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Lo scudo anti-missile richiede una risposta più dura da parte russa

Creato il 03 aprile 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Lo scudo anti-missile richiede una risposta più dura da parte russa

Riassumendo l’incontro a margine del vertice sul nucleare di Seoul, Dmitrij Medvedev e Barack Obama hanno riconosciuto di comune accordo di aver fallito nell’intento di trovare una posizione comune sulla questione globale più grave, ma ancora irrisolta – la creazione di una sorta di difesa anti-missili balistici (AMD) in Europa “cooperativa” tra Russia e USA/NATO.

Il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto un “time out” fino alla fine della campagna presidenziale nordamericana. Ha anche accennato che, se rieletto a novembre, avrebbe avuto una “maggiore flessibilità” riguardo alle prospettive di cooperazione bilaterale nella difesa missilistica. Dmitrij Medvedev e Barack Obama si sono limitati a concordare di proseguire, nei prossimi sei-otto mesi, nelle consultazioni (ma senza colloqui su ampia scala) con la partecipazione di tecnici esperti.

In realtà l’incontro ha avuto lo stesso risultato nullo dei colloqui a Honolulu nel novembre 2011, seguiti dalla ben nota dichiarazione del Presidente russo che elencava le misure tecnico-militari da adottare in risposta al proseguimento della costruzione dello “scudo missilistico” USA-NATO in Europa, pur ignorando le preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza. Ancora non è noto quanto siano serie le intenzioni di Washington di discutere di difesa missilistica europea con la Russia. Le speranze che Mosca aveva di raggiungere un accordo concreto con gli Stati Uniti per la fine dello scorso anno e prima dell’allora prossimo evento a Seul e del vertice in maggio della Nato a Chicago, stanno scomparendo.

Sembra che Washington abbia intenzione di continuare a dispiegare infrastrutture di difesa missilistica sul continente europeo e intorno ad esso, utilizzando il rinvio delle deliberazioni a suo vantaggio: il suo piano era già finalizzato e concluso molto tempo fa. In primo luogo, non si sa se Barack Obama continuerà ad essere il capo di Stato e il Comandante Supremo delle forze armate. E se anche fosse rieletto, quale sarà la sua posizione sulla questione della difesa missilistica? Continuerà a procrastinare come fa attualmente? In secondo luogo, quale sarà la posizione di un Presidente repubblicano in caso di vittoria? In realtà quasi tutti i senatori repubblicani sono sfavorevoli a cambiamenti nella posizione degli Stati Uniti sulla difesa missilistica o a prendere in considerazione le preoccupazioni della Russia. Proprio di recente 43 dei 47 senatori repubblicani hanno firmato una lettera di avvertimento a Obama, dicendo che non sosterranno delle eventuali limitazioni relative allo schieramento della componente di difesa missilistica europea, nel caso in cui l’attuale amministrazione si presentasse con una tale opzione.

Ricordiamo che durante le discussioni sulla ratifica del nuovo trattato START 3 sulla riduzione e limitazione della armi strategiche offensive, Barack Obama aveva assicurato i senatori che in nessun caso avrebbe introdotto delle limitazioni “qualitative o quantitative” all’infrastruttura ABM o sacrificato gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Un missile intercettore SM-2
La prima fase del cosiddetto piano di difesa missilistica EPAA (European Phased Adaptive Approach) è stata raggiunta con successo nel 2011, la fase successiva del programma è tuttora in corso. La principale caratteristica della prima fase dell’EPAA è stata il raggiungimento della capacità iniziale di colpire missili a corto e medio raggio e persino a raggio intermedio (tra cui missili di gittata di 3.000-5.500 km), grazie soprattutto allo spostamento sulle coste europee della componente marittima di difesa anti-missile, il cosiddetto sistema Aegis, un sistema integrato multifunzionale di comando e controllo con intercettori SM-2 e SM-3.

