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Lo spirito dell'alveare

Creato il 10 aprile 2012 da Misterjamesford
Lo spirito dell'alveareRegia: Victor EriceOrigine: SpagnaAnno: 1973Durata: 97'
La trama (con parole mie):  siamo in Castiglia, nel pieno della Spagna rurale post-Guerra Civile. Ana e Isabel sono le due figlie di un ricco borghese che passa il suo tempo passeggiando in cerca di funghi e studiando le api e di sua moglie, che scrive lettere traboccanti malinconia ricordando anni che furono.Dopo aver assistito ad una proiezione del Frankenstein di James Whale, Ana rimarrà turbata e curiosa rispetto all'idea di un elemento "diverso" entrato nelle vite normali e dalla morte, cercando passo dopo passo di venire a capo dei suoi interrogativi escludendo la famiglia e la sorella, in modo da ritrovarsi sola di fronte al "mostro".
Lo spirito dell'alveare
Questo Free drink è per Ottimista.
Da molto tempo non mi capitava di assistere ad un film fuori dagli schemi come questo.Erice, stravagante autore spagnolo, pescando a piene mani da un immaginario che pare a metà strada tra la follia di Jodorowsky e dall'Haneke de Il nastro bianco, ha portato sugli schermi di casa Ford una favola oscura e rarefatta costruita sui tempi dilatati e le interpretazioni personali, domande sui massimi sistemi ed inquadrature fisse che paiono tutto tranne che statiche, complice il paesaggio mozzafiato della Spagna rurale che, se non fosse per le indicazioni di inizio pellicola, risulterebbe addirittura fuori dal Tempo.La vicenda di Isabel e - soprattutto - di Ana si inserisce da subito nel pieno dello spirito tutto seventies di ricerca di interiorità - quasi in opposizione a ciò che, ad oggi, ci viene propinato in sala con la maggior parte dei titoli distribuiti -, anticipando e di fatto ispirando la grande stagione del Cinema spagnolo che arriverà nei primi anni zero con pellicole quali Il labirinto del fauno, che di colpo paiono tutte clamorosamente debitrici di questa piccola perla.A partire da quello che sa di omaggio ad uno dei grandi Capolavori del Cinema - il Frankenstein di James Whale, regista che andrebbe completamente riscoperto, date la sua grandezza ed importanza -, Erice sposta il suo obiettivo sulle due piccole - e bravissime - protagoniste, pronte a reagire in due modi diametralmente opposti ad una visione che sconvolge entrambe: Isabel, forte delle sue neppure troppo celate crudeltà - agghiacciante la scena con il gatto - e dell'abilità a mentire, costruisce per se stessa - e soprattutto per la sorella - una sorta di spiegazione creata in realtà in modo da affrontare le sue fragilità prima di tutto, scoprendosi probabilmente più vulnerabile di quando non credesse - o non volesse far credere -, arrivando a mostrare in un passaggio fondamentale - il tentativo di riavvicinarsi ad Ana dopo la sua fuga, quasi un ribaltamento di quello che fu la sua morte simulata, altra scena memorabile - la necessità di specchiarsi nella reale forza della persona che ha di fronte, forza che lei per prima pare avere sottovalutato.Ana, dal canto suo, vive le domande scaturite dalla visione come un'elaborazione profondamente intima, che prende ispirazione dalla realtà quotidiana - la scuola, gli eccessi di Isabel, le passeggiate con il padre - per poi andare alla ricerca di una risposta che possa essere lei a dare, sentire sulla pelle e toccare con mano, dall'immagine del mostro alla libertà di una fuga, da un fungo schiacciato e letale ad un soldato Repubblicano in fuga aiutato come fosse lo stesso Frankenstein, braccato e minacciato dagli uomini del paese.E' proprio nell'episodio che lega la bambina all'uomo rifugiatosi nel casolare che si consuma uno degli interrogativi più importanti della pellicola: si dice che Erice abbia girato l'intero film come un monito rispetto alla Guerra Civile, che tenne la Spagna lontana dal Secondo Conflitto Mondiale senza preservarla da ferite profonde che, ancora oggi, possono segnare soprattutto gli artisti e gli uomini che l'hanno vissuta sulla pelle.A distanza di quasi quarant'anni, mi sento di affermare che il lavoro di Erice ha un respiro decisamente più ampio, legato alla crescita e alla formazione, ai traumi che possono segnarci da bambini e che vanno ben oltre un contesto storico o geografico, che possono ispirare senza dubbio, ma che originano riflessioni in grado di toccare generazioni anche diverse e lontane, come per il lavoro di Haneke citato poco fa.E' un film che va lasciato sedimentare, che pare passare oltre come il vento che batte la casa con il pozzo e che, al contrario, resta dentro, toccando corde che forse non tutti abbiamo il coraggio di suonare.Perchè ci sono i mostri, nascosti in quegli accordi. Gli spiriti.E non è detto che incontri di questo genere riescano sempre a riportarci a casa.
MrFord
"Quando mi sveglio cerco i miei sogni non li ritrovo piùnon apro gli occhi per chiamarti indietroe rivedere la mia fantasiaspirito liberosto contento quando mi parli dentrolibero Spiritosto contento quando mi balli dentro."Litfiba - "Spirito" -
 

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