Lo scorso anno uscì sul Journal of the National Cancer Institute un articolo che segnalava la necessità che le persone potessero prendere delle decisioni informate riguardo l’eventuale effettuazione di controlli per cancro.
Questo articolo ha provocato delle interessanti riflessioni di Carole Schroeder, professore associato emerito alla University of Washington School of Nursing di Seattle. Prendendo in considerazione gli screening per cancro al seno e alla prostata, la Schroeder osserva una differenza sostanziale tra i generi sessuali sia nelle linee guida che nella pratica medica. Nel caso degli uomini, si raccomanda che possano prendere la decisione di testarsi per il tumore alla prostata dopo una discussione col medico. Alle donne, invece, viene “prescritto” di fare la mammografia ogni anno dopo che hanno superato i 40, senza alcun confronto medico-paziente.
Eppure, per entrambi gli screening negli ultimi anni si stanno dibattendo rischi e benefici e si sollevano dubbi sull’opportunità e l’utilità di effettuare tali controlli.
Per la Schroeder questa disparità di trattamento è semplicemente sessismo. È socialmente più accettabile che si dica quel che deve fare a una donna piuttosto che a un uomo. Quest’ultimo deve essere informato e solo dopo può decidere. Le donne hanno bisogno che ci si prenda cura di loro e quindi viene loro indicato di sottoporsi allo screening per il tumore al seno senza tante chiacchiere. Invece, secondo gli stereotipi, gli uomini sono in grado di prendersi cura di sé e quindi viene loro consigliato di valutare razionalmente insieme al medico i pro e i contro del test.