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LO STRANIERO - Albert Camus

Creato il 10 maggio 2013 da Lalettricerampante
LO STRANIERO - Albert Camus
Lo straniero, un classico della letteratura contemporanea, sembra tradurre in immagini quel concetto dell’assurdo che Albert Camus andava allora delineando e che troverà teorizzazione nel coevo Il mito di Sisifo. Protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto – il processo e la condanna a morte – senza cercare giustificazioni, difese o menzogne. Come Sisifo, Meursault è un eroe “assurdo”: la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di essere e dì sentire. “È una verità ancora negativa”, ebbe a scrivere Camus in una prefazione per un’edizione americana dello Straniero, “senza la quale però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile”.
"Elisa, che stai facendo?" "Quello che faccio sempre, cara coscienza, recensisco un libro che ho letto." "Sì ma ti rendi conto di che libro è? Sei sicura di essere in grado di recensirlo? Cioè tu, che non hai mai letto letteratura francese e soprattutto che ti sei tenuta lontana da questo libro come (dal)la Peste perché ne hai sempre avuto paura, ora ti metti a recensirlo?" "Sì, cara coscienza, perché ci si può anche sbagliare. E quando ci si sbaglia sarebbe bene ammetterlo. Ma chi è la coscienza qui, io o tu?"
Ebbene sì. Sto cercando di recensire "Lo straniero" di Camus. Come mi succede spesso quando mi approccio verso romanzi considerati classici contemporanei (una definizione che mi fa sempre sorridere), la prima cosa che provo è una sorta di timore reverenziale, di soggezione. Non sono tanti i libri che me lo provocano. E quindi la mia coscienza si fa sentire, per avvisarmi che forse non sono esattamente la persona migliore per parlare di un libro come questo, perché non ne ho le competenze e forse nemmeno la capacità. E in parte ha anche ragione, perché su questo libro credo sia già stato detto di tutto, da persone molto più autorevoli di me che ne hanno dato una loro interpretazione. Però, magari se ne parlo anche io, lettrice comune, potrei riuscire in qualche modo a convincere anche i più timorosi a leggere questo romanzo. E' un libro che a me faceva paura e di cui ho rimandato la lettura per più di sei mesi. Accendevo l'e-reader, aprivo l'ebook, lo "sfogliavo" e poi lo richiudevo. "Non lo capirò". "Non mi trasmetterà nulla e farò la figura dell'imbecille perché dai più è considerato un capolavoro". Pensieri che mi giravano sempre in testa e che alla fine, pochi giorni fa, sono riuscita finalmente a zittire. Ho aperto il libro, senza rifletterci troppo, e ho iniziato a leggere.
E sono stata come  rapita da Meursault e dal suo mondo di indifferenza.
Un personaggio che vive senza lasciarsi influenzare dai sentimenti e dalle emozioni, che vive e basta, ignorando il mondo e facendo o non facendo le cose senza rimorsi e senza rimpianti. E' uno straniero, appunto. Uno straniero verso il mondo ma anche verso se stesso. La madre muore? Massì, chiediamo ferie, andiamo a seppellirla, torniamo a casa e il giorno dopo andiamo in spiaggia. Che c'è di male? Un mio amico picchia la compagna e mi chiede di testimoniare in suo favore il falso? Massì, facciamolo. Cammino sulla spiaggia, incontro un uomo che prima mi ha aggredito e vengo abbagliato dal riflesso del coltello che ha in tasca, gli sparo va. Un colpo. Due, tre, quattro... così siamo sicuri.  La cosa che sconvolge è che Meursault è consapevole di tutto quello che fa. Non ha alcun dilemma morale, tutto nella sua mente ha una logica, una logica che fila. Una logica che il mondo però non può capire. E quindi durante il processo per omicidio è un po' tutta la sua vita che viene processata: il suo non piangere di fronte alla madre morta, il suo andare in spiaggia il giorno dopo, l'aver testimoniato il falso per aiutare un amico, l'aver ucciso un uomo con quattro colpi di pistola anche se dopo il primo era già morto. Basterebbe una parola, un suo pentimento, un suo segno di resa per evitare la condanna capitale. Ma perché dovrebbe pentirsi se non è pentito?
E' un libro davvero strano, quasi alienante. Eppure non si riesce a trovare nella logica di Meursault qualcosa che non funziona. Non si può condividere, certo. Ma si comprende.
Per cui mettete da parte il vostro timore. Fregatevene se non leggendo la trama sulla quarta di copertina vi rendete conto di non sapere chi sia Sisifo. Non ascoltate la vostra coscienza quando cerca di convincervi che non è un libro per voi. E leggetelo. Poi rifletteteci un po'. Magari non avrete capito tutto, magari odierete a morte questo personaggio, magari alla fine non vi resterà assolutamente nulla, o magari diventerà il vostro romanzo preferito. In ogni caso, non avrete sprecato il vostro tempo.
("Allora coscienza? Ora non mi dici più nulla?")
"Non sapevo, prima, fino a qual punto i giorni possono essere lunghi e corti allo stesso tempo. Lunghi a vivere, senza dubbio, ma talmente distesi che finiscono per traboccare gli uni sugli altri"

Nota alla traduzione: è sicuramente una traduzione un po' antiquata, ma comunque credo sia molto efficace e ben fatta.
Titolo: Lo straniero
Autore: Albert Camus
Traduttore: Alberto Zevi
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2001
Editore: Bompiani
ISBN: 978-8845247460
Prezzo di copertina: 9 €
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