Incrociatore della classe
Vale la pena sottolineare che gli Stati Uniti sono da lungo tempo leader nei sistemi di difesa anti-missile marittimi. All’inizio del 2012 vi erano nell’inventario della Marina statunitense 24 navi completamente attrezzate col sistema Aegis (5 incrociatori della classe “Ticonderoga” e 19 cacciatorpedinieri della classe “Arleigh Burke”). Inoltre secondo il programma navale a lungo termine degli Stati Uniti (2011-2041) 84 navi verranno aggiornate per acquisire le capacità del Aegis: 10 dei 22 incrociatori e praticamente tutti i cacciatorpedinieri (74 navi).

La componente navale della difesa anti-missile sta acquisendo sempre più importanza nell’architettura globale della difesa anti-missile. I piani in vigore prevedono un aumento del numero di intercettori SM-3 a partire dai 111 del 2011 fino a 436 nel 2015 e 515 nel 2020 (non 50 come sostengono alcuni esperti russi!). Un incrociatore “Ticonderoga” o un cacciatorpediniere “Arleigh Burke” dotati di sistema Aegis sono in grado di lanciare fino a 30 intercettori SM-2 o SM-3 (nelle numerose varianti). Siccome il numero complessivo di tali navi “intercettrici” dovrebbe crescere fino a 84, la forza complessiva di missili intercettori marittimi supererà le 2500 unità.

Inoltre, le attrezzature di comando e controllo di difesa anti-missile NATO sono state costruite durante l’implementazione della prima fase del piano EPAA. I sistemi di pre-allarme sono stati aggiornati, e sono stati installati nuovi radar. A differenza di altri programmi militari, la difesa nazionale anti-missile e la sua componente d’oltreoceano (europea) restano immuni ai tagli di bilancio; le spese al contrario mostrano una tendenza costante alla crescita.

I più stretti alleati di Washington, al di là dei membri della NATO (come Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Romania) stanno aderendo entusiasticamente al programma. Ad esempio il Giappone, uno Stato neutrale che è diventato membro de facto dell’alleanza molto tempo fa, ha contribuito ad una svolta tecnologica per migliorare la capacità degli intercettori. La tecnologia è stata in seguito utilizzata con successo dagli Stati Uniti. Inoltre anche Australia e Corea del Sud sono da lungo tempo partner per lo sviluppo della difesa anti-missile. E’ stata creata nelle immediate vicinanze della Russia una sofisticata architettura di difesa missilistica multistrato che ingloba Europa e Asia. La sua caratteristica principale è che in caso di emergenza sulla scena internazionale, l’architettura interagirà più strettamente con gli Stati Uniti e le potenzialità nucleari tattiche e strategiche della NATO.

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Date le circostanze la Russia ha bisogno di prendere una posizione più dura e risoluta in difesa dei suoi interessi di sicurezza nazionale. Il tentativo di Washington di imporre discussioni sulle armi nucleari tattiche e renderle parte del programma separandole dai piani di difesa anti-missile deve essere respinto. Il dispiegamento della difesa anti-missile insieme con i partner della NATO e con alcuni alleati asiatici dovrebbe essere preso in considerazione nel delineare il modello dei futuri colloqui sulla riduzione delle armi strategiche offensive.

Infine, la Russia dovrebbe inasprire la sua risposta tecnico-militare e diplomatico-politica nei confronti degli Stati Uniti, nel caso in cui questi ultimi non si rendessero conto in che tipo di avventura stanno spingendo il mondo, sviluppando e installando praticamente ovunque i loro sistemi di difesa missilistica ed esaltando così la loro potenzialità nucleare. Una lunga esperienza nel controllo degli armamenti testimonia che Washington continua a non capire il linguaggio educato della diplomazia, ma solo azioni pratiche tecnico-militari che lo mettano di fronte anche alle sfide complesse per la propria sicurezza.

Mentre gli esperti tecnici statunitensi e russi resteranno a discutere di alcuni aspetti della difesa anti-missile fino alla fine di quest’anno, sarebbe opportuno avanzare una proposta semplice ma logica (se tale proposta non è già stata presentata alla Casa Bianca): congelare gli ulteriori dispiegamenti della difesa missilista della NATO e degli Stati Uniti in Europa fino al termine del lavoro degli esperti. Ciò renderebbe senz’altro i loro sforzi più costruttivi.

(Traduzione dall’inglese di Giulia Torresin)


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