Davvero notevoli le opere letterarie che vedono moderni amanuensi ricopiare intere opere di Tolkien e realizzare edizioni davvero uniche e di assoluto pregio. Penso alle straordinarie, anche artisticamente parlando, opere realizzate da Benjamin Harff che ha trascritto e meravigliosamente illustrato Il Silmarillion oppure Hari Istvan che ha ricopiato, illustrato e rilegato, dopo un immane lavoro, Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Non solo, ci sono anche i libri ‘ri-rilegati’ in maniera unica e originalissima capaci di rendere vecchie edizioni malandate in opere uniche e ricercatissime.
“Ri-rilegare” i volumi è una pratica utilizzata allorquando i libri presentano danni alla rilegatura e alle cuciture ed è necessario un restyling per ‘salvare’ – e a volte migliorare – lo stesso mantenendo comunque il testo originale. Nella mia collezione, ad esempio, trova posto anche una seconda edizione inglese de The Lord of the Rings con cucitura a mano e rilegato con una tela che presenta una mia elaborazione grafica.
Ma come scrivevo il collezionismo porta anche a realizzare opere – quasi sempre in un unico esemplare – che nascono con il solo piacere di averle nella propria biblioteca proprio come il libro oggetto di questo articolo.
L’edizione che vi presento è unica nel suo genere e non credo ve ne sia copia simile nel mondo in quanto nessuno, a mio avviso, l’ha mai stampata in Italia o altrove.
Si tratta dell’esatta riproduzione della prima edizione de The Hobbit pubblicato in UK nel 1937 ma in italiano. La rilegatura, la sovraccoperta, il testo delle due alette, la composizione del testo così come il testo stesso sono l’esatta copia del testo inglese che, negli anni, si è evoluto e trasformato fino a diventare quello che oggi conosciamo e amiamo. Un testo che mai è stato tradotto in Italia in quella versione.
Ma facciamo un passo indietro e partiamo da alcune notizie sull’edizione inglese e successivamente di quella italiana.
La prima edizione de The Hobbit vide la luce in Inghilterra il 21 settembre 1937 in 1500 copie. Il testo era differente da quello che oggi conosciamo in quanto il libro raccontava una storia a sé e Il Signore degli Anelli non era ancora nella mente del suo creatore.
Nella prima edizione troviamo le avventure dell’hobbit Bilbo Baggins dove, per ovvie ragioni, l’anello trovato nella caverna di Gollum non ricopre un ruolo fondamentale se non una parte marginale utile al prosieguo della storia per via della sua capacità di rendere invisibile il portatore dopo averlo indossato. Un comune anello magico che, alla data di apparizione del libro, non aveva nessun ruolo né in quella storia né tanto meno in quelle a venire.
Fu il grande e inaspettato successo del libro a spingere Tolkien – su pressione di lettori ed editore – ad immaginare un sequel con protagonisti gli hobbit. Un lavoro che all’inizio non prevedeva un ruolo fondamentale dell’anello ma che con la stesura del Signore degli Anelli cominciò magicamente ad assumere. La storia della nascita de Il Signore degli Anelli è nota e affascinante e vede il professor Tolkien scrivere e riscrivere interi capitoli e cancellare e introdurre nuovi e vecchi personaggi. Una storia, quella della stesura, lunga ben 16 anni partita probabilmente già nel 1938 e che ha attraversato persino un conflitto mondiale. Agli interessati consiglio, su tutti, la lettura di due volumi “La Realtà in Trasparenza – Lettere 1917-1973” e “La Biografia di Tolkien”, entrambi curati da Humphrey Carpenter.
La pubblicazione de Il Signore degli Anelli, tra il 1954 e 1955, pone seri problemi a Tolkien dal punto di vista narrativo. La nuova opera, infatti, prende spunto da Lo Hobbit del 1937 ed è ad essa legata da quell’anello che in principio ricopriva una piccola parte nell’economia del libro. In particolare c’è un capitolo che “stona” capace di confondere il lettore che si appresta, dopo aver letto le avventure di Bilbo Baggins, a leggere la storia della Guerra dell’Anello. Il capitolo è il quinto “Indovinelli nell’oscurità” dove Bilbo Baggins trova per caso l’Anello che appartiene a Gollum e lo porta via con sé.
