Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato: recensione del film

Creato il 13 dicembre 2012 da Moviestyle @federicochim

Era il 2002, prima dell’era delle grandi multisala, del 3D inflazionato e delle saghe young adoult, mi trovavo in un piccolo cinema di provincia, che ora non esiste neanche più, in un fila troppo vicina allo schermo per essere legale, quando tutti siamo rimasti incantati dall’avventura di Frondo Beggins e dell’Anello che doveva essere distrutto. Così è iniziata l’avventura cinematografica de Il Signore degli Anelli, tratto dal romanzo di J.R.R. Tolkien. Quando nel 2004 li abbiamo visti festeggiare gli 11 Oscar tutti insieme come una grande famiglia, tutti comprese le centinaia di comparse in collegamento dalla Nuova Zelanda, c’era il gusto agrodolce dell’addio. Peter Jackson, però, dalla Terra di Mezzo non è proprio capace di stare lontano e così arriva oggi Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, primo capitolo della nuova trilogia prequel de Il Signore degli Anelli. 

Lo Hobbit inizia esattamente come La compagnia dell’anello, ovvero, con Frodo e Bilbo impegnati con i preparativi della Festa di compleanno, Elija Wood non sembra invecchiato di un giorno, questa volta, però, il focus è sullo zio che con il suo racconto ci porta indietro nel tempo, 60 anni prima che la Terra di Mezzo ricominciasse a temere l’ascesa di Sauron. Il Male, quello vero, è ancora un ricordo lontano e tutti vivono in pace, a parte qualche scaramuccia con troll, orchi e un enorme drago che per la smania d’oro ha invaso il Regno dei Nani di Erebor, privandoli così della propria casa e ricchezze. Bilbo Beggins (Martin Freeman) vive beato nella Contea, immerso nel cibo, negli agi, conduce una vita tranquilla, senza alcun interesse per le avventure. Di parere contrario è il vecchio amico Gandalf, ancora Grigio, sempre interpretato dal meraviglioso Ian McKellen, e molto più rilassato e spensierato rispetto a come lo avevamo conosciuto; lo stregone, infatti, raduna a Casa Beggins una compagnia di 13 nani, capitanati dal leggendario guerriero Thorin, che coinvolgono il riluttante Bilbo in una missione nelle Terre Selvagge, tra pericoli, goblin, troll e un misterioso Negromante. Meta finale: Erebor e un’epica battaglia con il drago Smaug.

L’impatto visivo della Terra di Mezzo è sorprendente. Nuova e familiare allo stesso tempo. Girato con un’innovativo 3D digitale e un’insolita tecnica di 48 fotogrammi al secondo invece di 24; l’occhio si deve abituare, ma io l’ho molto apprezzato. La sfida per Peter Jackson con Lo Hobbit era quella di rendere epica, almeno quanto la trilogia precedente, una storia che in origine era stata consigliata ai bambini dai 5 agli 8 anni; le motivazioni che spingono Bilbo e i nani a intraprendere questo viaggio sono molto meno nobili rispetto a quelle della Compagnia dell’anello. Non c’è il Male che incombe, ma solo la voglia di riprendersi ciò che è stato strappato da un prepotente e, per l’hobbit, la necessità di liberarsi dalla normalità tediante per vivere un’avventura. Anche i protagonisti sono ben lontani dai leali e gloriosi membri della Compagnia: ci troviamo davanti, infatti, un gruppo di variopinti nani, coraggiosi e grotteschi, con i quali Peter Jackson affida il lato umoristico della storia. Bilbo stesso non è Frodo. Rappresenta l’uomo medio britannico che ama i suoi agi e la vita tranquilla, quando vede un orco, non brandisce la spada, ma muore di paura; ma durante la narrazione è capace di atti di grande umanità e coraggio che sono ancora più incredibili quando arrivano dalle persone più semplici. A portare in scena il personaggio ci pensa l’attore comico Martin Freeman, reduce dal successo della mini serie britannica Sherlock, che regala al suo Bilbo una infinità di espressioni geniali. L’hobbit non parla molto, ma dallo spessore delle espressioni del suo volto, lo spettatore può sempre capire cosa pensa. Dei 173 minuti di film, il valore del biglietto, però, almeno per me, è ripagato dalla scena tra Gollum e Bilbo nella Caverna; tutti già sappiamo cosa è successo ma vederlo accadere così è pura perfezione. Andy Serkis è un genio. Il suo Gollum è qualcosa di troppo orginale, meticoloso ed entusiasmante per non essere sommerso di premi, capito Accademy?!

Da buon fan dei libri di Tolkien e da perfezionista quale è, Jackson ha fatto uno studio profondo e minuzioso della storia per poter regalare agli appassionati un film degno della loro immaginazione, riportando anche personaggi, come Galadriel (Cate Blanchett), Elrond (Hugo Weaving) e Saruman (Christopher Lee), che non sono presenti nel romanzo, ma senza inficiare la verità storica. Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato non è il Signore degli Anelli, e non vuole esserlo, ma perchè le storie hanno una spessore diverso. E’, però, un ottimo inizio del prequel per la meravigliosa storia epica che conosciamo e amiamo e, soprattutto, è un regalo, sicuramente gradito, da parte di Peter Jackson a se stesso e a tutti gli altri fan di Tolkien. 10 anni lontano dalla Terra di Mezzo stavano creando un pò di astinenza e lui ha ricreato la magia. Diversa, ma sempre magica.

Consigliato a: i fan della Terra di Mezzo

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