Cos’è in definitiva un libro? È la lungagnata di un essere umano che non fa altro che dire e dire e dire per un’infinità di pagine senza mai tirare il fiato né dare la possibilità di replica al povero lettore inerme. Lo scrittore, anche il più taciturno degli scrittori, al fondo della sua indole è un logorroico. Ora sento che in giro si fanno cose come le letture integrali di opere letterarie, cioè invitano l’autore (se è vivo e se gli va, se è morto invitano un attore o uno che insomma legge senza farfugliare), lo mettono davanti a un leggio e a una platea di autolesionisti e si va avanti fino a notte fonda con la lettura del libro. Qualche volta lo fanno in certi speciali radiofonici, ma lì devi essere un autore davvero importante, altre volte in occasione della registrazione di un audiolibro, cosa – gli audiolibri – assolutamente benedetta. L’altro giorno ero alle prese con la revisione di un racconto di una quarantina di pagine e come faccio sempre quando revisiono un testo l’ho letto ad alta voce. Voglio dire, stavolta l’ho letto tutto d’un fiato ad alta voce, ossia dall’inizio alla fine, e nonostante fossero una quarantina di pagine mi è sembrata una cosa al limite. Allora mi sono chiesto come diavolo fanno a leggere per esteso lavori di cento, duecento, trecento pagine, e come fanno soprattutto a stare lì ad ascoltare per cento, duecento, trecento pagine. Però il mio limite è che ho una capacità di ascolto davvero ridotta, e me ne accorgo soprattutto quando partecipo a certe presentazioni in cui arriva il momento in cui si legge un brano del libro, e di solito gli autori scelgono di leggere brani lunghi come quaresime ma che evidentemente a loro piacciono un mondo, e io perdo l’attenzione pressappoco dopo un minuto e mezzo. La verità è che la lettura integrale di un libro, fatte salve poche e circostanziate eccezioni, è il momento supremo in cui un autore prende coscienza della propria logorrea.
Magazine Società
Potrebbero interessarti anche :