Nell’edizione del 1937, la storia del ritrovamento è ben diversa da come la conosciamo. Gollum non è una creatura malvagia e non ha assolutamente intenzione di mangiare Bilbo Baggins e l’anello viene messo da lui in palio nella nota gara degli indovinelli. Leggiamo di Gollum sincero e cordiale che arriva persino a scusarsi con l’hobbit alla fine del capitolo e ad indicargli pure la via d’uscita. È evidente come questa versione sia differente con quella del Signore degli Anelli dove l’Anello corrompe il suo portatore, con un Gollum altamente corrotto dal potere e che ricopre un ruolo centrale nella nuova storia. Per far sì che la storia trovi omogeneità, Tolkien nell’edizione del 1951 riscrive il quinto capitolo in modo che all’uscita del nuovo libro tutto scorresse in maniera omogenea. Di più, trovò un escamotage letterario che vedeva Bilbo, già tentato dall’Anello, mentire a Gandalf sulla storia del suo ritrovamento.
Lo Hobbit, successivamente, vede altre modifiche e correzioni – le ultime sono state quelle del 1966 che ci hanno consegnato l’edizione definitiva – utili ad riallinearlo alla storia della Terra di Mezzo e di alcuni personaggi de Il Signore degli Anelli.
In Italia il libro vede la prima pubblicazione nell’ottobre del 1973 ad opera dell’Adelphi che ne ha acquisito i diritti. Una edizione che ripropone l’ultima versione del 1966 e quindi con il V capitolo corretto.
Ebbene, da collezionista e appassionato di Tolkien, ho pensato di realizzare una edizione italiana che ripropone, in italiano, il testo originale di quella prima versione uscita nel 1937.
Una copia “identica” e mai realizzata in Italia.
È chiaro che il libro non è stato autorizzato ma è una semplice rielaborazione a fini collezionistici che non ha mercato né intende averlo. Non ho intenzione né di venderlo né di riprodurlo in quanto il volume nasce e muore come unico esemplare numerato 1/1. Devo dire che i volumi realizzati da altri appassionati, come quelli precedentemente citati, mi hanno spinto a realizzare il presente volume che mi auguro non offenda o leda i diritti di nessuno.
N.B.
In riferimento ai diritti sottolineo come si sia presa visione della Legge sul diritto d'autore, L. 22.04.1941 n° 633 , G.U. 16.07.1941 aggiornato con le successive modifiche ed integrazioni e in particolare il Capo V Eccezioni e limitazioni (Capo così sostituito dal D.Lgs. 9 aprile 2003, n. 68) Sezione I “Reprografia ed altre eccezioni e limitazioni”, Art. 68 comma 1, che testualmente recita “È libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale dei lettori, fatta a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o diffusione dell'opera nel pubblico.”
Una delle piccole varianti all'edizione inglese originale del 1937 è rappresentata dalla "Casa editrice" che è chiaramente di fantasia "Officine Tipografiche della Contea".
Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien Officine Tipografiche della Contea Unica edizione 1/1 Illustrazioni dell’autore Immagine di copertina dell’autore Rilegato con sovraccoperta
Note di copertina Se vi piacciono i viaggi fuori del confortevole e accogliente mondo occidentale, oltre il Confine delle Terre Selvagge, per poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe, ecco la storia di un viaggio e di questo viaggiatore. il periodo è il tempo antico fra l’Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Bosco Atro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel percorso verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un’epoca trascurata ma molto importante. Infatti il signor Bilbo Baggins andò in visita a vari personaggi di rilievo; ebbe una conversazione con il drago Smaug, fu presente alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto egli era un Hobbit. Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo racconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggins, vi darà un’idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando piuttosto raro. Non amano il rumore
J.R.R. Tolkien è “Rawlinson and Bosworth Professor” di anglosassone a Oxford e membro del Pembroke College. Ha quattro figli e Lo Hobbit fu scritto per loro, e letto ad alta voce durante la loro infazia, che è certamente il modo in cui tutte le storie immortali per ragazzi hanno avuto origine. Ma la fama che ha raggiunto la sua famiglia fu immediata e il manoscritto de Lo Hobbit fu prestato ai suoi colleghi di Oxford che lo lessero ai loro figli.
Anche se presenta profonde differenze, la nascita de Lo Hobbit richiama fortemente Alice nel paese delle meraviglie. Anche in questo un professore di una materia astrusa si diverte, mentre Alice nel paese delle meraviglie è piena di pazze storie, Lo Hobbit è ricco di storie di magia e mitologia tratte da una vasta ed esatta conoscenza dei fatti. Dodgeson [sic] all’inizio non ritenne degno di pubblicazione il suo racconto del paese delle meraviglie e il professor Tolkien - ma non i suoi editori - ancora non è convinto che qualcuno vorrà leggere la sua piacevolissima storia del viaggio di un Hobbit.