Metti una piccola cittadina della Svizzera e uno scrittore di gialli che, all’uscita di una conferenza, accetta il passaggio in macchina di un anziano commissario di polizia… Metti che dopo qualche imbarazzo il silenzio tra i due lasci il posto al racconto di un caso di omicidio che risale a ben 40 anni prima…
Comincia così, La promessa - Un requiem per il romanzo giallo di Friedrich Durrenmatt (che si scrive con la dieresi sulla u, lo so, solo che non la trovo sulla tastiera), scrittore svizzero che amo con fedeltà che resiste agli anni (sarà che lo frequento con garbo, senza strafare) per un piccolo grande libro, sconvolgente per lucidità, asciuttezza, capacità di dissacrazione.
No, non è un giallo, perché tutti i gialli esigono un omicida, una soluzione acclarata e condivisa… E qui se non ci si arrende è solo per una promessa fatta a se stessi, una promessa che è un’esigenza giustizia, e poco importa se per essa ci si perderà in desolati paesaggi morali, se si dovrà stare attenti ad abissi di insensatezza…
Un libro a cui ritorno, per vaccinarmi contro l'idea che nella letteratura, soprattutto nella letteratura di genere, sia stato già detto tutto. Fa bene ogni tanto leggersi un libro che fa saltare convenzioni e attese. Come fa questo libro, dichiaratamente fin dal sottotitolo, per sovvertire i luoghi comuni del giallo. E sembra che ne seppellisca anche la possibilità: e invece no, invece regala nuova linfa.
E' un libro che ha i suoi anni, ma che fa bene tener ben presente ogni qual volta si grida al nuovo grande autore di gialli, alla novità che scaccia tutto quello che c'è stato prima. Una buona cura contro il legittimo disamoramento.
Ma anche un libro che con le sue domande ci porta al centro delle nostre esistenze. Basterà mai un’indagine di polizia a restituirci la verità? Interrogativi così non implicano solo un investigatore, un delitto, un omicida.