Si intitola India. I volti del sacro. La donazione di Giacomo Mutti al Museo Nazionale d’Arte Orientale la mostra che rimarrà aperta al MNAOR-G. Tucci di Roma dall’ 8 giugno al 10 ottobre 2010. La curatrice Laura Giuliano (con cui hanno collaborato Giovanna Iacono e Anna Maria Fossa) presenta così l’evento:
«Gli oggetti esposti permettono di operare un confronto continuo tra le opere di provenienza “colta” e quelle di produzione popolare, relazione questa che è alla base dell’evoluzione della civiltà e dell’arte indiana. Inoltre offrono lo spunto per approfondire temi attuali e di grande interesse: l’arte, la religione, la vita di villaggio, la cosmologia e la cosmogonia, il vegetarianesimo e la non-violenza».
Caratteristiche, queste due ultime, della religione che viene presentata nell’ultima sezione della mostra: il Jainismo (o Giainismo), una religione coeva del Buddhismo ma tutt’ora praticata da un’elite (culturale ed economica) in India.
Il percorso espositivo è articolato infatti in tre sezioni: 1) il tempio, 2) il villaggio, 3) il Jainismo, religione della nonviolenza.
Ogni vetrina è destinata ad una particolare divinità del pantheon hindu e comprende tanto immagini di committenza “alta”, quanto raffigurazioni più popolari.
![Shiva androgino Ardhanarishvara, raffigurato con metà del corpo femminile e l'altra metà maschile (Bihar, XX secolo). “Lo spazio del sacro”: una mostra di arte indiana a Roma](http://m2.paperblog.com/i/3/35339/lo-spazio-del-sacro-una-mostra-di-arte-indian-L-3.jpeg)
Il Villaggio. Nella sala dedicata all’arte del villaggio sono esposti bronzi e dipinti collegati al mondo rurale e tribale, realtà simili ma non identiche. Qui, accanto alle rappresentazioni connesse al culto di Shiva e alla religiosità della Madre, già incontrate nella sezione precedente, compaiono immagini di divinità locali e raffigurazioni della cultura tribale.
Il Jainismo (o Giainismo) la religione indiana della nonviolenza che tanto influenzò il Mahatma Gandhi, ha avuto un importante ruolo nella società e nella cultura indiane.
Anche in questo caso opere di provenienza “colta” come i fogli manoscritti dal Kalpasutra (un testo che racconta le vite dei più grandi maestri del Jainismo) ed espressivi dipinti di gusto più immediato sono esposti gli uni accanto agli altri a dimostrare la complessità e la vivacità della cultura indiana.
Si prenderà spunto da questo ambito per trattare gli argomenti del libro e della scrittura in India e per illustrare i temi del vegetarianesimo e della non-violenza.
Aggiungo che quest’ultima sezione si presenta di particolare interesse perché sono assai rare, in Italia, le occasioni per ammirare l’arte Jainista.
(P.S. per leggere le didascalie alle opere presentate in questo post passate il cursore sopra le opere stesse. Per me è una semplice scelta estetica. Ma fatemi sapere se, per il futuro, preferite questa formula oppure le didascalie tradizionali).