Lo storico Casarrubea querela il nipote di Giuliano

Creato il 24 agosto 2010 da Casarrubea

COMUNICATO STAMPA

Lo storico Giuseppe Casarrubea ha denunciato il nipote del bandito Salvatore Giuliano, Giuseppe Sciortino, figlio di Marianna Giuliano e di Pasquale ‘Pino’ Sciortino, membro della banda del monteleprino, condannato dai giudici di Viterbo all’ergastolo per la strage di Portella della Ginestra e per gli assalti armati contro le Camere del Lavoro e sedi comuniste di ben sei comuni della provincia di Palermo.

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Durante uno di questi attentati terroristici, avvenuto la sera del 22 giugno 1947, fu ucciso il padre dello storico, dirigente comunista della Camera del Lavoro di Partinico. In Appello, i giudici romani, in revisione della Sentenza del 3 maggio 1952, condannarono lo Sciortino alla pena di ventisei anni di reclusione.

Ecco i fatti: il 28 luglio 2010 alle ore 14,30, sintonizzandosi casualmente sul telegiornale di Tele Occidente, una emittente televisiva con sede a Montelepre, Casarrubea nota, con sconcerto, che il sign. Giuseppe Sciortino, figlio del defunto Pasquale ‘Pino’ Sciortino, cognato del bandito Salvatore Giuliano, e organizzatore degli assalti contro le sedi del Pci e del Sindacato dei Comuni di Partinico, Borgetto, San Giuseppe Jato, Monreale, Cinisi, Carini, avvenuti il 22 giugno 1947, sta rilasciando un’intervista alla stessa emittente dall’evidente carattere diffamatorio. Sciortino infatti afferma chiaramente quanto segue:

“D.: In tanti hanno scritto sulle vicende del banditismo e di Salvatore Giuliano che ne fu il protagonista. Tra i tanti Giuseppe Casarrubea che ha dato l’input alla Magistratura di riaprire un fascicolo.

R.: Ma vede, Casarrubea non è nuovo a queste, diciamo, trovate, a queste cose. Io penso che lui farebbe bene ad occuparsi della morte di suo padre piuttosto che della morte di mio zio. Lui si atteggia a vittima mentre in realtà né Giuliano né gli uomini di Giuliano hanno ucciso suo padre, perchè suo padre venne ucciso da un suo amico e compagno di partito all’interno della sede. Se lui vuole accertarsi di questa cosa faccia fare la riesumazione del cadavere di suo padre e si accorgerà che suo padre è morto con un colpo di pistola, non con un proiettile di mitra Beretta calibro 6,50”.

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Affermazione del tutto priva di fondamento, questa di Sciortino, contraddetta- spiega Casarrubea – da tutti gli atti prodotti delle autorità civili, militari e giudiziarie, oltre che dalla stampa del tempo, su quello che avvenne quella terribile sera. Forse  Sciortino non sa che i fatti di cui suo padre, assieme ad altri, fu protagonista, sono stati ricostruiti nei più minuti particolari da ben due sentenze, dagli atti di polizia giudiziaria dell’epoca, dalle perizie mediche e balistiche, dalle strutture ospedaliere, come il “Fatebenefratelli” di Palermo, che  ci dicono come andarono realmente le cose.

“Devo aggiungere – afferma lo storico – che all’indomani dell’intervista di Sciortino, mi sono recato nella sede di Teleoccidente, per ritirare una copia in DVD dell’intervista. All’uscita, mentre mi dirigevo verso la mia automobile, mi si è avvicinato Sciortino il quale mi ha rivolto parole offensive e minacciose”.

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“E’ inammissibile – conclude lo storico, autore di opere come Portella della Ginestra e Lupara Nera – che, a oltre sessant’anni da quei fatti, ci sia ancora qualcuno che abbia il coraggio di difendere, in modo aperto e spudorato, le attività terroristiche di uno squadrone armato che in sette anni ha causato la morte di centinaia di persone. Lo stravolgimento della verità sui fatti del 22 giugno 1947 è un atto offensivo e intollerabile per tutti coloro che credono nella legalità e nella democrazia”.

Il legale dello storico è l’avvocato di Partinico Francesco Tafarella del foro di Palermo.

Partinico, 24 agosto 2010


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