Cosa. 1 Vocabolo generico che sostituisce un termine proprio, concreto o astratto, ricevendo determinazione dal contesto: la c. migliore; le c. del mondo; in uso assol. indica una realtà ancora informe, non ben individuata || chiamare le c. con il loro nome, dire le c. come stanno, parlare chiaramente, schiettamente | avere qualche c. contro qlcu., provare rancore | credersi chissà c., darsi delle arie | avere le proprie c., con valore eufemistico, le mestruazioni
Io me la ricordo la mia insegnante alle scuole elementari (“la maestra”, la chiamavamo) che riprendeva tutti noi della classe se scrivevamo cosa e cose. Faceva il suo lavoro. Cercava di evitare che fin da bambini potessimo impigrire il pensiero e la riflessione. Perché si sa: le cose sono tutto e sono niente. Poi si cresce, si è spesso di corsa e non si ha il tempo di formulare discorsi arzigogolati o espressioni particolarmente forbite. E diciamo anche appropriate, che con cose pensiamo di cavarcela sempre rischiando invece di non far capire nulla al nostro interlocutore. In questi anni, seguendo molto Il Post e il suo direttore, mi sono accorto che locuzioni del tipo raccontare cose o spiegare cose sono state sdoganate (prendo questo post a mo’ di esempio) da un linguaggio prolisso e talvolta troppo ricercato di tanti spocchiosi giornalisti. E sapete che c’è? Le cose raccontate sono persino piacevoli alla lettura. Lo sdoganamento delle cose è una cosa fighissima.