Magazine Cinema

Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate

Creato il 07 gennaio 2015 da Misterjamesford
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armateRegia: Peter Jackson
Origine: Nuova Zelanda, USA
Anno: 2014
Durata: 144'

La trama (con parole mie): alle pendici di Erebor si prepara uno scontro di proporzioni epiche. Smaug, il drago liberato dai nani guidati da Thorin Scudodiquercia, è finalmente libero e pronto ad assaltare gli uomini che diedero asilo proprio alla compagnia alla quale si è aggregato Bilbo Baggins, mentre gli orchi preparano un'offensiva da due fronti attratti dai tesori della montagna.
Gli elfi, dal canto loro, paiono pronti a tutto per avere una parte del bottino, mentre nell'ombra Sauron, l'Oscuro Signore, prepara il suo ritorno trovandosi opposto alle forze congiunte di Saruman, Gandalf e Galadriel.La battaglia ai piedi della montagna sacra dei nani si concluderà con un massacro o Thorin rinsavirà in tempo dalla sua sete di ricchezze per salvare il proprio mondo, e forse la Terra di mezzo?E quale sarà, in tutto questo, il ruolo di Bilbo?
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Erano i primi anni novanta e facevo le medie quando conobbi Peter Jackson ed il suo Cinema oltre ogni misura grazie a quella chicca che è ancora oggi Splatters - Gli schizzacervelli.
Venne poi il tempo di Creature del cielo - forse, ad oggi, il suo film effettivamente più completo - dei primi ingaggi americani e de Il signore degli anelli, che in un primo momento osteggiai e dunque finii per considerare l'equivalente moderno di Star Wars: e quell'ex paffuto regista neozelandese divenne, di fatto, una stella.
L'operazione legata ad una seconda trilogia ispirata a Lo hobbit, fin dal principio giudicata come una sorta di maxi marchetta, invece, finì per istillare il dubbio - ancor prima che nel sottoscritto - nei fan più hardcore del buon Peter, contraddetti da un primo capitolo assolutamente all'altezza ed un secondo meno efficace ma comunque valido se non altro grazie al contributo fondamentale del charachter di Smaug, reso magistralmente.
Con La battaglia delle cinque armate Jackson era dunque chiamato a dimostrare che questo suo secondo e certo non fortunato esperimento - la regia era stata destinata, di fatto, a Guillermo Del Toro, che abbandonò il progetto in corso d'opera - non fosse una semplice operazione commerciale, ma un'opera magica e coinvolgente quanto quella che l'ha preceduta: da questo punto di vista, e purtroppo, il risultato è stato senza dubbio fallimentare, figlio di una prima parte troppo raffazzonata e confusionaria, con Smaug relegato ad una decina di minuti di soli effetti speciali ed una coesione non pervenuta, quasi come se la vicenda di Thorin e della compagnia, quella degli umani, di Galadriel e soci intenti a contenere Sauron, degli orchi e degli elfi fossero entità distinte, ed il loro rispondere all'appello del regista fosse solo un mero compitino da portare a casa per conquistare una pagnotta decisamente ricca e saporita.
Con l'evoluzione della vicenda e della battaglia le cose finiscono per migliorare, dando vita ad una parte finale intensa e coinvolgente come avrebbe dovuto essere l'intero film, senza pensare a dover forzare necessariamente un legame con la precedente trilogia - inutile, in questo senso, ad esempio, il riferimento ad Aragorn - e valorizzando sia i personaggi legati all'opera letteraria - Thorin su tutti -, sia quelli inventati a favore del pubblico - l'elfa Tauriel -: la parte dei leoni spetta, paradossalmente, agli orchi di Manu Bennet e soci e ad un Legolas in piena forma action anni ottanta, così come ad un finale in bilico tra malinconia e ricordo dell'ineguagliabile precedente trilogia.
Ma non basta una mezzora di fuoco a ribaltare le sorti di quello che è senza dubbio il capitolo meno soddisfacente dell'intero affresco tolkeniano di Jackson, un'opera che resta valida ed ottima per l'intrattenimento ma che, di fatto, continuerà a rappresentare il rimpianto di qualcosa rimasto di traverso al pubblico come ai suoi autori, un'entità scomoda, più che un veicolo pronto a trasportare audience e non solo in direzione della magia che solo il Cinema può regalare.
Un plauso va, invece, alla chiusura decisamente decisa e tagliata con l'accetta, pronta a creare un legame con il principio de La compagnia dell'anello, lontana dai "duecento finali" che resero noto il pur riuscitissimo Il ritorno del re: onestamente, superata una prima parte in grado di mettere a dura prova dopo una giornata di lavoro, ammetto di essermi comunque molto divertito, e di aver goduto quantomeno delle parti migliori di quello che resta un giocattolone ed uno sfizio - forse inutile, va ammesso - per gli amanti di Tolkien e del fantasy, ma anche della settima arte nella sua accezione più legata all'intrattenimento ed all'utilizzo delle nuove tecnologie.
L'importante è che l'avidità, come insegna Thorin, non entri in gioco.
Perchè in quel caso, si continuerà a perdere tutti, inesorabilmente.
MrFord
"I'll give you all I got to give if you say you'll love me too
I may not have a lot to give but what I got I'll give to you
I don't care too much for money, money can't buy me love."
The Beatles - "Can't buy me love" -

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :