Siedo sul tram 9, direzione Torino Esposizioni. All’ultima fermata di Corso Vittorio Emanuele, prima che il mezzo giri in corso Massimo D’Azeglio, salgono alcune persone tra le quali un nonno 70enne e il nipotino di 8 o 9 anni. Tutti e due trovano subito posto a sedere sulla parte girevole del tram, quella che segue le curve. Quella che diverte tanto i bambini. Quella che piace tanto anche a me. Il nonno vorrebbe prendere sulle sue ginocchia il nipotino ma quest’ultimo, quasi a rivendicare la propria autonomia e indipendenza, decide di sedersi sul proprio sedile. L’anziano è tenerissimo, mette la sua manona sulla testa del nipotino e gli arruffa i capelli. Il piccolo cerca di divincolarsi, ma apprezza quel gesto d’affetto. L’anziano dice qualcosa al ragazzino, il quale apre lo zainetto e vi tira fuori un quotidiano e un libro. Chiude la zip, consegna il giornale al nonno e mantiene il libro per sè. Quasi all’unisono iniziano a leggere. Assorti, sembrano immersi nei loro rispettivi mondi: duramente reale quello dell’attempato signore, fantasticamente irreale quello del piccolo viaggiatore. Lontano milioni di anni luce dal posto in cui molti altri individui si trovano. Ammiro la capacità di estraniazione che alcune persone riescono ad avere. Li lascio concentrati nelle loro letture. Il tipico quotidiano di Torino per il nonno e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon per il nipote.
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