Nelle future cronache dei nostri tempi il discorso di Marina Berlusconi su Panorama dovrebbe tenere il posto della voce trasalente dal sangue dei vinti, come quella del sangue di Abele che chiama Dio a rendergli giustizia. La verità processuale è una ricostruzione probabilistica dei fatti, ovvero una finzione retorica, e qualora sia inficiata da fondati sospetti di vizio pregiudiziale o persecutorio diventa epitome di un sovvertimento dell’ordine civile, in altre parole i mascalzoni assurgono allo scranno dei giudici e gli uomini perbene siedono al banco degli imputati…con prevedibile risultato! Il caso Berlusconi non sarebbe nè il primo nè l’ultimo in cui la negligenza o la malizia della nostra casta togata ha reso colpevole l’innocente e innocente il colpevole, magari con la meschina complicità del potere inutile ma persuasivo di qualche redattore di testata. Manzoni ha insegnato a diffidare dai giudici e dai verdetti dati in tempo di isterie collettive, l’Italia è già un invisibile colonnato infame che solo un omertoso reset di memoria storica può vanamente tentare di cancellare. Ancora oggi si celebrano con fanatico sdegno e commozione i processi di Giordano Bruno e di Galileo al solo scopo di infangare la Santa Chiesa ma intanto non si compie lo stesso rito secolare, ad esempio, per i processi di Tortora o di Muccioli, col pretesto che la responsabilità di quegli iniqui giudizi ricade formalmente sullo Stato, che è inimputabile, invece che sui singoli colpevoli morali, a comprova dello status di privilegio e di impunità che compete ai magistrati nostrani.
(pubblicato dall’autore anche nella sezione Hyde Park Corner de Il Foglio.it, 14/07/11)