L’unico scrittore che ne aveva parlato in un romanzo era stato soltanto Manuel Vázquez Montalbán, nel suo Lo Strangolatore, pubblicato del 1995, un’opera poco riuscita pur essendo stata scritta da un famoso scrittore e che io stessa ho letto con noia a suo tempo.
Adesso, torna a parlarne William Landay e intitola il suo romanzo con lo stesso titolo del suo predecessore, Lo Strangolatore, ma ottiene tutt’altro risultato. Oltre a Albert DeSalvo, per narrare la sua visione romanzata della storia, Landay aggiunge i suoi personaggi principali, tre fratelli: Michael, Joe e Ricky Daley.
Tre uomini che hanno intrapreso scelte personali e professionali diverse, ma che restano pur sempre i membri di una stessa famiglia. Le loro vite si intrecciano alle vicende dello Strangolatore di Boston e alla realtà che si viveva in quel periodo. I fatti iniziano nel 1963, quando lo Strangolatore è già attivo in città e semina panico nella cittadinanza, ma anche nella polizia.
I fratelli Daley sono figli di un poliziotto e il crimine fa parte del loro DNA, in entrambi i sensi di marcia. Joe è il maggiore ed è quello che ha il nome del padre.Anche lui è un poliziotto dai modi duri con un debole per le scommesse, le belle donne e cavalli perdenti, ed è in rotta di collisione con il crimine organizzato. Michael, il mezzano, è un avvocato laureato ad Harvard alle dipendenze di un procuratore ambizioso che lavora al caso dello Strangolatore. Ricky, il più giovane dei tre fratelli, è uno scavezzacollo, che al senso di giustizia preferisce il ribaltamento della medaglia, ma è anche un esperto scassinatore, che può sempre tornare utile.
A indagare sul caso di quello che i giornali hanno ribattezzato “lo Strangolatore” sono: il commissario capo della omicidi, Brendan Conroy, insieme a Tom Hart, e, per la sezione del distretto, George Wansley, e il già citato Michael Daley.
Oltre alle forze di polizia, anche i giornali, a colpi di titoli, parlano dei delitti dello Strangolatore di Boston, un po’ come avviene oggi con le notizie di cronaca, e tra loro c’è Amy Ryan, giornalista innamorata del più giovane dei fratelli Daley.
In 500 pagine ricche di fermento vitale, elementi investigativi, dettagli, prove, ma anche tanti dubbi, Landay riesce a risolvere, a suo modo e forse parzialmente, il caso dello Strangolatore di Boston che ha atterrito la città, nota al mondo più per la sua opera criminale che per l’aspetto culturale o economico.
Lo stesso DeSalvo è protagonista di molte pagine, nelle quali emerge il suo carattere, il suo pensiero, parla e interagisce con la polizia, si fa interrogare ed è sempre pronto a raccontare gli omicidi così come dice di averli vissuti.
Le scene del crimine sono romanzate e descritte dettagliatamente, ma sono molto più interessanti che in un freddo manuale.
Torna anche alla mente del lettore il dubbio che non è stato mai chiarito su uno dei più intricati casi di cronaca.
È avvincente il romanzo di Landay che racconta ciò che non è mai stato detto sul caso che la polizia di Boston ha voluto archiviare troppo frettolosamente come risolto. Il dubbio è sempre rimasto fino all’arrivo di Landay.
Un bellissimo romanzo per chi ama approfondire le notizie di cronaca nera, che hanno saputo far storia e scuola al mondo investigativo per la battaglia, sempre aperta, contro il crimine.
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VOTO 10