Apprezzato alla IX edizione del festival del cinema di Roma, “Lo sciacallo – Nightcrawler” è il sorprendente esordio alla regia dello sceneggiatore Dan Gilroy.
La pellicola si basa su un punto fondamentale. Quello della fruibilità dei mezzi: da qualche anno, piattaforme come YouReporter consentono a tutti di improvvisarsi cronisti d’assalto. L’accessibilità del mezzo, la possibilità di istantanea diffusione del prodotto, fanno sì che anche i principali network di informazioni abbiano preso ad attingere a fonti amatoriali che con la tecnologia presente oggi, anche un bambino potrebbe girare un film con una qualità elevatissima.
La trama è di facile comprensione e ben delineata durante tutto il corso del film: Lou non riesce a trovare lavoro. Un giorno assiste per caso a un incidente stradale e ha un’illuminazione: si procura una videocamera e da quel momento passa le notti correndo sui luoghi delle emergenze, per riprendere le scene più cruente e vendere il materiale ai network televisivi. La sua scalata al successo lo rende sempre più spietato finchè, pur di mettere a segno uno scoop sensazionale, arriva a interferire pericolosamente con l’arresto di due assassini.
L’intera pellicola si regge sulla memorabile performance di un Jake Gyllenhaal (la caratterizzazione di questo personaggio deviato e isolato è prossima, per intensità, a quella di De Niro in “Taxi Driver”) dimagrito dieci chili e mai così scatenato ed intenso come nei panni del protagonista: un disoccupato mosso da indomita ambizione.
Se la fine dell’american dream è stata rappresentata su pellicola più e più volte nel corso degli anni, e se anche la forte critica allo sfruttamento dei media può risultare già sentita nella sua notevole efficacia, allora è proprio nel suo personaggio principale che tutta la strutturazione di Nightcrawler risulta potente e fresca. Lo straordinario Jake Gyllenhaal costruisce un inquietante ritratto di una persona disorientata, rifiutata, che trova nell’illegalità la sua sopravvivenza; in Internet la sua istruzione, e nel cinismo più totale la sua ragione di vita.
La modifica italiana del titolo per una volta appare una licenza felice: Lou è sciacallo in quanto si avventa sulle vittime della violenza altrui per cibarsene a proprio uso e consumo.
“Lo sciacallo” stupisce perché esente dai principali limiti delle pellicole dirette da autori che nascono come sceneggiatori. Di solito in esse alla cura del plot e dei dialoghi non corrisponde eguale brillantezza nella messa in scena. La pellicola si distingue invece per il vivido impianto scenico, in cui una fotografia dai colori saturi accompagna efficacemente il ritmo trafelato della narrazione.
La punta dell’iceberg del film è in realtà lo spunto per riflessioni enormi, gigantesche, sul giornalismo, sulla superficialità, sull’etica sociale andata al macero da (pre)concetti ormai intrinseco nei comportamenti di ogni essere umano e, di conseguenza, nel “sistema”.
Mai banale, mai scontato ma soprattutto mai ridondante, “Nightcrawler – Lo sciacallo” è un film potente che trova le sue certezze nel suo protagonista e in un apparato tecnico-scenico tanto sobrio quanto completo.
Cosa dire di più? Ad oggi questo film è una ventata di novità in un sistema cinematografico ormai deteriorato da remake e reboot. Jake Gyllenhaal merita assolutamente una candidatura agli Oscar.
FABIO BUCCOLINI