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Lo “stappo” e la rottura delle acque

Da Sgangerata

Da ignorante in materia, non che bellamente allergica al discorso per i miei primi trentanni, quel momento lì l’ho sempre e solo visto nei film.
Lo immaginavo così: Io a casa con il mio ragazzo che cammino persa tra chissà quali stanze; a un tratto quattro secchiate d’acqua escono da lì sotto allagando il pavimento, io ovviamente vestita elegantemente in gonna, grido: “Tesoooro si sono rotte le acque!”, il mio ragazzo già vestito nel giro di tre secondi mi scorta verso l’auto eccettera.

In realtà le cose andarono moooolto diversamente.

Una notte mi svegliai pensando “Cavolo questa incontinenza peggiora, domani sarò costretta a fregare un pannolone a mia nonna”.
Il mattino la situazione non era migliorata, chiamai mia mamma per lamentarmi telefonicamente della mia presunta incontinenza, la quale mi mise la pulce nell,’orecchio:”Ma non é che ti si sono rotte le acque?”
ed io con sicurezza : “No, non si  sono rotte esce poco liquido, nella scena di Senti di parla usciva a fiumi”.
Dopo alcune ore persi il famoso Tappo.
Questo essere oscuro che mi tornentava dall’inizio della gravidanza, quando componenti della gang millantavano la perdita di questo fatidico tappo ed io, da nerd del caso, pensavo solo che in paese ci fossero dei gravi problemi idraulici.
Sicché un giorno una buon’anima in camice rosa mi spiegò cosa fosse questo benedetto tappo.
Dicevamo.. quel pomeriggio, da lì… ci siamo capiti..lì sotto uscì una presenza misteriosa, uno skifidol (per la generazione ’80: ricordate lo skifidol?!)  non più verde cangiante ma scolorato.

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Skifidol

Sarà quello che ho perso in 2a elementare scolorito pensai, ma più che lo skifidol pareva il Pattafix: Avrei potuto incollare tutte le fotografie scattate nel 2014.

Ebbene sì, quello era il Tappo.

A quel punto la mia stolta consapevolezza cresceva: 2 indizi fanno una prova.
Contrazioni zero, epperò avevo stappato!
Chiamai Andrea che accorse subito, non perché fosse pronto, ma perché abitiamo in un appartamento di 60 mq.
“E’ meglio se andiamo all’ospedale” dissi perplessa.
“Proprio adesso che c’é la finale di Campions League?!”
Dopo venti minuti di insulti, salii in macchina e ci recammo con calma, estrema calma, all’ospedale,;suonammo in sala parto e dopo 45 minuti una signora piccolina ci aprì: “Maaangia questa mela” ehmm scusate…ho sbagliato favola.
“Credo di dover partorire” escalamai impettita come una giovane marmotta!
“Vedremo” rispose con aria di sfida fissando la mia pancia come un cacciatore in pensione fissa il fagiano zoppo a cui sparerà di lì a pochi secondi.
Dopo una breve visita la decisione fu presa: ricovero e induzione al parto.

Ma questa é tutta un’altra storia.


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