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Marvel Select n° 8-9 "Spidermen" di Bendis Pichelli Ponsor Brossurato Panini
E dopo l’epica figura di merda fatta con l’edizione italiana dei Turtles, che ho appioppato ad Italycomics quando invece è Panini, dando una seria picconata alla mia credibilità di blogger, torno a voi, stando un po’così, più sulle mie, più attento, con una "nuova" recensione e con l’ansia da prestazione.E per ingraziarmi di nuovo il pubblico, già contenuto (ma pochi ma buoni), torniamo a parlare dell’appena concluso team up dimensionale tra i due Spiderman dell’universo Marvel, di cui avevamo accennato qualcosa già all’uscita del primo numero.Come già accennato in quella occasione ribadiamo che, la miniserie di Bendis-Pichelli è un raccomandatissimo acquisto.La Pichelli disegna da Dio e solo per le tavole, questi due numeri due numeri di Marvel Select, spesa totale €6,30, valgono ogni centesimo,belle le anatomie, bello lo stile, pulito, lodevole la cura nelle espressioni dei personaggi, belle le inquadrature, geniali le geometire delle tavole (bentornato widescreen comics), sublime anche il lavoro ai colori fatto da Ponsor, insomma, questo fumetto anche senza un solo baloon, sarebbe da voto massimo con la lode.Persino la storia e godibile, basta non avere le aspettative di stare per leggere una pietra miliare, la sceneggiatura dell'odiato, fa il suo dovere e si lascia leggere abbastanza piacevolmente, come già detto l’altra volta, Bendis, quando scrive Spiderman, aggiunge nuovi orizzonti alla sua prolissità, ma ci si può stare, d’altronde l’Uomo Ragno stesso nella sua lunga carriera editoriale non è mai stato famoso per il suo mutismo, Spiderman non è esattamente Batman, quindi in questo contesto, la verbosità estrema dello scrittore non è nemmeno più di tanto fuori tema.Ho trovato carino il secondo volume perché decisamente verosimile, e adesso tento di spiegarvi la mia opinione senza spoilerare più di tanto il finale.Spidermen è esattamente tutto quello che non è Iron Man 3 (il film). Ovvero, noi nerd schiavi della continuity e della logica ad essa legata, abbiamo si apprezzato l’ultima fatica filmica di testa di ferro, ma non abbiamo potuto non chiederci come mai lo Shield, ed il resto degli Avengers, non si sia occupato per tempo del Mandarino e dei suoi bombaroli genetici, eppure lo Shield era una presenza-ombra costante nelle altre pellicole Marvel, vedi il primo Iron Man, o anche Thor, per non parlare di Captain America.Certo, se se ne fosse occupato lo Shield ed i Vendicatori, il film si sarebbe chiamato di nuovo Avengers e non Iron Man, ed inoltre sarebbe durato la metà.Però sarebbe stato sicuramente più verosimile.Il bello di questo team up, è la presenza costante alle spalle di Miles di Nick Fury e gli Ultimates come Guests Star, che forniscono supporto ai due tessiragnatele. occupandosi sin dalle prime pagine dello strappo dimensionale e dell'ospite inatteso.Ho trovato carino anche come Bendis ha ipotizzato l’incontro tra Peter Parker (616) e le versioni utlimates delle donne della sua vita: Zia May, Gwen, e MJ.Insomma il fumetto in ultima analisi non è niente male.Bendis tiene bene le redini, della storia, senza eccessivi slanci di stile, ok, ma nemmeno impantanandosi nel più bieco beat’em ‘up senza arte nè parte.Al contrario il finale decisamente lascia aperti spiragli per un seguito, e fa l'occhiolino ai tempi in cui la DC sfruttava i viaggi dimensionali per moltiplicare la versatilità delle storie e dei suoi personaggi.
Il voto finale è un bell’otto pieno, gran parte del quale però è da attribuire allo stupendo lavoro alle matite della nostra italiana Sara. E sappiamo tutti quanto ci serva qualche italiano/a di cui andare fieri ultimamente.Grazie Sara.Baci ai pupi. Ovviamente accattatevillo.
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