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Lo scrittore che non legge (nemmeno i bandi)

Creato il 29 novembre 2010 da Mcnab75
Lo scrittore che non legge (nemmeno i bandi)

Dopo un bel po' di tempo torno sulle solite diatribe riguardanti la scrittura.

Il mio parere sul cosiddetto “editore medio” italiano lo conoscete. Vale la pena ribadirlo? Ma sì, dai: l'editore medio italiano è un mediocre imprenditore che a volte (ma non sempre) sa fiutare l'odore dei quattrini facili, ma che difetta in preparazione specifica, in meritocrazia e in coraggio propositivo. Senza considerare l'incredibile livello di arretratezza rispetto ai vari corrispettivi anglosassoni, francesi (etc etc).

Ovviamente le eccezioni – che esistono – nobilitano il settore e offrono un salvagente a questo Titanic alla deriva che è l'editoria del Belpaese.

 

Da un altro punto di vista però bisogna anche dire che “l'aspirante scrittore italiano” non brilla certo per particolari pregi.

 

Molti appartenenti a questa categoria pensano di essere novelli Hemingway. Dopo aver aver pubblicato mezzo racconto su un'anonima antologia con la casa editrice “Il cortiletto di casa” ambiscono a Mondadori o Einaudi.

Non sopportano gli appunti, le critiche, i suggerimenti.

Subissano gli editori di romanzi dal valore prossimo allo zero che, puntualmente rifiutati, vengono poi spacciati per capolavori incompresi.

Pensano che le loro autobiografie siano eventi imperdibili da condividere col resto del mondo.

Pubblicano su ebook salvo poi dire che gli ebook sono da sfigati, solo perché nessuno si fila i loro.

Partecipano a concorsi che, se non vincono, è perché la giuria è corrotta, oppure incompetente. Oppure incompetente e corrotta, per non farsi mancare nulla. Anzi, a dirla tutta spesso e volentieri nemmeno si danno la briga di leggere per intero il bando del medesimo concorso.

 

Un esempio (dal bando di Ucronie Impure): “A mia totale discrezione creerò una raccolta-ebook coi racconti finalisti (tutti, extra-podio compresi), la quale verrà distribuita gratuitamente in formato digitale sotto licenza Creative Commons. Partecipando al concorso prendo atto della vostra accettazione della suddetta clausola.”

 

Mi sembra chiaro, no? Allora spiegatemi perché mi arrivano una o due mail a settimana, in cui mi si chiede con quale editore verrà pubblicata l'antologia del concorso.

L'ultima di queste richieste l'ho scaricata ieri. Non ho risposto. Non risponderò. La congenita ottusità non merita spreco di tempo.

Regola che vale sia che si tratti di giovani e incompresi Hemingway, sia che si tratti di editori che chiedono denaro o che per pubblicare un racconto chiedono di acquistare venti copie di un'antologia che leggeranno solo parenti (stretti) e amici (comprensivi).

 

In giornata si parla d'altro, che forse è meglio.

 


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