Ansimavo leggera per il troppo caldo quando al semaforo si è fermata un’auto con due suore bianche. Dallo specchietto le osservavo, erano rimpicciolite rispetto a quel che era stato loro assegnato – e pallide. Una mosse la mano come a dire che qualcosa si era sistemato e l’altra tentennò. Un rosario oscillava al rilfesso del parabrezza , l’aria si muoveva su una lunga colata di cartame e del loro conversare mi arrivavano il silenzio e l’immagine riflessa, e io rispondevo con gli occhi e col silenzio, e in qualche modo tutto mio ero grata che esistesse una qualunque mattina d’estate fra le spire d’asfalto di Lucca, che io guidassi per caso in quella mattina, che ci fosse un cielo alto e appannato e nuvole ferme e persone che parlassero in quell’aria estiva.
Poi dietro di loro si è mosso qualcosa. Dapprima un’ombra, poi una mano roteò velocemente una membrana senza che capissi di cosa si trattasse. Vedevo tutto dallo specchietto. Aspettai. Qualcuno sul loro sedile posteriore teneva davanti a sé una pagina di giornale spiegata, ma non pareva leggere. All’improvviso abbassò il giornale oscillando velocemente a sinistra, dietro uno dei sedili. Aspettai ancora e alla fine una creatura velata apparve fra le due suore. Il volto era scuro e non ne distinsi i lineamenti. Si sporse in avanti fra i sedili, con leggerezza maligna, sollevò il capo ed ebbi l’impressione che fosse verso di me , che io avessi il ricordo ancestrale di una pelliccia sulla mia schiena, e che fosse irta ed elettrizzata. Devo anche aver visto che il semaforo era verde perché una fila di auto accanto alle nostre ha cominciato a scorrere ed io con loro e mentre sentivo montare la rabbia, una rabbia come succede ai pazzi, devo aver premuto forte l’acceleratore. La mia macchina è schizzata in avanti mentre un’altra stava girando a sinistra, tagliandomi la strada. L’ho evitata bestemmiando. L’auto dietro di me andava, era ridicolmente lenta e di nuovo pareva che dentro ci fossero solo due vecchie suore. Io però quando sono arrivata a casa ho fatto una doccia e ho contato tutti i lividi che avevo in corpo, come se avessi perso una battaglia.