Magazine Cinema
Origine: USA, Nuova Zelanda
Anno: 2013
Durata: 161'
La trama (con parole mie): le peripezie di Bilbo Baggins e la compagnia guidata da Thorin Scudo di quercia proseguono attraverso le terre selvagge mentre nell'ombra il potere di Sauron monta spingendo sempre più per un ritorno del Signore Oscuro ed una nuova guerra.Tallonati dagli orchi guidati da Azog, gli improvvisati avventurieri guidati da Gandalf il grigio giungono ai confini dei territori degli elfi delle foreste, più refrattari al contatto e governati da Thranduil, padre di Legolas: quando lo stregone si separerà da loro per indagare sul ritorno delle forze del male, i piccoli uomini dovranno dare fondo a tutte le loro forze per poter raggiungere Erebor superando insidie e lavorando duramente per mantenere alleanze decisamente instabili, affinchè la missione che si sono prefissati trovi la sua naturale conclusione nell'incontro tra Bilbo ed il drago Smaug, responsabile della rovina dei loro destini.Riuscirà Bilbo a resistere agli impulsi dell'anello e sopravvivere al confronto con un essere leggendario, crudele e letale?
Passano gli anni, e la mia stima per il lavoro straordinario svolto da Peter Jackson rispetto al mondo tolkeniano de Il signore degli anelli - del quale non sono mai stato un fan letterario, lo ammetto - continua inesorabilmente ad aumentare, parallelamente al divertimento che l'autore neozelandese riesce a garantire con ogni suo lavoro, centrando il bersaglio dell'intrattenimento d'autore con una facilità estrema, a prescindere dai fotogrammi al secondo e dagli effetti speciali - sempre incredibili -, riportando di fatto in sala l'emozione che solo negli anni ottanta si aveva la possibilità di vivere attraverso un'incredibile avventura fatta di pellicola.Già lo scorso anno, con Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Jackson era riuscito a lasciare a bocca aperta il sottoscritto confezionando una piccola perla di nostalgia, emozione e meraviglia, e nonostante - come fu, del resto, anche per Il signore degli anelli - con questo secondo capitolo si paghi, di fatto, la sensazione di trovarsi di fronte ad un unica, grande, sequenza di raccordo - pur se ottimamente realizzata - il risultato è una vera goduria per gli occhi, la testa ed il cuore, un viaggio senza respiro, piacevolmente imperfetto e divertente in grado di far passare in un lampo quasi tre ore, costruito prendendosi tutto il tempo necessario per chiudere lasciando di fatto deflagrare - in tutti i sensi - un climax da season finale di serie tv, nel pieno rispetto del meccanismo del "fiato sospeso" che i fan delle trilogie di vecchia data ricorderanno dai tempi de L'impero colpisce ancora.E proprio a Star Wars si lega sempre più l'ex sovrappeso Jackson, che con il binomio Il signore degli anelli/Lo hobbit ha di fatto definito una volta per tutte il suo ruolo di George Lucas della settima arte contemporanea, in termini di impatto, qualità e trilogie, per l'appunto.La cosa curiosa, di questo La desolazione di Smaug, è che si potrebbe parlare del confronto - con ovvie e sacrosante variazioni, in termini di esigenze di spettacolo - e delle variazioni rispetto all'opera letteraria originale, del comparto tecnico come sempre pazzesco, di Orlando Bloom ed Evangeline Lilly clamorosamente invecchiati - pur se truccati in modo da apparire come gli eternamente giovani elfi -, del già citato crescendo che chiude la pellicola lasciando a bocca aperta e completamente sconcertata l'audience, eppure la chiave è tutta ed assolutamente proprio nel drago che battezza l'opera: la creatura appena accennata nel primo capitolo diviene qui una presenza potente e carismatica, resa alla grande da un'animazione che la rende praticamente viva e perfetta interprete del Male rappresentato dall'anello, progressivamente sempre più importante - da qualsiasi punto di vista lo si guardi - per Bilbo, veicolo attraverso il quale si materializzano paure e sconforto di nani ed umani - dunque l'elemento drammatico della storia -, il sopraggiungere di Sauron e, non ultimo in termini d'importanza, lo straordinario lavoro al limite del comico realizzato da Martin Freeman con la sua interpretazione perfettamente hobbit, già cult per quanto riguarda i minuti iniziali del confronto con l'immenso essere sputafuoco.Il coraggio dei mezzuomini tanto decantato nel corso dei tre film de Il signore degli anelli e ripreso in questa nuova trilogia assume, grazie a Bilbo, una dimensione più sfaccettata e complessa, che trova nell'interesse manifestato da Smaug la conferma di quanto possa provare lo stesso pubblico: senza dubbio la materia originale prevede un approccio meno epico e decisamente più fiabesco, eppure non mancano sentimenti, ombre, charachters per nulla positivi divenuti tali quasi più per dovere, che per indole.
E poi, l'anello.I suoi semi ed il suo potere sono tutti qui, e più che nel primo confronto tra Gandalf e gli eserciti di Sauron si trovano nell'accettazione della sua presenza da parte degli elfi "neutrali" e pronti a difendere solo loro stessi così come nello stesso Smaug, così potente eppure così solo, distruttore eppure esiliato in un eremo d'oro che lui stesso ha creato.Non svegliare il can che dorme, recita un vecchio detto.Ma non è detto che il drago - ed il Male - abbiano bisogno di essere destati.In fondo albergano già ampiamente dentro di noi.Piccoli o grandi uomini.
MrFord
"If this is to end in fire
then we should burn together
watch the flames climb high into the night
calling out for the rope, stand by and we will
watch the flames burn over and oh
the mountains sigh."Ed Sheeran - "I see fire" -
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