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L'arte della lavorazione del vetro si chiama "ialurgia", e la lavorazione artistica di Murano è una delle eccellenze produttive del nostro Paese.
La storia del Vetro di Murano nasce ufficialmente nel 1291 quando si decretò che numerosissime le vetrerie presenti a Venezia e nel resto della Laguna Veneta, attive probabilmente già prima del mille, fossero trasferite tutte a Murano, composta oggi da sette isole minori, divise da canali e rii e collegate tra loro da ponti.
La decisione fu dovuta a motivi di sicurezza, dal momento che i forni dei laboratori erano spesso responsabili di disastrosi incendi, che divenivano particolarmente gravi perché all'epoca le costruzioni erano principalmente in legno. La scelta ricadde su Murano non solo per la sua posizione isolata al centro della Laguna ma vicina all'Arsenale, oltre al fatto che già allora l'industria vetraria vi era radicata da tempo.
Concentrare le vetrerie a Murano consentì poi alla Serenissima di controllarne meglio l'attività.
I mastri vetrai erano obbligati a vivere sull'isola e non potevano lasciare Venezia senza un permesso speciale.
I mastri vetrai ricoprivano una posizione sociale molto importante, tante che, unici fra i non nobili, potevano sposare figlie di patrizi. Così l'isola divenne presto un luogo dove abitare era ambito e prestigioso.
Tanto che la Repubblica di Venezia, in seguito a disordini avvenuti nel Maggior Consiglio di Murano, emanò un decreto che dichiarava cittadini muranesi solamente coloro i quali fossero nati nell'isola o avessero acquistato immobili nella stessa.
Nel 1602, il podestà Barbarigo, nel censire gli isolani, ricorse alla compilazione di un Libro d'Oro. L'iter per ottenere l'iscrizione non era né semplice né breve e infatti avveniva solamente mediante il consenso della Repubblica. Chi non risultava iscritto non poteva svolgere alcun tipo di lavoro in vetreria, non partecipava ai consigli e non usufruiva di tutti gli altri privilegi concessi ai cittadini muranesi.
Addentrandosi tra le tante botteghe artigiane che si affacciano sui canali, è facile scoprire i laboratori dove i mastri vetrai mostrano la loro arte al pubblico.
Il maestro vetraio viene assistito da due aiutanti chiamati servente e serventino. Essi sorreggono la lunga canna metallica sulla quale il maestro soffia per dare al vetro la forma desiderata, ma non solo, il servente ed il serventino manipolano a loro volta il vetro con gli attrezzi a loro disposizione, tra i quali sono essenziali la spatola ed una pinza chiamata borsella.
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