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Lo – Love is hell

Da Soloparolesparse

Curioso davvero questo Lo – Love is Hell, film di un’estetica superiore alla media e che lascia molto spazio alla sensazione, al’immagine, al pensiero e pochissimo (nulla) al movimento.

Travis Betz è uno che non si spaventa certo di sperimentare e questa volta ne da piena dimostrazione.

Lo – Love is hell

Justin è seduto in una stella a cinque punte disegnata sul pavimento e da lì, grazie ad un antico libro evoca il demone Lo.
Vuole che il demone cerchi all’inferno la sua ragazza April, rapita da un demone che lo ha quasi ucciso.
Il dialogo con Lo è difficile, sempre sul confine dell’inganno.
Risulta però chiaro che April stessa è un demone e riportarla sulla terra è un problema non da poco.
Il finale è sorprendente e non ve lo racconto.

Come vedete la trama non è eccessivamente innovativa, se si esclude il concetto (comunque non esclusivo) di un demone che si innamora di un umano.
La genialità di Betz arriva tutta dalla messa in scena.
La scenografia è più che essenziale. I soggetti si stagliano nel buio dello sfondo, per tutta la durata del film vediamo il dialogo tra Justin e Lo e null’altro intorno. Le uniche interruzioni arrivano dalla ricostruzione della vicenda di Justin ed April, realizzata ricreando un palcoscenico teatrale con tanto di quinte in vista.

Tutto si svolge in questo non ambiente, in un tempo non ben definito.
L’intero film potrebbe essere riprodotto nello stesso identico modo su un palco di un teatrino di periferia, scena finale a parte, l’unica (un paio di minuti) che si svolge in un appartamento.

Lo – Love is hell

Sullo stesso piano è il trucco dei demoni. Ottimo, curato, ma assolutamente artigianale nella realizzazione. E per artigianale intendo fatto a mano con le buone vecchie tecniche dei maestri del make up.
E visto che siamo alle cose tecniche, direi che sono ottimi anche i pochissimi effetti speciali che si vedono.
Luci e musiche fano il resto.

Quello che colpisce è comunque la messa in scena che (pur estrema) non disturba assolutamente ed è estremamente efficace.

E positiva è anche la narrazione perchè Lo è ironico, teso. Le musiche aiutano la tensione a salire ma servono anche a sdrammatizzare con due intermezzi da musical ottimamente inseriti e necessari alla comprensione della vicenda.

Una nota di merito anche per Ward Roberts, spesso costretto a recitare da solo e capace di tirar fuori una forza notevole per espressività e carica emotiva.

Chiusura con i disegni che accompagnano i titoli di coda, anch’essi meritevoli.


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