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Lo specchio del lavoro

Creato il 13 febbraio 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Lo specchio del lavoroSiamo a metà febbraio, ormai ed alla kermesse più attesa dell'anno mancano pochissimi mesi. Si è detto e scritto di tutto sull'Expo, ma un dettaglio è passato, non dico sotto silenzio, ma in secondo piano: il lavoro.

L'Esposizione Universale, vinta da Milano nell'ormai lontano 2008, appare come la classica occasione irripetibile, specie in questi tempi di crisi, per dare una scossa al mondo del lavoro del capoluogo lombardo e forse, di tutta Italia; un'opportunità per chi, giovane o meno, vorrebbe misurarsi, lavorativamente parlando, con un evento di respiro internazionale. Tutte perfetto, sembrerebbe.

E invece, pochi giorni fa, il famoso cantante Frankie Hi Nrg, tramite la sua pagina Facebook, ha comunicato la sua decisione di abbandonare la funzione di ambasciatore dell'evento, in aperta polemica con gli organizzatori della manifestazione.

Il motivo: migliaia di ragazzi – si parla di almeno 18.500 persone – saranno chiamati a lavorare gratuitamente, sotto forma di volontari. E' inaccettabile – sostiene il cantante – che dopo gli appalti milionari, gli sprechi e gli scandali (fate una rapida ricerca su Google: "expo e corruzione" e otterrete decine di notizie al riguardo), si chieda, ora, a migliaia di giovani, di fare i volontari.

E tutte le grandi dichiarazioni sul rilancio dell'economia? Sull'occasione irrinunciabile per il mondo del lavoro? Per la verità, che fossero tutte favolette, era chiaro fin dall'inizio.

All'indomani della vittoria su Smirne, infatti, le promesse, come al solito, furono mirabolanti: sembrava che decine, no anzi, centinaia di migliaia di posti di lavoro stessero per riversarsi su Milano e sull'Italia intera. Dopo poche settimane, il tiro era già stato corretto al ribasso; poi ogni mese, ogni anno, le stime calavano, giù giù, fino ad arrivare agli odierni – forse – 20 mila posti di lavoro.

Sembra un film già visto, vero? L'approvazione di ogni nuova riforma del lavoro non è stata, sempre, accompagnata dalle dichiarazioni trionfalistiche di questo Premier o di quel Ministro del Lavoro, poi, clamorosamente smentite dai fatti? Prima riforme che promettono mari e monti, poi cruda realtà, infine precaricato sottopagato (quando è pagato) e poco tutelato: la storia dell'Expo sembra calzare a pannello sulle politiche del lavoro degli ultimi 20 anni.

Tant'è vero che, già nel luglio 2013, sindacati e Governo Letta raggiunsero un accordo di base, secondo cui la società Expo 2015 spa, gestore dell'evento, in deroga alle leggi vigenti, avrebbe potuto portare la quota degli stage (tetto massimo previsto: 10% della forza lavoro), al 60% della propria forza lavoro.

Nulla di cui sorprendersi: sono anni, ormai, che politici, di tutti gli schieramenti, fanno a gara a sostenere che la flexicurity è il massimo, che il posto fisso è noioso, che l'Articolo 18 è un residuato bellico; tutti a dirci, che dobbiamo ritenerci dei privilegiati se, in cambio della nostra fatica, del nostro impegno e del nostro ingegno, ci viene data la fantastica opportunità di lavorare un giorno sì, l'altro forse.

Certo, lavorare, anche gratis, per una manifestazione del genere (non sarebbe la prima volta che, per un grande evento, si ricorre ai volontari), è un'esperienza, sicuramente, unica ed importante.

Eppure, per quello che è stato detto e fatto per Expo (i fiumi di denaro, le deroghe alle leggi, gli appalti poco chiari), c'è il rischio – personalmente, la considero una certezza – che quella del volontariato sia, semplicemente, una scusa, per poter sfruttare della manodopera preparata ed entusiasta, a costo zero.

Nonostante le proteste e gli hashtag lanciati (il più famoso, al momento, è #io non lavoro gratis), infatti, sono in molti i ragazzi che hanno aderito all'iniziativa: alcuni attratti dall'idea di fare un'esperienza diversa dal solito; altri – chissà quanti – desiderosi di trasformare quell'esperienza in una riga in più sul loro curriculum.

Insomma, un evento, che sarebbe potuta essere un'occasione di sviluppo e crescita sociale ed economica, si sta trasformando nell'ennesima occasione persa all'italiana (promesse disattese, pessima spartizione della ricchezza, sprechi, corruzione, sfruttamento del lavoro precario, deroga alle leggi), specchio, fin troppo simile, della triste realtà del lavoro di oggi.

Danilo


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