Magazine Diario personale
Chi era questa figura che è diventata, addirittura, un modo di dire?
L'identità di questo uomo diviene, agli inizi del '900, un vero e proprio caso giudiziario e di cronaca.
In realtà: il suo nome è Giulio Canella, professore e studioso di filosofia nato a Padova nel 1881. Figlio di un letterato, una volta terminati gli studi si trasferisce a Verona dove diventa direttore di una scuola Magistrale. Nel 1909, insieme ad Agostino Gemelli (religioso francescano, medico, rettore e psicologo, fondatore dell'Università Cattolica di Milano, dell'Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo e dell'Opera della Regalità. Contemporaneo di Canella, ottiene la laurea in medicina presso l'Università di Pavia. Il relatore della sua tesi fu il premio nobel Camillo Golgi (primo italiano insignito dal Karolinska Institutet di Stoccolma per il Nobel per la Medicina nel 1906. Professore di istologia e patologia generale ) fonda la "Rivista di filosofia neoscolastica" e nel 1916 fonda il giornale il"Corriere del Mattino" di carattere cattolico.
o Bruneri Mario, tipografo torinese del 1886 anarchico senza fissa dimora ricercato nel 1922 per truffa e lesioni.
Chi è tra i due?
La storia inizia nel 1916 e, precisamente il 25 novembre quando a Nikopole, in Macedonia, la compagnia comandata da Canella, impegnata nella conquista della collina Monastir, cade in un'imboscata dei soldati bulgari. Durante questo frangente molti soldati perdono la vita e altri rimangono feriti, sembra anche Canella che viene preso dai nemici mentre è a terra in condizioni gravissime.
Poco dopo i soldati italiani riescono a ribaltare la situazione e così cercano i connazionali resi prigionieri. Nella lista, però, non risulta il comandante Canella, perciò il Ministero della guerra lo inserisce nella lista dei dispersi, avvertendo anche i familiari.
Undici anni dopo sulla testata "La Domenica del corriere" viene pubblicato un articolo dal titolo "Chi li ha visti?", è il 6 febbraio del 1927. Qui compare una foto di un uomo che si trova nel manicomio di Collegno dal 10 marzo del 1926 dopo che i Carabinieri lo hanno arrestato mentre vaga senza meta per Torino urlando e minacciando di uccidersi. L'uomo è sulla quarantina con la barba. Affetto da amnesia non sa chi è e cosa fa nella vita quotidiana. Ascoltati i medici ne risulta che a causa di un forte evento ha perso ogni ricordo ma nel parlare si comprende che è una persona ben istruita che durante il ricovero ha un comportamento molto buono. Così nell'istituto viene contrassegnato solo con il numero identificativo 44170.
La fotografia, però, non passa inosservata, la signora Canella riconosce in quelle sembianze suo marito. Vengono organizzati vari incontri e dopo quattro volte il signor 44170 afferma che da alcuni reconditi ricordi sembra che riconosca in quella donna sua moglie. Nel marzo del 1927 termina lo stato di latitanza ed il manicomio lo identifica come comandante Canella dato disperso nella guerra.
Finalmente lascia l'ospedale e torna a casa. Ovviamente l'evento viene pubblicato dai vari giornali. La Stampa, a tal proposito, scrive: "Un grido, un tremito, un abbraccio, la luce!"
Nessuno riesce ad avere la possibilità di un'intervista così da poter ricostruire i nove anni di latitanza.
La storia però non finisce qui. Infatti qualche giorno dopo arriva alla questura di Torino una lettera anonima dove si legge che in realtà quell'uomo non è il noto professore ma un'altra persona, cioè l'anarchico ricercato Mario Bruneri. A scrivere questo è la moglie Rosa Negro ed il figlio. Inoltre a suffragare tale ipotesi è anche una descrizione di una scheda della questura torinese dove corporatura e carattere combaciano alla perfezione. Bruneri è ricercato dal 1922 per appropriazione indebita. L'otto marzo il questore dispone l'arresto dello smemorato e viene prelevato da casa e condotto in questura per essere identificato. Il giorno seguente avviene il riconoscimento da parte di Rosa, del figlio Giuseppe, delle sorelle Maria e Matilda e del fratello Felice.
Inizia così una disputa tra la signora Canella e la famiglia Bruneri. Secondo la prima tutto quanto è una messa in scena montata ad arte dalla polizia secondo i secondi, è sempre una messa in scena però architettata dallo stesso Mario per non incorrere nella condanna. Si apre un caso giudiziario senza precedenti. Intanto le impronte digitali confermano che in realtà lo smemorato è il ricercato Bruneri, ma la famiglia Canella non ci crede .
Infine vengono fatti vari processi e nel frattempo lo smemorato vive insieme con la signora Giulia Canella con la quale ha tre figli che vengono registrati e riconosciuti in Brasile perché per lo Stato italiano non sono Canella in quanto disperso dal 1916.
Ad ogni processo il risultato è sempre lo stesso, lo smemorato è in realtà Mario Bruneri. Con l'ultimo processo, alla fine, quest'uomo viene incarcerato per scontare la condanna ma l'indomita Giulia Canella non si dà per vinta e con l'aiuto del capitano Giuseppe Parisi ed il sacerdote Germano Alberti fa un nuovo ricorso in Cassazione.
1937 con il definitivo ed ultimo processo 7 giudici più il presidente della commissione contro altri sette giudici, dichiarano che il signore in questione è Mario Bruneri al di là di ogni ragionevole dubbio.
Poichè Giulia ha convissuto parecchi anni con lui i giornali scandalistici, a questo punto, danno vita a miriadi di chiacchiere al punto da costringere la donna a trasferirsi in Brasile, dove lo smemorato viene registrato come Canella così come i suoi tre figli. La famiglia si stabilisce a Rio de Janeiro e lì poco dopo giunge anche Giulio. Qui riprende gli studi di filosofia e scrive una lettera a Pio XI con alcune sue riflessioni. In Brasile l'uomo trova una dimensione al punto che scrive numerosi saggi, collabora con svariati giornali e tiene varie conferenze.
La battaglia della signora Canella continua fino al 1977. Lei fino alla morte asserisce che quell'uomo è suo marito.
Di questa vicenda se ne interessa anche il cinema italiano e nel 1962 Totò nella commedia di Sergi Corbucci interpreta il ruolo dello smemorato.
Questa famosa storia ha anche una risonanza nell'ambiente scientifico. Infatti è uno dei primi casi dove le impronte digitali diventano prova schiacciante. Molti studiosi a seguito di questa vicenda, inoltre, hanno sottolineato l'importanza delle strategie di valutazione cognitiva sviluppate da Coppola, ancora oggi ritenute valide.
In campo letterario Luigi Pirandello si ispira questa storia quando scrive il dramma in tre atti, presentato per la prima volta a Milano nel 1930, "Come tu mi vuoi".
Nel 1984 Pasquale Festa Campanile ripropone il caso senza però mettere nessun finale.
Quattro anni dopo nel manicomio di Collegno viene organizzata una mostra dal titolo "Sconosciuto a me stesso" rifacendosi alla vicenda dello smemorato.
Per ultimo la trasmissione in onda sulla RAI "Chi l'ha visto" ripropone il caso nel 2009 affidando ai RIS la documentazione. Purtroppo nessun esito è venuto a galla per dipanare il mistero di questa vicenda.
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