in cui queste tematiche sono appena abbozzate, una forza aggiuntiva. C’è chi ha considerato questo modo di legare le due opere una mossa “furba” da parte di Jackson. Sinceramente credo sia stato un atto dovuto perché le due opere so

Davvero bravo Martin Freeman (il dottor Watson) a disegnare questo giovane Bilbo Baggins come una persona comune e tranquilla, poco consapevole della propria acuta intelligenza, che non crede a se stesso mentre si osserva compiere imprese impensabili, non per coraggio o smania di eroismo ma solo perché è la cosa giusta da fare. Il suo duello a suon di indovinelli con Gollum è quasi una trascrizione del romanzo. La scena è molto lunga, è vero, ma questo nuovo Gollum è talmente perfetto, strabiliante e vero (con una gamma espressiva più varia di quella di molti attori nostrani in carne ed ossa) che si gode appieno.
Difetti? Forse la primissima parte è un po’ lenta, complice il lungo momento narrante di Bilbo (ma nel romanzo è così), forse alcune scene sono troppo dilatate e la presentazione


PS Ho visto il film in 2D perché non volevo che l’aspetto tecnologico mi distraesse dall’intreccio narrativo e mi riservo una seconda visione nel discusso 3D 48 fps.






