Magazine Europa
Tappa del mio pomeriggio spagnolo di giovedì scorso, è stato lo Stadio Olimpico Llùis Companys, progettato dall’architetto Pere Domènech i Roura per l’Esposizione Internazionale del 1929, dedicato alla memoria del presidente della Generalidad de Cataluña che scontò la sua condanna a morte nel vicino Castello di Montjuic, condanna imposta dal Tribunale Militare del regime di Franco nel 1940.
L'accesso allo stadio è gratuito, ed avviene direttamente dal Paseo Olimpico.
La visita è però limitata ad settore ristretto, dove ci sono un paio di negozi di souvenir. Sulle transenne che separano dalla gradinata inferiore, delle immagini con delle didascalie, narrano la storia di questo stadio.
Avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi del 1936, che invece si tennero a Berlino. Al loro posto furono organizzate le Olimpiadi del Popolo, evento di protesta contro la scelta di Berlino come città ospitante.
Nel corso della sua storia vi si svolgeranno diversi eventi sportivi internazionali, ma dagli anni ’70 entrò completamente in disuso.
Fu restaurato e rinnovato dall’architetto italiano Vittorio Gregoretti in vista dei Giochi Olimpici del 1992, dove finalmente lo stadio poté essere inaugurato come tale.
Dal 25 luglio al 9 agosto vi si disputò la XXV olimpiade.
Barcellona accolse 9364 atleti provenienti da 172 nazioni.
Grandi modificazioni politiche accompagnarono quelle olimpiadi. L'ex Urss si presenta come Comunità degli Stati Indipendenti, prima olimpiade dopo la caduta del muro di Berlino, e con esso i regimi comunisti dell'est Europa.
Nuove nazioni si presentarono ai giochi catalani, sono la Slovenia e la Lituania. Anche il Sud Africa, caduto l'apartheid, torna dopo 28 anni di assenza. La Germania, in seguito alla caduta del muro, si presentò unita.
Eroi della manifestazione sono il ginnasta Vitali Scherbo, il nuotatore Alexander Popov, Carl Lewis che si riconfermerà campione nel lungo e Kevin Young che cancellerà il record di Moses.
Impresa della pallanuoto italiana, vittoriosa sui padroni di casa. L'ex URSS vincerà 45 ori, seguita dagli USA con 37, i 33 della Germania, 16 della Cina, 14 di Cuba.
Il 7 agosto del 1992, il mio amico Alessandro Lambruschini, dopo il quarto posto alle precedenti olimpiadi di Seul, corse la sua seconda finale olimpica. Purtroppo fu si nuovo quarto, come nell'88 a Seul.
Così scriveva il giorno seguente, sulla Gazzetta dello Sport, Cesare Fiumi, sotto il titolo:
Lambruschini prigioniero del Kenia
Birir e i suoi fratelli lo escludono dal podio dei 3000 siepi.
(...)
Quando al passaggio ai 2000 metri (5' 31"86) Birir ha allungato, le gambe di Lambruschini hanno preso ad andare per loro conto, non dove la testa implorava loro. Si e' sfilato per ultimo dai tre keniani, quando ormai Brahmi e Hanlon avevano gettato la spugna, ed e' sembrato una calamita che si smagnetizza, che perde attrazione. L' illusione di una medaglia di bronzo, di un finale in rimonta su Mutwol, e' durata fino al terz' ultimo ostacolo. Li' un inciampo da affaticamento, poi una ricaduta maldestra nella riviera, infine la barriera finale passata guardandosi alle spalle, in grado di difendersi bene ma non piu' di attaccare. Al traguardo lo sguardo desolato di chi, quattro anni dopo, conferma il quarto posto. E raddoppia la delusione. Le lacrime non trovano una chiusa, il ragazzo di Fucecchio ha le parole amare di chi avverte l' impotenza e non ha nulla di che pentirsi. "Non so parlare in questo momento. Sono troppo forti. Bisogna inchinarsi davanti a loro. Era impossibile fare meglio". Scoramento davanti all' ultima impresa dei Grandi Fratelli. Stessa sorte di Benvenuti: primo bianco, primo europeo.(...)
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