Lo sciopero dei pomodori

Da Astonvilla

La protesta è nata subito dopo l'assemblea sindacale tenutasi sabato sera presso la masseria Boncuri, con la Flai e la Cgil Provinciale di Lecce. Gli immigrati chiedono il rispetto della paga sindacale, tra i 6 e i 10 euro a cassone di pomodori, mentre ora per riempire un cassone di 100 chili vengono pagati 3,5 euro. In più alla fine della giornata il "capo nero" che li ha chiamati a lavorare esige 3 euro più 5 euro per il trasporto. «Una giornata di oltre 10 ore di lavoro sotto il sole, dunque, frutta loro meno di 20 euro. Sono tutti vittime del caporale etnico o nostrano - spiegano Giuseppe Deleonardis e Antonio Gagliardi, rispettivamente segretari della Flai Cgil Puglia e Lecce - che riscuotono il pizzo da parte dei lavoratori, per il semplice fatto di averli chiamati a prestare lavoro, quindi perpetrando un ricatto e un reato».
Da vent’anni in queste campagne si assiste ad uno strutturale e diffuso fenomeno di sfruttamento di centinaia di stagionali migranti. Le condizioni di indigenza e la drammatica precarietà in cui vivono li spingono a sperare, ogni mattina, di essere reclutati dai caporali per paghe da miseria. La quantità di forza lavoro disponibile eccede di gran lunga la reale necessità di impiego, producendo un effetto di livellamento verso il basso dei compensi e della qualità delle condizioni lavorative. In altri termini, per ogni migrante che rifiuta di lavorare per pochi euro l’ora, ce ne sono altri dieci pronti ad implorare di essere reclutati pur di guadagnare almeno i soldi per mangiare..
"La vita degli immigrati nella Masseria Boncuri è difficile. Vivono in tende sistemate intorno ad una fontana. Ma, anche per la crisi in nord Africa, quest'anno sono oltre 400 e, nonostante l'impegno dei volontari, non ci sono abbastanza tende per ospitarli. La protesta - spiega Anna Caputo dell'Arci di Lecce- è scattata all'ennesima richiesta di lavoro aggiunto, a fronte di una paga ridicola: 3,5 euro a cassone, per oltre cento chili di pomodori raccolti». Una protesta, dice ancora la rappresentante Arci, che va sostenuta per difendere la dignità degli immigrati-lavoratori e per vanificare il ricatto del caporalato che «cerca di fare leva sul maggior bisogno di qualche extracomunitario per spezzare l'unità dei manifestanti».

Grazie al lavoro sinergico tra il sindacato e l'Associazione di volontariato Finis Terrae, che gestisce il campo anche questa sera alle 20 è prevista un'assemblea all'interno della masseria, per proseguire la protesta. Il caporalato, spiega ancora la Cgil "è, infatti un fenomeno inafferrabile, che vive di clandestinità, che in parte si autoalimenta, e per tali ragioni è necessario combatterlo attraverso una legislazione adeguata, a partire dal disegno di legge presentato da un gruppo di senatori prima firmataria la senatrice pugliese Colomba Mongiello per rendere il caporalato, reato penale". Ma è necessario anche, prosegue il sindacato "portare avanti la lotta al lavoro nero, a tutte le forme di illegalità ed al sistema di impunità fortemente presenti nel sistema, introducendo norme trasparenti in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro quali le liste di prenotazione. Inoltre, va intensificata l'azione di contrasto al lavoro nero ed irregolare da parte degli organi ispettivi con azioni mirate in campo e che prevedano azioni sinergiche repressive e intervento con revoca sui finanziamenti pubblici e agevolazioni contributive".

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