(Mission: Impossible – Rogue Nation)
Regia di Christopher McQuarrie
Le avventure di Ethan Hunt non hanno mai fine. Oltre a dover sfuggire al proprio Governo, che ha deciso di sciogliere l’IMF, la spia si trova a dover anche fronteggiare una pericolosa organizzazione segreta detta Il Sindacato, che ha piani di conquista del Mondo. Affiancato dai colleghi “fuorilegge” dell’ IMF e da un’affascinante quanto enigmatica spia britannica (Rebecca Ferguson), il nostro Ethan dovrà, per l’ennesima volta, sconfiggere i cattivi.
Dopo 19 anni dal capostipite diretto da Brian De Palma, Tom Cruise (anche produttore) torna nei panni del Bond a Stelle e Strisce in questa quinta Missione Impossibile che, lo dobbiamo dire, appare completata appieno. Il 47enne Christopher McQuairre, dopo il pregevole Jack Reacher, torna a dirigere Tom Cruise in quello che è probabilmente il miglior episodio del Franchise. Il Premio Oscar per la sceneggiatura de I Soliti Sospetti, scrive e orchestra con polso e ironia una storia davvero impossibile; i colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro e l’adrenalina è bilanciata alla perfezione con la leggerezza (Simon Pegg e un sempre più autoironico Jeremy Renner danno brio ai momenti leggeri).
Il pregio di questo quinto episodio sta dunque nella sua “leggerezza di fondo”, una saga che ha capito che l’arma vincente è il non prendersi troppo sul serio e far divertire il pubblico in un mix di action, umorismo e spy story vecchio stile che da quell’inebriante sapore retrò a tutta l’ operazione (in questo grandi meriti anche alla colonna sonora tutta ottoni tamburi di Joe Kramer che sembra farci tuffare in una storia anni ’50). Il cast è azzeccatissimo, con un Cruise mattatore e in forma splendida nonostante le 53 primavere, la svedese Rebecca Ferguson tiene con fermezza il primo ruolo femminile davvero “cazzuto” della saga e lascia negli occhi dello spettatore maschile il suo splendido stacco di gambe.. Renner ha forse trovato la sua dimensione attoriale in ruoli più ironici? A giudicare da questo film pensiamo che ciò in futuro possa calzargli a pennello, Simon Pegg non ha bisogno di presentazione nello spassoso ruolo del “tecnico” Benji e diamo il benvenuto alla new entry Alec Baldwin, odioso ma simpatico direttore della CIA.
I villains sono “cattivi” quanto basta per il genere; ottimo il Solomon Lane interpretato dal britannico Sean Harris, che sembra esportato di peso da una pellicola spionistica anni ’70, e plauso alle location sparse per il mondo che fanno da cornice ad almeno tre scene che restano davvero negli occhi.
L’incipit su cui è stato giocato tutto il lancio pubblicitario è da brividi: un Cruise senza stuntman appeso ad un aereo lascia il segno. Applausi per la sequenza dell’attentato all’Opera di Vienna in cui McQuairre cita l’ Hitchcock de L’uomo che sapeva troppo e la Turandot di Puccini fa da perfetta e sola colonna sonora alla scontro silenzioso tra Hunt e uno dei sicari. Da ricordare l’inseguimento a Casablanca girato magistralmente, sia nella parte in auto che nella spettacolare parte motociclistica e il finale in una nebbiosa e notturna Londra che pare uscita da un noir.
Vale il prezzo del biglietto? Assolutamente. “Dovrebbero fare più film così” scrive entusiastica in questi giorni la critica americana, e noi siamo completamente d’accordo. Azione, ironia, adrenalina e fumetto si uniscono in Mission: Impossible. Rogue Nation. Non sarà un Bergman, e nella durata (forse troppi 132 minuti) troviamo l’unica vera pecca, ma nel Cinema c’è bisogno anche di… Impossibile.
Questa recensione si autodistruggerà fra 5 secondi…
Voto 4 su 5
Matteo Merlano