Divertente, dissacrante e irriverente. Questi gli aggettivi che desidero attribuire a Lo scrittore deve morire. Epiche gesta di due aspiranti autori di best seller, di Gianluca Morozzi e Heman Zed, Guanda. Un’odissea incredibile capace di descrivere i principali stereotipi del mondo della letteratura portandoli all’estremo; un urlo liberatorio rivolto ai vari cliché come il best seller italiani, le presentazioni letterarie, i circoli culturali, i critici. Nel mezzo una giusta dose di ironia tra giovani rampanti e vecchi, persi nel loro improbabile passato ma capaci di azioni decisamente inusuali.
L’avventurosa storia inizia con la geniale idea di un editore, idea che a causa di un mix di alcol e antidepressivi viene per errore commissionata contemporaneamente a due scrittori, Francisco Portali e Ladislao Tanzi, due scribacchini falliti. Quando il folcloristico editore si ritrova i due dattiloscritti sulla scrivania, senza perdersi d’animo improvvisa una sorta di puzzle, un capitolo a ciascuno per non fare torti, nel mezzo delle discutibili poesie, poesie scritte dall’inquietante Lothar, Ufficio Stampa e criminale. La creativa operazione da vita a un romanzo, Un premio da tredici, una storia illeggibile e, a detta degli stessi autori, uno schifo.
Ovviamente un best seller che si rispetti necessita di un tour di presentazione, inizia così un viaggio dantesco, nel senso di infernale, che vede i due scrittori alle prese con le più esilaranti caricature italiane e le stramberie poetiche di tale Lothar.
Tappe del tour, non le principali librerie delle maggiori città italiane, certo che no; i paesi di periferia, estrema periferia, si rivelano le uniche scelte del fantomatico Ufficio Stampa, distribuiti senza alcuna logica geografica, nord, sud e poi nuovamente nord, e ritorno al sud, e così via. I due eroi si ritrovano a presentare lo schifo in librerie definitivamente fallite, locali ambigui, festival dei naziskin, prigioni e circoli letterari quanto meno creativi.
Nel mentre un eccentrico critico letterario decide di accompagnare gli autori, per aiuto e per divertimento, purché gli si permetta di ricordare i bei tempi e di mangiare all’ora dovuta.
Gli scrittori non accennano a morire, sparire si, ma, forse per speranza, o per noia, accettano un susseguirsi di stranezze, fino a vivere come improbabile scherzo del destino una recensione inspiegabilmente positiva, che riesce da sola a far cambiare le sorti della loro instabile vita.
Lo scrittore deve morire è un modo decisamente divertente per raccontare le incredibili sfaccettature che spesso si manifestano nel settore dell’editoria; gli autori non risparmiano nessuno, dal genio creativo di chi scrive, all’editore, la comunicazione, il critico, il lettore, la distribuzione, il circolo culturale, fino alla sveglia amante dello scrittore.
Il mio lavoro, quello vero non il blog, si concentra sulla Comunicazione e Ufficio Stampa, settore Editoria, non assomiglio a Lothar, ma, giuro, un po’ pazza lo sono anch’io.
No che non è semplice, vorrei aggiungere. Non è un cazzo semplice essere in giro per l’Italia da dieci giorni e aver vissuto assurdità che di solito uno non vede manco in una vita. Non è proprio semplice chiederti perché, per cosa, per chi, da dieci giorni stai massacrando la tua dignità.
Ridere grazie a un libro, è, credo, una conquista assoluta. Quindi, se desiderate concedervi qualche ora di divertimento assoluto consiglio Lo scrittore deve morire, senza esitazione alcuna.
Titolo: Lo scrittore deve morire. Epiche gesta di due aspiranti autori di best seller
Autore: Gianluca Morozzi e Heman Zed
Editore: Guanda
Anno: 2012
Prezzo: Euro 18,00; eBook Euro 13,99